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11 Agosto 2009

Una mostra racconta il Louvre durante la II guerra mondiale

louvreguerra_ante Per quelli che amano il Louvre vedere la mostra Le Louvre pendant la guerre. Regards photographiques 1938-1947 mette un po’ d’angoscia. Le immagini, infatti, denunciano piuttosto crudamente la spoliazione del museo più bello del mondo e i pericoli che ha corso durante il secondo conflitto mondiale. Pericoli tutt’altro che remoti, come testimoniano i segni delle pallottole che ne hanno “ferito” i muri esterni. Per fortuna i Francesi erano stati previdenti e fin dagli anni Trenta avevano allestito un piano d’evacuazione per i capolavori. Il merito principale fu di Henri Verne, ma anche Jacques Jaujard rivestì un ruolo chiave nella preservazione delle collezioni. Sull’altro fronte il conte Wolff-Metternich, capo del servizio di protezione delle opere d’arte della Wehrmach, la forza d’occupazione tedesca, si merita una menzione per aver impedito la dispersione di inestimabili tesori conservati nelle sale del Louvre.
L’immagine che apre il percorso espositivo è opera di un fotografo anonimo ed è datata 2 aprile 1938: alcune automigliatrici Renault sono immortalate nella Cour Napoléon per la festa del centenario della nascita di Gambetta, fondatore della Terza Repubblica.
louvreguerra_1Nel settembre dello stesso anno Alexandre Séarl documenta il primo esodo delle opere d’arte, mentre dei sacchi di sabbia vengono sistemati davanti ai finestroni. Vengono effettuati degli scavi per costruire un rifugio anti-aereo che mettono in luce importanti vestigia di antiche difese del castello. È significativo questo “incontro” tra antiche e nuove difese.
Il Louvre si prepara alla guerra ormai imminente e le opere prendono la via dell’esilio in patria. Le immagini raffigurano le operazioni di rimozione di sculture e quadri. Per i capolavori di maggiori dimensioni vengono impiegati argani realizzati appositamente. Ecco la celebre tela di Delacroix “La Libertà che guida il Popolo”, privata della cornice, tenuta da quattro incaricati di cui uno con la sigaretta in bocca. Ci sono poi i camion ad accogliere le opere e a portarle in salvo, in destinazioni note soltanto a un numero ristretto di addetti ai lavori. Davanti alla porta Denon viene immortalato il camion con la cassa contenente la Nike di Samotracia. In altre due piccole immagini si vede invece il caricamento del ciclo di Rubens dedicato a Maria de’ Medici. Anche queste foto fanno pensare. Un ciclo così grandioso, in tutti i sensi a cominciare da quello delle dimensioni, rinchiuso in casse e portato via dal Louvre di nascosto.
Per mettere in salvo la Nike si dovette costruire una rampa di legno e assicurare la statua con un’apposita imbragatura. Una foto raffigura tre operai indaffarati attorno alla gabbia, mentre un giovane con la borsa in mano, appoggiato a un pilastro, guarda la scena. L’immagine ispira un senso di tristezza: non ci sono turisti, non ci sono più opere, né giornalisti impegnati a documentare il trasferimento. Questa zona del museo sembra ora una cattedrale vuota. Nella foto successiva ci sono più persone, compresi dei giornalisti.
Il 3 settembre 1939, ovvero appena due giorni dopo l’invasione nazista della Polonia, la Nike di Samotracia scendeva la scalinata improvvisata. Un mese dopo arrivava nel castello di Valençais, insieme con la Venere di Milo e i rilievi delle Panatenee. Soltanto il 15 giugno del 1945, a guerra ormai finita, la statua sarebbe stata ricollocata al suo posto. Il giorno successivo sarebbe tornata a Parigi la Gioconda.
louvreguerra_2Altre date vanno ricordate: il 14 giugno del ’40 i Tedeschi entrano a Parigi e qualche giorno dopo Hitler visita la capitale francese ma non entra al Louvre, ormai privo dei suoi capolavori più celebri, come testimoniano alcune immagini. Per esempio quella che raffigura la Galleria della Venere di Milo ormai deserta, dove sono rimasti soltanto i piedistalli di marmo sui quali fino a pochi mesi prima erano collocate le statue antiche. Della Nike non rimane che il “cenotafio”, ovvero la gabbia di legno vuota, ancora sulla scalinata.
Alla fine del settembre 1940 gli occupanti riaprono il museo alla presenza di numerosi gerarchi nazisti. Una foto di luglio mostra un soldato tedesco a guardia dell’entrata del Louvre. Erano passati soltanto poco più di due anni dall’episodio immortalato nella prima foto della mostra, ma di mezzo c’era stata una guerra (persa dai Francesi) e un’invasione.
L’ultima sezione è dedicata al ritorno delle opere e alla riapertura del museo.
Un’altra sezione invece è dedicata alle sale occupate dai Tedeschi, dall’ottobre del 1940 all’agosto del 1944, utilizzate per ospitare le opere d’arte requisite alle famiglie ebree. Per alcune di queste opere non è stato ancora possibile rintracciare un legittimo erede e il Louvre le tiene in custodia in attesa che qualcuno si presenti a reclamarle.
Saul Stucchi

Le Louvre pendant la guerre
Regards photographiques 1938-1947

Dal 7 maggio al 31 agosto 2009
Louvre
Aile Sully, Salle de la Maquette
Parigi

Orari: tutti i giorni 9.00-18.00; il mercoledì e il venerdì fino alle 22.00; chiuso il martedì
Biglietto: ingresso con il biglietto d’entrata al museo: intero 9 €; ridotto 6 €

Informazioni:

www.louvre.fr

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