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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Al Teatro Oscar Maria Eugenia D’Aquino è Ipazia e i suoi nemici

16 Marzo 2012

Al Teatro Oscar Maria Eugenia D’Aquino è Ipazia e i suoi nemici

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Al Museo Archeologico di Milano è allestita una piccola ma molto interessante mostra, intitolata Suoni silenti, che espone alcuni reperti della collezione permanente selezionati per raccontare ai visitatori l’universo musicale degli antichi Greci e Romani, di cui è giunta fino a noi soltanto una debolissima eco grazie a raffigurazioni su vasi, strumenti rinvenuti durante gli scavi archeologici e fonti letterarie. Un pannello didattico illustra il sistema scalare di Aristosseno, diventato quello musicale greco per antonomasia: “nella teoria musicale aristossenica, la scala di base era il tetracordo, una successione di quattro suoni, dei quali il più grave (hypáte) e il più acuto (mése) erano posti a un intervallo di quarta (due toni e un semitono)” e molto altro la cui comprensione per chi scrive queste righe – totalmente ignorante in fatto di musica – rimane piuttosto ardua.

Questa introduzione serve a collegare la mostra in questione allo spettacolo Ipazia. La nota più alta, fino a sabato 17 marzo in cartellone al Teatro Oscar di Milano. Io l’ho visto la sera dello stesso giorno in cui, per puro caso (ma il caso, si sa, non esiste: esistono invece rapporti oserei dire matematici tra gli avvenimenti, il cui collegamento ci sfugge solo a causa della nostra ignoranza del reale) ho visitato la mostra di cui sopra.
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Il titolo del monologo svela uno dei possibili significati del nome della scienziata alessandrina, barbaramente (è il caso di dire!) assassinata dai seguaci del vescovo Cirillo, insofferenti del suo insegnamento e della sua condotta di donna libera e pensante. “Monologo” in realtà è una definizione che sta troppo stretta al ruolo, anzi ai ruoli che Maria Eugenia D’Aquino impersona sul palco, a cominciare da quello di guida introduttrice, in una veste che molto ricorda quella in cui è immortalato Giordano Bruno in Campo dei Fiori. Questo e gli altri a seguire sono frammenti della storia di Ipazia, punti di vista (una sorta di Rashomon alla alessandrina) che concorrono a rievocarne la vicenda, ma dicono anche dell’eterogeneità delle fonti utilizzate dalla stessa attrice nella stesura del testo di cui Tommaso Urselli ha curato la drammaturgia, mentre l’attenta e “pulita” regia è affidata a Valentina Colorni. Il giovane Shalim, per esempio, viene dall’intenso libro di Adriano Petta e Antonino Colavito (edito da La Lepre). È lui a guidare la scienziata nei cunicoli della biblioteca rappresentata in scena con un reticolo di tubi a ricordare i rotoli che contenevano la sapienza degli antichi.

Un aspetto fondamentale dello spettacolo è la parte musicale, opera originale (con il titolo di Ai limiti dell’aria) di Maurizio Pisati: il suo Aristofane in Blue – Fantasia teatrale musicale sarà in scena allo stesso Teatro Oscar dal 21 al 31 marzo. E che cos’è la musica – domanda il padre a Ipazia – “se non il suono della matematica”?

La parte più divertente – ma anche la più terribile per la banale malvagità che manifesta – è quella del vescovo Cirillo che si esprime in un gramelot con molti debiti verso Dario Fo ma anche al monaco Salvatore de Il nome della rosa (quello della sinistra e indimenticabile esortazione “penitenziagite!“). La sua lingua artificiale mescola spagnolo, francese, latino e veneziano a toni più marcatamente meneghini che ricordano l’eloquio di Mariangela Melato. Tutti questi frammenti di vita e di visuali non sono altro che parti di quell’unità a cui tanto aspira la scienziata allieva di Plotino, nel suo desiderio di comprensione che è appunto ricomposizione del molteplice nell’Uno. E desiderio è da intendersi alla latina come rimpianto, nostalgia.
Saul Stucchi

Foto di Irene Magherini

Ipazia. La nota più alta – frammenti

Dall’8 al 17 marzo 2012

Ideazione: Maria Eugenia D’Aquino
Regia: Valentina Colorni
Drammaturgia: Tommaso Urselli
Con: Maria Eugenia D’Aquino
Musiche originali dal titolo Ai limiti dell’aria di Maurizio Pisati
Spazio scenico: Andrea Ricci
Disegno luci: Fulvio Michelazzi
Costumi: Mirella Salvischiani e Alessandro Aresu
Assistente alla regia: Claudia Galli
Tecnico: Emanuele Cavalcanti
Supporto scientifico: Tullia Norando, Paola Magnaghi – Politecnico di Milano – e Stefano Sandrelli

Teatro Oscar
Via Lattanzio 58
Milano (MM3 Lodi T.I.B.B.; tram 16 fermata Tito Livio – Lattanzio)

Informazioni:
tel. 02. 36503740
www.pacta.org

Orari spettacoli: dal martedì al sabato 21.00; domenica 17.00
Biglietto: intero 24 €; ridotto 18 €

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