Con il consenso dell’autore, pubblichiamo alcune poesie di viaggio di Giovanni Granatelli (Catania, 1965), di cui l’editore Nardini ha pubblicato quest’anno “Spostamenti. Prose e racconti”.
Ritorno a Urbino
Una lunga boccata
di sollievo e bellezza,
dentro il palazzo magnifico
voluto da voglie
luminose e crudeli
– intorno alle mura.
Le strane bestie parlanti,
le formiche affannate
che non trovano pace
resistono anche
rimirando miraggi.
Le colline raccontano
di mani e di voci
in equilibrio sui giorni.
Notte ad Arles
Scampata ad agguati
(ordini rauchi
di demoni in pattuglia,
altre lugubri sinossi)
si srotola lenta,
scivola in silenzio
dentro l’antica topografia
e offre accoglienza
allo sciame dei molti
più diversi racconti
qui di passaggio
– ciascuno con il proprio
residuo ineludibile,
luccichìo incancellabile.
Sul ponte di Regensburg
Stemperata
in una musica più quieta
brucia ancora le palpebre
l’attesa inossidabile
quella che sembra
tenere sotto tiro
l’altra estremità,
supporre apparizioni
di figure o di bagliori
ma sfiora e oltrepassa
tutti gli elementi
del fiabesco panorama,
buca e attraversa
le nuvole e le torri,
rimane programmata
per mirare l’impossibile.
Fondamenta della Misericordia
Concede pochi dubbi
il gabbiano dominante
sulla manna delle briciole,
ruotando il suo potere
taglia un vuoto circolare,
espelle i già arrivati,
mette in scena rasoterra
una replica esemplare:
filigrana di reliquie
lucidate con ferocia,
catalogo dei torti
per la gloria degli stili
e la nomina del luogo
una favola rafferma.
A Bruges
Alberi e acqua
per sfamare il presente,
questo friabile
accorato disordine
oscura sequenza
di obliqui ideogrammi.
Perlustro i canali
le glosse di ombra
la musica antica
trascritta da solidi
incantanti edifici.
Composta bellezza
e quello che fa:
raddoppia veloce
il peso specifico
di ogni domanda
– metà le rilancia.
Cosa devo rispondere?
Forse l’unica ipotesi
tuttora possibile
è il gesto meccanico
del braccio nell’aria
che prova a strappare
un lembo di stoffa
dal segno ossidato
di un ordine azzurro.
(da “Musica questuante”, Nino Aragno Editore)
Monte degli Ulivi
Dal fianco del colle
dove si appoggiano
con la mano sinistra
sassi su pietre
proietta se stessa
la città incandescente.
Vaghiamo in silenzio,
fra gli strati di nomi
revocati nei secoli,
marchiati qui sopra
da visioni e da febbri –
fino a che i suoni
dispersi nell’aria
forse decretano
che il tempo è scaduto.
Ridiscendono in fretta
gli ospiti estranei:
verso il presente
sminuzzato nei vicoli
(da “Sillabe di un appello”, Edizioni Medusa)
Giovanni Granatelli