Al Museo Archeologico di Milano è allestita una piccola ma molto interessante mostra, intitolata Suoni silenti, che espone alcuni reperti della collezione permanente selezionati per raccontare ai visitatori l’universo musicale degli antichi Greci e Romani, di cui è giunta fino a noi soltanto una debolissima eco grazie a raffigurazioni su vasi, strumenti rinvenuti durante gli scavi archeologici e fonti letterarie. Un pannello didattico illustra il sistema scalare di Aristosseno, diventato quello musicale greco per antonomasia: “nella teoria musicale aristossenica, la scala di base era il tetracordo, una successione di quattro suoni, dei quali il più grave (hypáte) e il più acuto (mése) erano posti a un intervallo di quarta (due toni e un semitono)” e molto altro la cui comprensione per chi scrive queste righe – totalmente ignorante in fatto di musica – rimane piuttosto ardua.
Questa introduzione serve a collegare la mostra in questione allo spettacolo Ipazia. La nota più alta, fino a sabato 17 marzo in cartellone al Teatro Oscar di Milano. Io l’ho visto la sera dello stesso giorno in cui, per puro caso (ma il caso, si sa, non esiste: esistono invece rapporti oserei dire matematici tra gli avvenimenti, il cui collegamento ci sfugge solo a causa della nostra ignoranza del reale) ho visitato la mostra di cui sopra.
Il titolo del monologo svela uno dei possibili significati del nome della scienziata alessandrina, barbaramente (è il caso di dire!) assassinata dai seguaci del vescovo Cirillo, insofferenti del suo insegnamento e della sua condotta di donna libera e pensante. “Monologo” in realtà è una definizione che sta troppo stretta al ruolo, anzi ai ruoli che Maria Eugenia D’Aquino impersona sul palco, a cominciare da quello di guida introduttrice, in una veste che molto ricorda quella in cui è immortalato Giordano Bruno in Campo dei Fiori. Questo e gli altri a seguire sono frammenti della storia di Ipazia, punti di vista (una sorta di Rashomon alla alessandrina) che concorrono a rievocarne la vicenda, ma dicono anche dell’eterogeneità delle fonti utilizzate dalla stessa attrice nella stesura del testo di cui Tommaso Urselli ha curato la drammaturgia, mentre l’attenta e “pulita” regia è affidata a Valentina Colorni. Il giovane Shalim, per esempio, viene dall’intenso libro di Adriano Petta e Antonino Colavito (edito da La Lepre). È lui a guidare la scienziata nei cunicoli della biblioteca rappresentata in scena con un reticolo di tubi a ricordare i rotoli che contenevano la sapienza degli antichi.
Un aspetto fondamentale dello spettacolo è la parte musicale, opera originale (con il titolo di Ai limiti dell’aria) di Maurizio Pisati: il suo Aristofane in Blue – Fantasia teatrale musicale sarà in scena allo stesso Teatro Oscar dal 21 al 31 marzo. E che cos’è la musica – domanda il padre a Ipazia – “se non il suono della matematica”?
La parte più divertente – ma anche la più terribile per la banale malvagità che manifesta – è quella del vescovo Cirillo che si esprime in un gramelot con molti debiti verso Dario Fo ma anche al monaco Salvatore de Il nome della rosa (quello della sinistra e indimenticabile esortazione “penitenziagite!“). La sua lingua artificiale mescola spagnolo, francese, latino e veneziano a toni più marcatamente meneghini che ricordano l’eloquio di Mariangela Melato. Tutti questi frammenti di vita e di visuali non sono altro che parti di quell’unità a cui tanto aspira la scienziata allieva di Plotino, nel suo desiderio di comprensione che è appunto ricomposizione del molteplice nell’Uno. E desiderio è da intendersi alla latina come rimpianto, nostalgia.
Saul Stucchi
Foto di Irene Magherini
Ipazia. La nota più alta – frammenti
Dall’8 al 17 marzo 2012
Ideazione: Maria Eugenia D’Aquino
Regia: Valentina Colorni
Drammaturgia: Tommaso Urselli
Con: Maria Eugenia D’Aquino
Musiche originali dal titolo Ai limiti dell’aria di Maurizio Pisati
Spazio scenico: Andrea Ricci
Disegno luci: Fulvio Michelazzi
Costumi: Mirella Salvischiani e Alessandro Aresu
Assistente alla regia: Claudia Galli
Tecnico: Emanuele Cavalcanti
Supporto scientifico: Tullia Norando, Paola Magnaghi – Politecnico di Milano – e Stefano Sandrelli
Teatro Oscar
Via Lattanzio 58
Milano (MM3 Lodi T.I.B.B.; tram 16 fermata Tito Livio – Lattanzio)
Informazioni:
tel. 02. 36503740
www.pacta.org
Orari spettacoli: dal martedì al sabato 21.00; domenica 17.00
Biglietto: intero 24 €; ridotto 18 €