Come si mangia un elefante? Un boccone alla volta. Il proverbio africano – lo ricordo citato dal protagonista del bel film “Il ritratto del duca” di Roger Michell che con queste parole si rivolgeva alla moglie per sostenere la bontà della propria campagna contro un avversario tanto più grande di lui: il governo britannico che faceva pagare il canone della TV anche ai pensionati e alle vedove di guerra – mi sembra calzi a pennello per l’impresa a cui mi accingo in questo primo gennaio dell’anno 2023.
Accantonata la tradizionale riflessione sui buoni propositi per l’anno nuovo, anche per la frustrazione provocata dalla verifica di quelli pensati per il 2022 (ne avevo scritto dodici mesi fa in “Dieci buoni propositi per l’anno nuovo”), preferisco concentrarmi su una nuova sfida: altrettanto impegnativa, ma forse – hoc est in votis – di maggiore soddisfazione. Parlo della lettura dell’intera opera “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust.

Oggi ho iniziato il primo dei sette libri in cui si articola, ovvero “Dalla parte di Swann”, pubblicato giusto centodieci anni fa. Nell’edizione degli Oscar Mondadori, con la traduzione di Giovanni Raboni, il libro conta 440 pagine di testo (più decine di altre tra introduzione, cronologia, bibliografia e nota introduttiva, con una coda dedicata all’argomento del volume). La mia intenzione è di leggerne quindici al giorno, in modo da finirlo in un mese, per poi passare a febbraio al secondo libro, “All’ombra delle fanciulle in fiore” e così via fino a luglio.
Ho già capito che non sarà facile. Non che mi spaventino l’ampio periodare e la complessa architettura (una delle mie opere preferite in assoluto è la tetralogia di “Giuseppe e i suoi fratelli” di Thomas Mann: v’invito solo a leggerne le prime due pagine: poi mi direte…), ma ci vorrà tempo per trovare il ritmo di lettura giusto e la concentrazione necessaria per comprendere e gustare al meglio questo monumento della letteratura. Senza smarrirmi nella folla dei personaggi che vi abitano né spaventarmi davanti alle parole che non conosco, come vetiveria e trasvertebrazione.
Si vedrà. Per ora mi sono divertito a leggere il celebre incipit – “Longtemps, je me suis couché de bonne heure”, ovvero “A lungo, mi sono coricato di buonora”, nella traduzione di Raboni – alle tre e mezza di notte, al ritorno dal cenone di capodanno. Dopo antipasti vari e torte salate, ravioli alla zucca, polenta e baccalà mantecato alla vicentina, lenticchie e cotechino, mi sono mangiato un boccone di elefante. Altro che madeleine!
Saul Stucchi
Marcel Proust
Alla ricerca del tempo perduto
I. Dalla parte di Swann
Traduzione di Giovanni Raboni
A cura di Luciano De Maria
Oscar Mondadori