Il breve viaggio in Polonia di Laura Baldo, dopo le tappe a Varsavia e Poznań, si conclude a Danzica.
Un tempo parte della Lega Anseatica, governata dai Cavalieri Teutonici e, in seguito, a fasi alterne, dal Regno di Polonia e da quello di Prussia, Città Libera tra le due guerre, occupata dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, poi passata definitivamente alla Polonia, Danzica ha una storia molto travagliata. Questo si riflette nella sua architettura e nella sua cultura, con influenze tedesche, polacche, nordiche e, soprattutto, olandesi, che la rendono unica e molto affascinante.

Il viaggio da Poznań dura circa tre ore e mezza, su un intercity sovraffollato, rovente e privo di aria condizionata. Dopo Varsavia, dove tutto era pulito, in ordine e ben segnalato, il centro di Danzica sembra un altro mondo. Per uscire dalla stazione c’è un lunghissimo sottopassaggio trasandato e semibuio; i marciapiedi e le strade lastricate sono pieni di buche, e passarci col trolley è uno strazio; le indicazioni sono difficili da trovare.
La fiera di San Domenico
Quando raggiungo l’hotel è ormai primo pomeriggio ed esco subito per dirigermi verso il fiume Motława, il principale canale che attraversa il centro storico. Dal momento che al traghetto che devo prendere manca ancora tempo, ne approfitto per fare un giro veloce.
La città è piena di gente, soprattutto turisti. In questi giorni – inizio agosto – c’è la fiera annuale di San Domenico, la fiera più antica e importante della Polonia, che richiama una marea di persone, locali e stranieri. In giro ci sono moltissime bancarelle di cianfrusaglie, artigianato, cose da mangiare e venditori di palloncini.
Il cielo è grigio, l’umidità intorno al 90%, tanto che si fatica a respirare, e dopo un po’ inizia a piovere. In pochi minuti le buche nella strada si trasformano in laghetti, costringendo la gente a fare lo slalom. Mi accorgo anche che appena girato l’angolo delle vie più frequentate si trovano vicoli ed edifici parecchio trascurati, serrande arrugginite e graffiti. Non un bel biglietto da visita per una città così antica e turistica.
Passo accanto all’imponente basilica gotica di S. Maria, una delle più grandi al mondo fatte interamente di mattoni. Do un’occhiata anche ad alcune delle molte porte medievali, tutte diverse: lungo il canale si trovano, tra le altre, la Porta Verde (Zielona Brama) e quella di S. Maria (Brama Mariacka). La prima dà accesso a via Długa (via Lunga) o via reale, la seconda alla via Mariacka, dove si trovano la maggior parte delle botteghe d’ambra.

Sulla via reale ci sono da vedere soprattutto la famosa Fontana di Nettuno e il palazzo retrostante, chiamato “Corte di Artù”. Il vecchio depliant che ho trovato in hotel spiega che questi palazzi, sedi dei più importanti incontri sociali ed economici, erano tipici delle città anseatiche, e derivavano il loro nome dalle tradizioni cavalleresche medievali. Il palazzo è del Quattrocento, anche se la splendida facciata decorata è stata rifatta in epoca barocca.
A circa metà della via svetta l’alta torre del municipio, provvista di un carillon e di ben 37 campane da concerto, che suonano ogni ora, oltre a due orologi, uno normale e uno solare. Quest’ultimo riporta la frase non proprio ottimistica “I nostri giorni sono un’ombra”, a ricordare l’implacabile trascorrere del tempo.
Ma a rendere unica la via è la lunghissima fila di edifici patrizi alti e stretti, decorati e dipinti ognuno in modo diverso, nel caratteristico stile nordico.
La penisola di Westerplatte
Quando torno alla fermata del traghetto, appena fuori dalla Porta Verde, ha smesso di piovere e il cielo si è un po’ aperto. Poco prima del mio c’è un altro molo, da dove parte una sorta di galeone pirata, che fa lo stesso percorso ma costa di più. È molto scenografica, e i bambini sembrano apprezzarla.

