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Voi siete qui: Fotografia » The Vintage Prints di Disfarmer al Foam di Amsterdam

6 Aprile 2016

The Vintage Prints di Disfarmer al Foam di Amsterdam

Le foto di Disfarmer sono in mostra al Foam di AmsterdamFino al 18 giugno, lo splendido Museo della Fotografia di Foam ad Amsterdam ospita la mostra The Vintage Prints, dedicata a Disfarmer.

Il museo, luminoso e sviluppato in altezza in modo particolarmente organico come molti dei palazzi della città, è solo una delle iniziative di Foam, un’organizzazione internazionale che è diventata un punto di riferimento culturale fondamentale nel mondo della fotografia europea, non solo grazie alla gestione del museo olandese ma anche per via di un vasto catalogo di servizi che vanno da pubblicazioni specifiche all’organizzazione di dibattiti e di eventi, anche all’estero.

Louie and Alma Ramer with their daughters Lucille Avonell and Faye 1945 C Mike Disfarmer courtesy of the Edwynn Houk Gallery New YorkDa Meyer a Disfarmer

Disfarmer ha iniziato la sua vita con il nome di Mike Meyer, uno dei sette figli di una famiglia di immigrati tedeschi di Heber Springs, villaggio rurale e capoluogo della contea di Cleburne, nello Stato dell’Arkansas.

Personaggio descritto come scorbutico e antisociale, è proprio lì che ha iniziato a lavorare nel mondo della fotografia aprendo un piccolo studio dedicato principalmente alla realizzazione di ritratti a basso costo per i suoi concittadini: piano piano, però, il suo stile è evoluto e si è in qualche modo “razionalizzato”, creando uno stile assolutamente proprio e unico, segnato anche dal cambio di nome in Disfarmer.

In tedesco moderno, difatti, “Meier” significa “produttore di latte” e siccome lui non si sentiva né tale né un “farmer” (cioè “contadino”), decise di cambiare il nome in Disfarmer (“noncontadino”) proprio per segnare con prepotenza la distanza dal mondo rurale che – però – era oggetto quasi ossessivo del suo lavoro quotidiano.

Seated man (Daulton Hartsfield) 1940 C Mike Disfarmer courtesy of the Edwynn Houk Gallery New YorkCome Vivian Maier

Come la sua quasi omonima Vivian Maier, la sua fama mondiale è esplosa solamente dopo la morte. Le analogie con la babysitter e fotografa americana sono infatti davvero notevoli e non solo legate al cognome simile.

Anche per Disfarmer, difatti, è stato il quasi casuale ritrovamento di un enorme numero di negativi negli anni Settanta che ha fatto esplodere la sua fama nel circuito della fotografia internazionale, e non solo.

Negli anni Duemila l’Università dell’Ohio ha commissionato un progetto musicale su Disfarmer a Bill Frisell (strepitoso chitarrista americano), che nel corso del tempo è diventato prima un disco e poi una performance live in cui i brani vengono suonati come accompagnamento alla proiezione delle fotografie. Uno splendido disco sull’America rurale più profonda, tra country, bluegrass e blues acustico.

L’America rurale

L’accesso alle 182 fotografie esposte nella mostra non è inizialmente dei più semplici: a parte qualche ingrandimento, le foto sono esposte nella dimensione originale (8×10 pollici) e quindi è necessario avvicinarsi ad una ad una per entrare nel mondo del fotografo.

Questo approccio richiede un po’ di tempo: inizialmente il lavoro tende infatti a scivolare via senza suscitare grande interesse, ma piano piano l’osservazione in serie di questo grande numero di fotografie che ritraggono contadini, famiglie, bambini, fratelli e sorelle freddamente abbracciati, militari in partenza, giocatori di football, mamme e nonne, musicisti, spacconi in pose improbabili e così via, fa esplodere irreversibilmente l’attenzione del visitatore.

Gli sguardi dei soggetti sono talvolta allibiti, talvolta provocatori. Disfarmer imposta le foto in modalità quasi “seriale” ed elimina totalmente ogni disturbo esterno. Nelle foto ci sono solamente volti e corpi in posizioni quasi standard.

Qualcuno sfida l’obiettivo, altri vengono immortalati con espressioni impaurite o talvolta annoiate. I dettagli dei volti, dei vestiti, dei cappelli e delle acconciature sono via via sempre più appassionanti e a un certo punto è impossibile non trovarsi a fantasticare sulle relazioni fra i soggetti inquadrati.

Sono ritratti in bianco e nero spesso di una potenza inaudita, già descritti come “un episodio classico nella storia della fotografia americana” da molti critici.
Alessandro Pecci

Disfarmer
The Vintage Prints

Dal 18 marzo al 5 giugno 2016

Foam Fotografiemuseum
Keizersgracht 609
Amsterdam

Orari: tutti i giorni 10.00 – 18.00; giovedì e  venerdì 10.00 – 21.00
Biglietto: 10 €

Informazioni: 
www.foam.org


Didascalie:
Mike Disfarmer
Joe and Fanny Carr, Mose Harmon, and Bill and Julia Harlan
Vintage gelatin silver print, ca. 1930
All prints courtesy of the Edwynn Houk Gallery or the private collection of Michael Mattis and Judith Hochberg

Louie and Alma Ramer with their daughters Lucille, Avonell, and Faye
Vintage gelatin silver print, ca. 1945
All prints courtesy of the Edwynn Houk Gallery or the private collection of Michael Mattis and Judith Hochberg

Seated man (Daulton Hartsfield)
Vintage gelatin silver print, ca. 1940.
Courtesy Edwynn Houk Gallery, New York, and the collection of Michael Mattis and Judith Hochberg.

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