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Voi siete qui: Biblioteca » Moni Ovadia riscalda la notte di Calasetta con lo humor chassidico

7 Agosto 2011

Moni Ovadia riscalda la notte di Calasetta con lo humor chassidico

Ovadia_1
Sotto la Torre di Calasetta è stata una lotta contro il vento, insolitamente freddo, che ha accomunato Moni Ovadia e il pubblico venuto ad ascoltarlo sull’isola (Sant’Antioco) dell’Isola. I racconti di Moni hanno saputo scaldare l’atmosfera e alla fine dello spettacolo – Il registro dei peccati – gli applausi sono stati altrettanto calorosi. Avevo già visto lo spettacolo qualche mese fa a Milano, ma questa serata la conserverò nella memoria per l’unicità dello scenario mediterraneo e per l’opportunità che ho avuto di incontrare l’attore-scrittore poco prima della rappresentazione.

Moni ha esordito “parlando di corda in casa dell’impiccato”, come ha riconosciuto lui stesso, dichiarando il turismo come la metastasi del viaggiare. A questo punto, ha detto, non rimane che l’opzione del viaggio statico, fatto solo di parole. E solo di parole è stato il viaggio in cui ci ha accompagnato nel mondo scomparso delle comunità ebraiche dell’Europa centro-orientale, lo stesso immortalato e “cantato” da Chagall. I suoi rabbini davvero si libravano tra cielo e terra, grazie a una spiritualità coloratissima a dispetto del grigiore dei loro vestiti. Quella ricchezza era frutto dell’esilio ed è invece appassita nello stato-nazione di Israele. Come altrimenti spiegare il fatto che la stragrande maggioranza dei comici statunitensi abbia origini ebraiche dell’Europa centrale e orientale, mentre Israele non sappia esprimere un comico di livello internazionale? Dei primi non è il fatto di essere ebrei a renderli così portati all’umorismo, ma l’esperienza dell’esilio, smentendo così – senza saperlo – quello che diceva a un amico un giornalista seduto davanti a me, parlando di “umorismo innato negli ebrei”. No, niente di tutto questo, anzi il contrario di questo: non sta nel DNA la verve comica!
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E le parole – molto nette – di Ovadia contro il nazionalismo e la religione della patria sono le stesse che la sera prima aveva pronunciato, altrettanto chiaramente, lo scrittore greco Petros Markaris. Essere un popolo significa qualcosa di diverso – di più – che semplicemente insediarsi in un territorio e prenderne possesso. Siamo tutti stranieri ha ricordato Moni, citando un passo del Levitico (25, 23), in cui Dio stesso pronuncia parole inequivocabili: “mia è la terra e voi siete presso di me come ospiti e inquilini”.

Per quanto riguarda la religione, poi, Dio è altrettanto chiaro, quando, attraverso la bocca del profeta Isaia, fa sapere agli uomini che di sacrifici, riti e altre sceneggiate non gliene importa proprio nulla, anzi ne è infastidito (1, 16-17): Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”. Ecco: è la giustizia sociale a interessare Dio.
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Soltanto i “baciapile”, come li chiama Ovadia, potrebbero giudicare irriverenti le sue parole. Tutto quello che dice, infatti, trova conforto nelle pagine della Bibbia (ebraica, ovviamente, ma non mancano i riferimenti al canone cristiano), nelle interpretazioni talmudiche più raffinate e nei racconti chassidici più originali. Come quello che vorrebbe la creazione dell’uomo dovuta al piacere di Dio di sentir raccontare delle storie. E gli Ebrei, “colonizzatori del cielo” (per l’Ovadia agnostico) e popolo eletto “per sfiga” (“siamo i più abbietti e sfigati, per questo Dio ci ha eletto a suo popolo”) erano maestri nel raccontare storie e storie di storie.

Anche i chassidim sapevano raccontare e cantare. Noi invece abbiamo perso queste capacità, così come non sappiamo più apprezzare il silenzio, ha detto Moni indicando il baccano che proveniva dalla sottostante spiaggia di Calasetta. Ma la sua voce, quando ha intonato un canto, ha saputo “cancellare” il frastuono e rapire il pubblico, intabarrato contro il vento. Che bello spettacolo Il registro dei peccati! Il più grave l’hanno commesso quelli che non l’hanno visto!
Saul Stucchi

Venerdì 5 agosto ore 21.30
Il registro dei peccati
Spettacolo di e con Moni Ovadia
Promo Music Produzione
Biglietto: 12 €

Organizzazione
Associazione Prohairesis

Piazza Marghinotti 1
Cagliari

Direzione artistica
Saverio G. Gaeta

Informazioni:
Prohairesis
www.prohairesis.com

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