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Voi siete qui: Arte » Alberto Casiraghy ospite della MicroMostra di ALIBI

7 Dicembre 2025

Alberto Casiraghy ospite della MicroMostra di ALIBI

Quando mi è venuta, l’idea della MicroMostra di ALIBI era decisamente più semplice ma anche più povera di come si sta dimostrando la sua concretizzazione, da sei mesi a questa parte. Consisteva nel trovare un artista disponibile a prestarmi una sua opera da appendere nel soggiorno di casa per un mese. Tutto qui, anche se allora non mi sembrava poco.

Fin dall’inaugurazione della prima MicroMostra, con l’esposizione dell’opera In cammino di Ilaria Demonti, io e l’editora di ALIBI abbiamo capito che la serata – dall’aperitivo alle chiacchierate tra gli ospiti – era altrettanto importante dell’opera stessa. Vale lo stesso principio delle biblioteche che ho compreso negli anni: una galleria, un museo, una biblioteca senza persone sono solo scatole vuote, anche se piene di capolavori.

Ottimo esempio di questa verità talmente lampante da venir spesso trascurata è stata l’inaugurazione di ieri sera, quando Alberto Casiraghy – che con me ha dialogato a ottobre alla Biblioteca Ostinata di Milano della sua triplice ostinazione di poeta, artista ed editore – ha appeso alla parete una sua opera al posto della fotografia Come Ansel Adams. Val Masino, Piana di Predarossa, 2024 di Marcello Francone (che ora trova posto sulla testiera del letto…).

Durante l’incontro milanese avevo individuato nella generosità una delle caratteristiche più rimarchevoli e identificative di Casiraghy e il regalo che ci ha portato ieri ne è stata l’ennesima conferma, nonché una piacevolissima sorpresa.

Alberto, infatti, ha portato alcune copie (di una tiratura di 16) di Vivere: un mio aforisma che l’aveva colpito durante una delle mie visite al suo laboratorio di Osnago, arricchito dagli ori di Luigi Mariani. Una preziosità bizantina che so di non meritare, ma che mi allarga il cuore di meraviglia, gratitudine e orgoglio. «Sapete che da cinquant’anni stampo questi piccoli libri e quando sento un pensiero che mi attrae lo segno e magari faccio come in questo caso…», ovvero lo stampa in raffinati libretti.

Un altro regalo è venuto da Massimo Monteleone che ha portato Arte, un aforisma di Jean Dubuffet stampato a mano (anzi: coi piedi, letteralmente, grazie a una pressa su cui esercita la forza del proprio peso, salendoci sopra) per i suoi Quaderni del tipografo.

Casiraghy ha raccontato agli ospiti presenti la genesi dell’opera che ha scelto per la MicroMostra di dicembre e poi ha letto degli aforismi, alcuni suoi, altri di un bambino di nome André (li pubblicherà a breve Carthusia con le illustrazioni di sua madre). Anni fa andò a trovarlo questa amica, insieme al suo bambino che «parlava per aforismi»: André aveva allora sette anni.

Ne trascrivo qui quattro, lasciando al lettore la libertà di individuare quali siano di Alberto e quali di André (ma non è poi così importante, vero?, visto che sono tutti bellissimi): «Cerco labirinti anche quando non ci sono», «Le barche di notte sembrano balene», «Forse ci vuole un fiore per indicare la via», «Tutti prima o poi piantano un sogno».

È stata l’occasione per parlare delle nuove generazioni, di creatività, di colori (il giallo dell’opera mi ha fatto pensare al fondo oro delle tavole senesi che hanno stregato lo scrittore Hisham Matar, e non solo lui…), di arte e di stampa a mano, di trasmissione del sapere e della curiosità.

PS: la MicroMostra di Alberto Casiraghy è visitabile su appuntamento.

Saul Stucchi
Foto di Enrico Giudicianni

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