I traghetti non sono molto frequenti, ma sono il modo più rilassante di raggiungere la penisola di Westerplatte, che dista una decina di chilometri dal centro. Il costo è di 20 zloty (5 euro), e vale solo per una tratta.
La mia destinazione è quasi alla fine della linea, e si impiega circa un’ora, ma nel frattempo ci si può godere la vista sul canale: la grande gru medievale, che è un po’ il simbolo della città, le varie sedi del Museo Navale, la Filarmonica, i vecchi granai e gli altri caratteristici edifici di mattoni rossi, la ruota panoramica. Più avanti ci si immette nel canale più ampio della Vistola Morta e si arriva in una zona commerciale, dove si vedono solo grandi navi mercantili ormeggiate ai lati.

Raggiunta Westerplatte, dalla vegetazione spuntano le prime fortificazioni, quelle più antiche, come la fortezza di Wisłoujście che, tempo permettendo, varrebbe una visita. Poco dopo finalmente si approda.
La Seconda guerra mondiale
Qui il 1° settembre 1939, dalla corazzata tedesca Schleswig-Holstein, fu sparato il primo colpo che diede inizio alla Seconda guerra mondiale. I difensori della penisola resistettero eroicamente per una settimana, prima di capitolare. Sulla punta estrema è stato perciò costruito un massiccio monumento che ricorda quegli eventi.

Dal traghetto al monumento c’è una passeggiata di un chilometro e mezzo, che passa di fianco ai resti di bunker e fortini, dentro i quali si può entrare (anche se non è rimasto molto da vedere). Ci sono anche dei pannelli interessanti che illustrano la storia, in polacco e inglese.
Il monumento in sé è alto e impressionante – mi ricorda molto un moai – ma è una faticaccia risalire la collinetta su cui si trova. In cima c’è una bellissima vista sul canale, e anche sul bel faro di fronte, con la sua interessante sfera del tempo, che scendendo lungo la cima segnava con precisione il mezzogiorno per i marinai. Il faro, di fine Ottocento, ospita un museo e si può salire sulla cima.
Nel tornare passo dal lato opposto della penisola, quello rivolto al mare aperto, dove si stende una lunga spiaggia. È delimitata dagli scogli e da una rete, ma è un bel posto dove riposarsi e ammirare le mille sfumature di blu e di grigio del Mar Baltico, con le grandi navi che arrivano e partono in lontananza. Il cielo nuvoloso lascia filtrare qui e là sprazzi di sole, e il mare cambia continuamente colore col variare della luce. Uno spettacolo che valeva da solo la gita.
Il ritorno in città
Al ritorno prendo l’autobus – anche di questi ne passano pochi – che fa un giro lunghissimo e mi porta di nuovo in centro, stavolta all’estremità opposta della via reale, dove si trovano la Porta Alta (Brama Wyżynna) e, subito dopo, la Porta d’Oro (Złota Brama). Lì a fianco ci sono altri edifici medievali molto belli, come il Museo dell’Ambra (che a quest’ora purtroppo è chiuso) e la Torre della prigione.

In una piazzetta a fianco c’è anche una curiosa scultura di metallo chiamata Albero del millennio, messa qui nel 1997 per commemorare i mille anni della città.

Ormai è quasi buio, e non ricordo nemmeno quando ho mangiato l’ultima volta, così torno sul canale in cerca di un posto per cenare. Qui infatti ci sono molte trattorie che fanno piatti tipici, soprattutto pesce. Ne scelgo una che mi ispira per atmosfera e che ha buone recensioni online. I tavoli fuori sono tutti occupati, ma all’interno è molto carino, su ogni tavolo ci sono fiori freschi e candele accese.
Ordino un piatto molto semplice: merluzzo impanato e patate fritte, e l’immancabile birra. Può darsi abbiano anche il vino, ma dal momento che la birra qui è buona e costa poco, ne approfitto sempre. Il merluzzo è il migliore che abbia mai mangiato, è freschissimo e si scioglie letteralmente in bocca. Per finire ordino un bicchiere di Goldwasser, l’acquavite con dentro minuscole scaglie d’oro, altro prodotto tipico. Sarà che lo scintillio dell’oro le dà qualcosa in più, ma è davvero buona.
Laura Baldo
Didascalie:
- La Fontana di Nettuno e la Corte di Artù
- La via reale, il Mercato Lungo e il Municipio
- La grande gru medievale, vista dal canale
- La ruota panoramica con davanti la scritta Gdańsk (Danzica in polacco)
- Il grande monumento alla battaglia, in cima alla penisola
- Il Museo dell’ambra
- L’Albero del Millennio