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Alibi Online

Voi siete qui: Europa » Il viaggio in Provenza di Marco Grassano fa tappa ad Arles

29 Agosto 2020

Il viaggio in Provenza di Marco Grassano fa tappa ad Arles

Seconda parte del reportage di Marco Grassano sulla Provenza.

Partiamo per Arles sotto un bel cielo turchino. Marmoree nubi bianche, lievi come acquerelli, indugiano pigre a nord. Usciamo dalla Statale di fronte al tratto residuo dell’Acquedotto romano: basso, massiccio, chiaro, ancora perfettamente commesso, tanto che, dapprincipio, lo scambio per il rilevato della ferrovia. Sarebbe sicuramente in grado di funzionare tuttora, non vi avessero aperto varchi criminali per dare passaggio alle strade che da qui si diramano.

il ponte dipinto da Van Gogh

Costeggiamo il Rodano, minutamente increspato di piccole onde tremolanti. Svoltiamo verso il centro città. Tentiamo alcune strette vie a senso unico, fino a raggiungere un esiguo parcheggio nei pressi del ponte la cui scalinata in pietra calcarea fu dipinta da Van Gogh. Ai suoi piedi, una scialba riproduzione in maiolica si sforza invano di rendere la celebre tela.

Un giro in libreria

Alta sull’angolo di Rue Giraud, una madonnina sembra ammiccare benevola ai passanti. Poco oltre, un balcone dalla complessa ringhiera in ferro battuto. Ci affacciamo su cortili di tutto sasso. Nelle pareti, brevi volte arcuate e colonnette ornamentali. Vasi di fiori e piante di limoni dispiegano rasserenanti cromatismi: verde, rosso, rosa, oro. Ogni tanto, qualche albero getta in su, al di sopra del muro di cinta, la profusione festosa delle proprie corolle.

Entriamo nella libreria Actes Sud, collegata, dall’interno, a un ristorante: abbinamento avanguardistico tra cibo e cultura. Sfoglio un po’ di volumi. Alla fine, acquisto le Oeuvres Complètes di Baudelaire, in edizione tascabile Robert Laffont, L’usage du monde di Nicolas Bouvier, Aspects de la Provence di James Pope-Hennessy.

Torniamo fuori. La luce ha principiato a velarsi di nuvole umidicce. Fatte poche decine di metri, sfociamo in Place du Forum, incorniciata da vetusti platani e piena di turisti, che affollano bar e ristorantini ignorando completamente la solida, barbuta statua di Frédéric Mistral. Il poeta premio Nobel, da sotto l’ala del suo ampio cappello felibriste, scruta verso nord, volgendo le spalle alle due colonne e al frammento di frontone che avanzano del tempio romano.

Statua di Frédéric Mistral ad Arles

Proseguiamo lungo le vie. Costeggiamo muri grigi, rigati, aspramente incisi da un vento che, nei suoi giorni, deve graffiare qui con una violenza per noi inusuale. Inserite con disinvoltura tra gruppi di case comuni, sorgono le Terme di Costantino. Non ci attraggono particolarmente, e in ogni modo sono chiuse.

César l’Arménien

Percorriamo Rue du 4 Septembre, scattando istantanee ai particolari e agli scorci che ci paiono più suggestivi. Al numero 20 della via, sulla sinistra, subito dopo la chiesa di Saint Julien, una curiosa vetrina – con la grande insegna “César”, dipinta in verde su sfondo rosso – attrae la nostra attenzione. È interamente tappezzata da ritagli di riviste: foto di famosi attori del cinema americano (Clark Gable, Charles Bronson, Marlon Brando) in abiti di scena messicani o western. Incollati tra un’immagine e l’altra, cartoncini con inscritti aforismi che esprimono una minuta e saggia filosofia di vita:

“Ci vuole tempo per far accettare una nuova idea, soprattutto quando è giusta”. “Il fatto di non essere sempre come tutti gli altri non porta necessariamente all’eccentricità”. “Non è mai troppo tardi per fare bene”. “Dalla discussione scaturisce la luce”. “Evitate la trappola della facilità”. “Non c’è soltanto il sesso, nella vita, c’è anche l’umorismo”. “L’amicizia non ha prezzo, la Pura Verità nemmeno”. “Tutto arriva per chi sa aspettare”. “Un giorno o l’altro le idee giuste si imporranno”. “Vivere giovani, vivere meglio: l’amore fino a 80 anni?”. “Tutte le verità sono buone da dire”. “La bellezza non ha età”.

Tra le altre fotografie, alcune in cui compare un uomo munito di baffi, sombrero tondo e tenuta paisana di tela, ripreso in bianco e nero o a colori, a diverse età. “Ma chi è, questo, Pancho Villa?” chiedo ad alta voce, e rimango paralizzato dalla sorpresa quando, sollevando gli occhi, mi ritrovo la stessa persona in carne e ossa, appoggiata allo stipite del negozio, con indosso un versicolore zucchetto orientale e una maglia di lana sull’abito bianco.

César l'Arménien ad Arles

Parla con accento sonoro, mediterraneo. “Di dove siete? Spagnoli?”. “No, italiani”. “Vi piace il cinema?”. “Certo, è una delle forme di arte più efficaci, perché può coniugare immagini, suoni e parole”. “C’era un grande attore italiano, che ha fatto film di vario filone, ma sempre recitando da maestro: Gian Maria Volonté”. “Sì, ha cominciato con i cosiddetti ‘spaghetti western’, poi è passato a un genere decisamente più impegnato”. “Ha fatto Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, poi Il caso Mattei”.

“Se non ricordo male, è morto in Grecia, alla fine delle riprese dell’ultimo lungometraggio…”. “Ma come si pronuncia esattamente? Volònte o Volonté?”. “Volonté: è un cognome francese…”. “Ah, perché non ero sicuro…”. “Lei è davvero messicano?”. “No, sono armeno, ma vivo qui da tanti anni.”. “Come Charles Aznavour, allora. E quanti anni ha?”. “Quanti me ne date?”. “Mah, sessantacinque, direi…”. “Ne ho ottantatré, e la mia salute è ottima, anche perché ci sono due veleni che non prendo: l’alcol e il tabacco”. “Ha ben ragione… Senta, possiamo farle una foto?”. “Sì, un attimo”.

Rientra, si leva il maglione, sostituisce il copricapo levantino con un cappello messicano di paglia e compare agghindato come nelle istantanee esposte. Lo immortaliamo anche noi, per il nostro archivio personale; poi ci accomiatiamo da lui con una calorosa stretta di mano.

Mentre parlava, mi ha toccato di compassione il suo sforzo per apparire giovane, tingendosi i capelli, coprendosi le parti calve, sorridendo coi denti posticci. Ma il suo sguardo è cordiale, luminoso, allegro, quello di un uomo che ha attraversato le proprie tribolazioni senza farsene schiacciare. César l’Arménien rientra tra le persone che meritano di essere incluse nella galleria dei ricordi particolari, estratti e salvati dal continuo, inesorabile scorrere via di volti e di figure.

Seconda parte – segue.

Marco Grassano
Foto di Marco ed Ester M. Grassano

Didascalie:

  • Il ponte di Arles dipinto da Van Gogh
  • Statua di Frédéric Mistral
  • César l’Arménien
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