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Voi siete qui: Interviste » Almuerzo con Mauro Di Vito, storico dell’arte che ama il teatro

28 Dicembre 2010 Scritto da Saul Stucchi

Almuerzo con Mauro Di Vito, storico dell’arte che ama il teatro

almuerzo_DiVito_ante La prima volta che l’ho incontrato, Mauro Di Vito teneva in mano uno stelo di canna, probabilmente della specie Arundo donax, pianta comune dalla quale anticamente si ricavava un flessibile strumento per scrivere, antenato della nostra penna a sfera. La seconda, invece, impugnava una tavoletta digitale di ultima generazione, l’inconfondibile iPad. Se il lettore corresse alla conclusione che il giovane storico dell’arte abbia deciso di mettersi al pari coi tempi, commetterebbe un grossolano quanto ingeneroso errore di valutazione. Mauro Di Vito, infatti, già da tempo si muove con il massimo agio nel mondo della tecnologia più aggiornata. L’ho scoperto l’anno scorso leggendo il suo contributo al catalogo per la mostra sul San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci, prestato dal Louvre al Comune di Milano grazie all’intermediazione di ENI.

Dopo i ringraziamenti di rito, invitava “i lettori interessati a continuare il dialogo su Facebook”, come se quella fosse una prassi del tutto consueta e non un’iniziativa innovativa, dal sapore quasi provocatorio. Era stata proprio l’originale proposta, pensata per mantenere viva la discussione su un tema così ricco di spunti, a convincermi a chiedergli un’intervista, pubblicata poi su ALIBI.

Ho dovuto però attendere molti mesi prima di poterlo conoscere di persona, a metà dello scorso agosto, quando un altro San Giovanni Battista, questa volta del Caravaggio, (anche se Di Vito identifica il giovinetto protagonista della tela con il Buon Pastore piuttosto che con il suo Precursore) era esposto a Porto Ercole, come omaggio al grande pittore in occasione del quarto centenario della sua morte, avvenuta proprio sul litorale toscano. E lì nella chiesetta di Sant’Erasmo, osservando il giovane cicerone attorniato da visitatori ammutoliti per la curiosità e rapiti dal fascino dei suoi racconti, ho pensato che Mauro Di Vito fosse un attore nato.
almuerzo_DiVito_4
Così non sono rimasto sorpreso quando a tavola, nel corso del pranzo per questa intervista “almuerzo” che ha avuto luogo agli inizi di dicembre, lui stesso ha cominciato a raccontarmi dei suoi trascorsi teatrali, confermando in questo modo la mia prima impressione. Ancora bambino calcava già il palcoscenico e da adolescente ha frequentato la scuola di Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore. Al momento di compiere il passo decisivo che l’avrebbe portato a intraprendere la carriera d’attore, Mauro però non se l’è sentita di continuare e ha preferito proseguire il suo percorso formativo all’interno dell’università. Un percorso tutt’altro che lineare, ammetteva mentre mangiava lo stesso risotto ai fiori di zucca e scamorza che avevo scelto io, mentre lui in un primo momento aveva optato per un’insalatona. Attorno a noi i tavoli del ristorante Charleston erano occupati da professionisti in pausa pranzo e da qualche turista che aveva preferito evitare i chiassosi locali del vicino Corso Vittorio Emanuele. Il racconto di Mauro proseguiva con la confessione di ritenersi un provinciale, un pesce fuor d’acqua in metropoli come Milano e Londra, ma perfettamente a proprio agio in cittadelle del sapere a misura d’uomo come Pavia e Oxford e perennemente in bilico tra teoria e prassi. Non è infatti il classico topo da biblioteca: sa cucire, fare il pane in casa e molti altri lavori manuali.
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Mentre parlava, il mio commensale gesticolava mostrando l’anello che portava al mignolo. All’inaugurazione della mostra Donna allo specchio. Tiziano a Milano ne indossava diversi, decisamente più vistosi, per mostrare ai visitatori il diverso significato di ciascuno, servendosi di un ricco apparato iconografico caricato sull’iPad. L’anellino infilato al mignolo della mano sinistra – ha spiegato – qualifica la donna allo specchio come “single” non ancora sposata (“libera” si scrive oggi sui documenti d’identità). Per quanto riguarda il significato del quadro, vale la pena di citare un brano del suo saggio “Dama al restello”: un soggetto di genere, da Tiziano a Caravaggio, pubblicato nel catalogo della mostra in corso a Palazzo Marino (anche questa realizzata grazie a ENI): “Alla Donna allo specchio di Tiziano sono state date diverse letture, che focalizzano l’attenzione su livelli simbolici o “altri” rispetto a ciò che si vede ontologicamente. A nostro avviso questo tipo di raffigurazione allude primariamente e ab antiquo a una scena della vita di tutti i giorni, che rappresenta, lapalissianamente, una donna allo specchio”.
almuerzo_DiVito_2
Gli strumenti di ricerca devono essere una delle sue passioni: è stato compulsando il Thesaurus della lingua latina, per esempio, che ha scoperto che numerosi “indizi” raffigurati nelle tele del Caravaggio sono pertinenti alla sfera dell’epilessia, a cominciare dal verbasco. “Vivo di illuminazioni” mi ha detto, tenendo la forchetta a mezz’aria. Questa scoperta gli ha portato fortuna, consentendogli di muovere i primi passi nel mondo tutt’altro che incantato della storia dell’arte. almuerzo_DiVito_3Alcuni aneddoti relativi alle sue prime pubblicazioni e agli incontri fondamentali per la carriera sono stati l’occasione per parlare più in generale dell’università italiana (Mauro non ha nascosto la scarsa stima che nutre nei confronti degli studenti che in queste settimane ricorrono all’occupazione per manifestare il proprio dissenso verso la “riforma Gelmini”). Parlando dei saggi che scrive per i cataloghi delle mostre ha espresso la preferenza per articoli chiari e concisi. Solo a prima vista può sembrare una contraddizione con quanto aveva affermato qualche minuto prima, ovvero che lui stesso si impegna a utilizzare parole rare e desuete considerandole come pietre preziose. Su questo siamo d’accordo: l’italiano è una lingua molto ricca, quotidianamente bistrattata – purtroppo – da giornalisti e storici dell’arte (ma non solo). Al momento del caffè ci ha raggiunto la sua amica Valentina Crifò, co-autrice del saggio sopra citato. Con lei abbiamo allargato la piacevole discussione alla figura tutt’oggi “incombente” di Longhi e un momento dopo constatavamo con un misto di tristezza e rassegnazione quanto sia difficile emergere nel mondo accademico italiano. Quando ho lasciato Mauro all’ingresso di Palazzo Marino, mi è parso un Amleto che stesse per calcare il palcoscenico, con l’iPad al posto del teschio e mi è tornata alla mente la sua osservazione sulla grande considerazione in cui tenevano il teatro i Gesuiti. Avete tempo fino al 6 gennaio per non perdervi lo spettacolo.
Saul Stucchi

Ristorante Charleston
Piazza del Liberty 8
Milano
Tel. 02.798631
www.ristorantecharleston.it

2 risotti ai fiori di zucca e scamorza
2 acque minerali
3 caffè (di cui 2 macchiati)
2 coperti
Totale: 44,20 €

catalogo_tizianoDonna allo specchio
Tiziano a Milano

Dal 3 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011
Palazzo Marino, Sala Alessi
Milano

Catalogo: Skira

Orari: tutti i giorni 9.30-19.30 (ultimo ingresso alle 19.00);
giovedì e sabato 9.30-22.30 (ultimo ingresso alle 22.00)

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