La terza tappa del viaggio virtuale di ALIBI nei 50 stati degli USA, raccontati ciascuno attraverso una mostra, ci porta questa settimana in Arizona. L’Arizona State Museum di Tucson (che ha sede all’interno del campus dell’Università) ospita fino al 25 luglio del 2015 la mostra fotografica Curtis Reframed: The Arizona Portfolios. A rotazione vengono esposte 20 immagini realizzate dal famoso fotografo Edward Sheriff Curtis, durante i suoi viaggi nello Stato, compiuti tra il 1903 e il 1928.
Nato in Wisconsin nel 1868, Curtis si impose un’impresa davvero titanica: documentare attraverso immagini la vita, gli usi e i costumi e le credenze religiose dei Nativi Americani per conservarne testimonianza prima che fosse troppo tardi. Il progetto gli costò trent’anni di lavoro e si concretizzò nei venti volumi dell’opera The North American Indian, ultimata nel 1930. Invece delle 10 mila fotografie che aveva preventivato di scattare, ne realizzò 40 mila, dalle quali selezionò le 1.500 che andarono a illustrare le 4 mila pagine di testo della sua “enciclopedia” dei Pellerossa d’America.
In Arizona Curtis seguì la vita di tredici tribù, dagli Apache e Navajo (le cui immagini sono raccolte nel primo volume), agli Zuni (raccontati nel diciassettesimo), passando per Mojave, Yuma (volume secondo) e Hopi (dodicesimo). Per non lasciare nulla al caso, viaggiava accompagnato da assistenti, traduttori, guide e addirittura cuochi. Poté contare sul finanziamento, tra gli altri, dell’uomo più ricco dell’epoca, il magnate John Pierpont Morgan (il Titanic era proprietà della sua compagnia navale White Star) che gli versò 75 mila dollari.
Ma il progetto era talmente ambizioso e costoso da impegnare il fotografo in continue campagne di raccolta fondi, per racimolare i quali Curtis si spendeva anche in conferenze e interviste, senza tralasciare la vendita di singole stampe. Tutto ciò però non gli impedì di finire in bancarotta, mentre la sua vita familiare finiva a rotoli. Gli sopravvisse The North American Indian, l’opera di una vita intera, a cui una buona parte dell’immaginario occidentale relativo agli Indiani d’America è debitrice.
Saul Stucchi
Informazioni:
www.statemuseum.arizona.edu
Immagini:
Mósa – Mohave, 1903
Fotoincisione di Edward S. Curtis. Dalle collezioni permanenti dell’Arizona State Museum.
Qahátĭka Girl, 1907
Fotoincisione di Edward S. Curtis. Dalle collezioni permanenti dell’Arizona State Museum.
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