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Voi siete qui: Europa » Viaggio in Camargue. Seconda tappa: una gita sul Piccolo Rodano

17 Settembre 2012

Viaggio in Camargue. Seconda tappa: una gita sul Piccolo Rodano

Seconda puntata del reportage di Marco Grassano sulla Camargue. La prima è qui.Camargue_7
Mattino nuvoloso, di nubi scure ma non compatte, con crepe di luce. Dopo una zuccherata colazione, ci muniamo di cibi e bevande e raggiungiamo la conca di spiaggia vicina al porticciolo. L’acqua presumibilmente fredda non alletta alla balneazione. Arriviamo alla chiesa, prendiamo il biglietto e ci inerpichiamo, sostenendoci con una grossa corda che corre fra anelli lungo la parete, per un’angusta e consunta scala a chiocciola in pietra chiara, fino al tetto panoramico. Rondini svolazzano attorno al castello campanario (cinque sono le campane, di diverse dimensioni). Sotto, complessa planimetria di tetti costellati da comignoli e antenne, con alla base vie e vicoli bordati da tende di negozi, e poi cortili e piazzette con alberi. Terminata la distesa delle toppe trascoloranti in varie gradazioni di rosso spento, si mostrano gli specchi cilestrini degli stagni, incastonati nel verde molteplice della bassa vegetazione. A sud, oltre l’anello giallo-rossastro-grigio dell’Arena, il mare: di un azzurro grigiastro un po’ più scuro rispetto a quello del cielo spennellato di nubi. Qualche bianca vela di barchetta, triangolare. Scendiamo e torniamo verso la via pedonale dei ristorantini. Un giardino, recente e ben tenuto, esibisce la statua marmorea di un gatto e una grossa campana di bronzo in una nicchia protetta da una griglia: una delle vecchie squille della chiesa (“Marie Jacobe-Marie Salomé”, fusa nel 1861, rimossa nel 1993, collocata qui nel 2011).

Decidiamo di andare ad Aigues Mortes, imboccando la strada per Arles e svoltando a sinistra in una provinciale che valica, su un ponte di ferro, il Piccolo Rodano per poi sfiorare gli esigui abitati di Montcalm, S.te Anne, La Malgue, Mas des Sablons. Infilando a fatica una strada dall’apparenza minore nascosta dietro una grande rotonda, raggiungiamo le mura di pietra squadrata. Il clima non è quello rigido dell’altra volta in cui c’ero stato, ma il trenino dei turisti continua a girare dentro e fuori le vie, gli anatidi a nuotare impettiti nel canale, le barche a stare in rigoroso filare di pennoni lungo la banchina. La chiesa è ancora lì, tozza e fortemente solcata dal vento sulle pareti, poco distante dalla piazza San Luigi: ora coperta, come quella di Arles, dai tavolini dei bar che vi si affacciano.

La via principale è piena di negozi per turisti, come a Grazzano Visconti o ad Arles o in qualsiasi altro posto rappresenti un’attrattiva analoga, ma in Francia c’è più garbo e disciplina che da noi. Il gelato che mangiamo in un grande cono di cialda (qui si preferisce evitare di produrre rifiuti) è buono, e ci dà le energie per visitare i molti piani ogivati della grande Torre di Costanza e l’intero perimetro delle mura. Si scorgono, all’esterno, inquadrature di campagna verde, canali, stagni trasformati in saline con grandi cumuli di sale raccolto e, all’interno, le vie strette di case basse, scorci di vita, finestre aperte, attività quotidiane (un camioncino dal quale scaricano qualcosa, salotti di poltrone bianche in attesa di ospiti…).
Camargue_4
Ogni tanto dobbiamo ripararci in una delle torri di guardia secondarie – ma pure grandi – per evitare gli spruzzi di pioggia che si rovesciano repentini su di noi (iniziano e cessano rapidamente, quasi come in un clima oceanico).

Gocciola ancora mentre ripartiamo per le Saintes Maries a prendere il battello delle 16.15 e fare la gita sul Piccolo Rodano, fino al traghetto del Pont Sauvage che lo sbarra con i suoi cavi metallici. A bordo anche una folta e vivace scolaresca: sono forse gli ultimi giorni di frequenza e i maestri concedono un po’ di luce e d’aria fuori dalle aule, controllando però il gruppo a redini tese. Il sole è velato, ma la pelle, se non protetta da creme, si arrossa sul collo scoperto. Il battello “Les Quatre Maries” lascia il porto e vira a destra. Il comandante ci fa notare come tutti gli edifici siano molto più bassi della chiesa, che torreggia sulle case come un pastore fra le pecore.
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L’estuario del Piccolo Rodano ricorda un po’ quello dell’Ombrone, in Maremma: anche per i molti legni abbandonati dalla corrente lungo le rive, calcinati dal sole e dal vento. I meandri interni, che paiono zatteroni di canne, ricordano invece il delta del Po e gli specchi d’acqua di Porto Tolle, con la loro ricca avifauna. Procediamo, rallentando di tanto in tanto per osservare, vicino alla riva, aironi cinerini, garzette, cavalieri d’Italia, gruccioni; ma attorno galleggiano anche anatidi di varie specie e gabbiani comuni (Larus ridibundus, per il verso quasi sghignazzante: in francese, mouette rieuse). Passiamo oltre un battello (“Tiki III”) costruito a imitare la foggia di quelli che percorrevano il Mississippi – dopotutto, la Louisiana era terra francese.

Ci vengono mostrate distese a salicornia con bianchi affioramenti di sale sul terreno. Acqua dolce e acqua salmastra si contendono le falde fino a una ventina di chilometri all’interno; le vene di acqua salata, con peso specifico maggiore, tendono a occupare gli strati più bassi, ma a volte riemergono. Grandi bilance per la pesca si sporgono da terra. Cavalli e tori pascolano insieme sulla riva. A un richiamo del mandriano, i cavalli si incamminano in fila (i puledrini sono scuri, poi crescendo si schiariscono man mano, fino al bianco dell’età adulta) e i tori li seguono perché, contrariamente a quanto si può pensare, li considerano dominanti.
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Il “campo base” della nostra imbarcazione: un carrozzone gitano giallo e verde, con imposte rosse e tetto bianco; una grande elica; una scialuppa, o burchio, col nome del battello, trasformata in aiuola; una grande tettoia con pareti di canne e tavoloni per comitive numerose; filari di arruffate tamerici.
Mentre torniamo in albergo sul marciapiede del lato ovest, le nubi aumentano e creano piacevoli effetti di luce giocando col sole e col riflesso degli stagni che bordeggiamo. Nella notte scoppierà un fragoroso temporale, senza però esaurire gli ammassi vaporosi che navigano in cielo.
Marco Grassano

Didascalie:

  • Giochi serali di luce sugli stagni lungo il marciapiede
  • Dalle mura di Aigues Mortes
  • La chiesa delle Saintes Maries dal battello
  • Cavalli e tori sul Piccolo Rodano

– Prima puntata

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