Porto non mi sembra una Lisbona arcaica, una città dei tempi andati, come fantasticava Borges quando scrisse di Montevideo: “Sei la Buenos Aires che avevamo e che negli anni si allontanò quietamente”.
Prima parte del reportage di Marco Grassano sulla città portoghese di Porto.
È una realtà diversa, le cui chiese ricordano piuttosto quelle brasiliane (probabilmente ispirate ai modelli architettonici del Nord, o forse, trattandosi qui di costruzioni del Settecento, quando la colonizzazione delle nuove terre era già avanzata, è accaduto il contrario) e coi vicoli della Ribeira somiglianti più ai carruggi genovesi che non alle stradine di Alfama (Rua dos Canastreiros, dove abitava il Damasceno Monteiro inventato da Tabucchi, pare Sottoripa, per le pareti di pietra squadrata, la pavimentazione a grandi lastre irregolari e i ristorantini affacciati ai portici…).

La lingua è la stessa della capitale, bella e sonora, ma presenta alcune peculiarità lessicali, quasi deliberate: le pastelarias per esempio, dove si suole far colazione o concedersi qualche dolce sfiziosità durante il giorno, qui (e solo qui…) vengono chiamate confeitarias. Tanti turisti italiani e spagnoli, un po’ meno di altre nazionalità.
Prezzi (avendo l’accortezza di servirsi negli stessi negozi e locali frequentati dagli indigeni) sorprendentemente bassi: il primo giorno, subito dopo l’arrivo, abbiamo pranzato (dignitosamente) in due con meno di 13 euro. Identico a quello di tutto il Portogallo il rimpianto malinconico – la saudade – che il luogo lascia in chi l’ha visitato e lo ricorda da lontano…
L’incontro con la città
L’aeroporto è bello, moderno e pulito. Uscendo dalla zona riservata ai passeggeri, una donna bassa e castana ci offre mappe pubblicitarie della città: utilissime, passeggiando, per la dimensione e il dettaglio. Combattiamo per un po’ con una modernissima dispensatrice di altrettanto avveniristici (per i nostri standard) titoli di viaggio, e, avuta finalmente la meglio, saliamo sulla metropolitana di superficie, appena posizionatasi sul binario in attesa dell’orario di partenza.
Linea E, la viola, direzione Estádio dos Dragões. Carrozze anch’esse belle, moderne e pulite, attrezzate di schermo e audio per annunciare di volta in volta il nome della fermata. La nostra carrozza pian piano si riempie. Un giovane sale spingendo una mountain bike. Due ragazze, sedute alla mia sinistra, parlano francese (una di loro deve però essere figlia di immigrati portoghesi, visto l’accento impeccabile che sfodera poco dopo in una conversazione telefonica, per dire che stanno arrivando e a quale fermata scenderanno – poco successiva alla nostra).
Di fronte a me prende posto un uomo tarchiato, brizzolato, che uscirà assieme a noi. Partiamo. Sulla destra appare un enorme cumulo di rifiuti fini, grigiastri, parzialmente coperti da teli verdi e punteggiati dal luccichio di frammenti di vetro: un centro di trattamento e riciclaggio, da cui spunta la tozza ciminiera a grandi fasce bianche e rosse.
Un tratto di campagna rigogliosa, senza edifici. Cielo sereno, intensamente azzurro. Le prime case basse, da una parte e dall’altra. I binari continuano a correre in superficie, solo di tanto in tanto infossandosi fra muraglie di cemento o attraversando tratti coperti. Il rosso centro culturale (anche la scritta è vistosa) Senhora da Hora.
Filiamo ancora per un po’ in parallelo allo scorrimento del traffico di automobili, poi ci immergiamo nel sottosuolo, e in pochi minuti arriviamo alla nostra fermata, Bolhão, vicina al mercato coperto omonimo.
Prima parte – Segue.
Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano
Archivio:
- Prima parte del reportage su Porto
- Seconda parte del reportage su Porto
- Terza parte del reportage su Porto
- Quarta parte del reportage su Porto
- Quinta parte del reportage su Porto
- Sesta parte del reportage su Porto
Didascalie:
- Il ponte Dom Luís I
- Rua dos Canastreiros, la Sottoripa di Porto
Acqui Terme incontra Lisbona
Sabato 11 novembre alle ore 17:00 Marco Grassano interverrà all’incontro dal titolo “Lisbona vs Acqui. Lo sviluppo della cultura e della società portoghese degli ultimi 20 anni” che si terrà al Palazzo Robellini di Acqui Terme (AL).