Il mio viaggio di dieci giorni in Polonia, dopo Varsavia prosegue con Poznań, situata nella parte occidentale del Paese. Poznań ha circa mezzo milione di abitanti ed è per dimensioni la quinta città polacca.
Ci arrivo con un Flixbus, che impiega un po’ più del treno, circa tre ore e mezza, ma è più economico (la tratta Varsavia-Poznań costa 40 złoty, ossia 10 euro), oltre che più comodo, e il wi-fi funziona egregiamente.
Dalla stazione dei bus al mio alloggio c’è circa un chilometro e mezzo. Decido di farla a piedi, in modo da passare davanti a una delle mie tappe, poco lontano dalla stazione.

Per chi non avesse letto gli articoli precedenti, il mio viaggio in Polonia ha come fine principale quello di vedere di persona i luoghi di cui ho scritto nei miei romanzi, e raccogliere magari qualche dettaglio in più.
La tappa in questione, in ulica Niezłomnych 1, è un grande edificio color crema del tutto anonimo, che non si guarderebbe due volte. Costruito negli anni ’30 in stile modernista, e in gran parte rifatto dopo la Seconda guerra mondiale, quando fu distrutto quasi completamente, riporta ancora sulla facciata il nome originale: Dom Żołnierza, o Casa del soldato. Fu infatti costruito come centro ricreativo militare, ma durante l’invasione tedesca, dal ’39 al ’45, fu riconvertito in una delle sedi della Gestapo.
Avvicinandomi, trovo infine una targa sul muro, in polacco, di cui riesco a leggere almeno le date, la parola Gestapo, e quella più inquietante di “tortur”. Qui infatti vennero interrogati o rinchiusi nei sotterranei molti partigiani e dissidenti, prima di essere condannati a morte o avviati in un lager.
Il mio alloggio si trova in un grazioso Aparthotel, nella centrale ulica Święty Marcin, posizione ottima per raggiungere in 5-10 minuti sia il centro che il quartiere imperiale. I prezzi sono molto buoni: con circa 40 euro a notte ho una stanza moderna e comodissima e un terrazzino, ideale per le sere d’estate. Dal momento che sono le tre del pomeriggio, mi fermo solo per cambiarmi e riparto.
Prima tappa il Parco Cittadella, un po’ fuori dal centro. Ci arrivo con due tram. A questo proposito, oltre al sito ufficiale https://www.ztm.poznan.pl, c’è un altro sito polacco molto utile con tutti gli orari, le linee, gli interscambi, dove basta inserire città, partenza e destinazione per avere tutte le informazioni: https://jakdojade.pl.
La collina del Parco Cittadella un tempo faceva parte della cinta di fortificazioni della città, ed è stata teatro di scontri accaniti fra tedeschi e russi nel gennaio-febbraio 1945. Qui sono stati ritrovati molti reperti bellici della Seconda guerra mondiale, e dopo aver riconvertito la zona in parco pubblico sono stati aperti due musei: uno dell’esercito e uno degli armamenti.

Purtroppo chiudono entrambi alle 17, e avendo poco tempo decido di vedere prima quello dell’esercito, il più piccolo. È piccolo davvero, ma un punto a favore è che non c’è praticamente nessuno. Il biglietto costa 25 złoty (circa 6 euro), ma è valido per ben cinque musei (quelli del circuito Museo dell’Indipendenza della Wielkopolska) e dura una settimana.
Nel museo si trovano soprattutto pezzi ritrovati in loco, molti arrugginiti, ma ce ne sono di interessanti, come la bicicletta con fucile innestato sulla canna. Il resto sono armi tedesche classiche: MP40, mitragliatrici MG 34, carabine 98K, Luger P08, proiettili e bombe varie, più qualche arma e uniforme polacca degli anni ’30. Forse non è un museo imperdibile, ma essendo poco visitato si può vedere con calma, e il custode è stato davvero molto gentile, dandomi una mappa della città e spiegandomi in inglese tutti gli altri musei compresi nel biglietto (prima che potessi dirgli che li conoscevo già).
Uscita dal museo mi dirigo verso la fermata dell’autobus, passando davanti al monumento della Campana della Pace, che svetta sopra il verde del prato. Il parco in sé comunque è grande e molto bello e, visto che è un sabato pomeriggio estivo, pieno di famiglie con i bambini. L’autobus 176 mi porta in pochi minuti in centro, e sono subito in Stary Rynek, o Mercato Vecchio: il cuore della città.

La piazza è splendida, piena di turisti e artisti di strada. Il sole strappa riflessi alle statue e ai getti d’acqua della fontana di Apollo, il Municipio è variopinto e bellissimo, così come gli antichi palazzi rinascimentali che lo affiancano, ognuno di un colore diverso, che riportano sulla facciata i simboli delle antiche corporazioni artigiane.
Poco lontano si trova anche la chiesa barocca di S. Stanislao, che vale la pena entrare a vedere, per le decorazioni e per un pregiato organo del XIX secolo, opera di Friedrich Landegast. Accanto alla chiesa si trova il grande Collegio dei Gesuiti, con la sua facciata bianca e rossa, molto bella.

Siccome non mangio da stamattina, e lo stomaco inizia a protestare, cerco un posto per mangiare. Voglio assolutamente assaggiare una zapiekanka, lo street-food che qui va per la maggiore, e a Varsavia non ne ho avuto occasione. Uno dei locali più famosi qui a Poznań è proprio in questa zona: GastroFaza, in via Wrocławska.
In sostanza la zapiekanka è una mezza baguette con sopra il condimento, scaldata in forno. Prendo la più semplice e tradizionale, con formaggio, funghi e ketchup, e la mangio tornando in hotel. Sarà che ho fame, ma mi sembra davvero buonissima, e costa solo 10 złoty (poco più di due euro).
La sera torno in Stary Rynek per cenare. Dal momento che sono stanca e non mi va di andare chissà dove, decido di rischiare con un ristorante super-turistico, Bamberka, che ha buone recensioni. Il posto in sé non è male, coi tavolini direttamente sulla piazza. I prezzi sono buoni. Ma, per motivi che non sto a spiegarvi, ho deciso di assaggiare la czarnina, una zuppa a base di sangue d’anatra (l’anatra è tipica delle ricette della regione).
Ora, già il fatto che ci sia del sangue mi inquieta un po’, ma il problema vero è che, anziché frutta sciroppata, miele e altre cose della ricetta originale per togliere l’acidità e stemperare il sapore, qui si sente che è stato messo semplice zucchero bianco, insieme a troppo aceto, e il risultato ve lo lascio immaginare. Mi costringo a inghiottirne qualche cucchiaiata, ma è davvero nauseante. Ci rinuncio e assaggio invece la zubrowka, la “vodka del bisonte”, perché fatta con un’erba che mangiano i bisonti. Quella almeno è buona.
Prima parte – segue.
Laura Baldo
Laura Baldo è nata a Trento, dove vive tuttora. Ha iniziato da poco a scrivere, pubblicando racconti in antologie e online. Ha scritto anche dei romanzi, due dei quali ambientati durante la seconda guerra mondiale: “Il lato sbagliato del cielo” e il romance “Per odio o per amore”, che ha appena vinto il concorso Kobo-eLove talent (l’opera verrà pubblicata prossimamente).
Didascalie:
- Museo degli armamenti, esterno: riproduzione carro armato Is-2 russo-polacco
- Museo degli armamenti. L’orso era un vero orso di nome Wojtek, la mascotte dell’esercito polacco in Italia
- Il Municipio, in Stary Rynek
- Il barocco Collegio dei Gesuiti