Il professore di greco del liceo è riuscito a trasmettermi, insieme a quel poco (per colpa mia, lo confesso) di conoscenza della grammatica della lingua di Omero e Platone un po’ della sua passione per i libri. Ricordo ancora come ci invitava a frequentare le librerie – e in questo caso, temo di aver esagerato nell’ascoltare il suo consiglio: tanto da finire a lavorare in un magazzino di libri… – e le lodi che spendeva per la collana dei classici greci e latini della Lorenzo Valla.
E ricordo come se fosse ieri, pur essendo trascorsi più di venti anni, l’acquisto del mio primo volume: Le rane di Aristofane, per la cura di Dario Del Corno. Ai tempi costava 33 mila lire e per me, liceale dalle magre risorse, era una bella cifra.
In libreria, una di quelle storiche della Galleria di Milano, chiusa ormai da anni, tenni in mano il libro per un po’: lo sfogliai “assaporandone” la consistenza della carta.
Ero consapevole che stavo per compiere un passo importante, anche se non sapevo se nella mia carriera di studente o di bibliofilo (squattrinato, allora come oggi, ahimè) o di entrambe. Proprio per quello speciale legame che mi vincola alle Rane, anni dopo scelsi questa commedia come testo da portare per l’esame di Letteratura Greca II.
Ebbi una fortuna sfacciata e potei superare indenne la prova con un imbarazzante (in quanto immeritato) “Trenta”. Per un caso del tutto fortuito, infatti, il professore Del Corno fu richiesto fuori dall’aula prima di iniziare la mia interrogazione e, per non perdere tempo, io venni chiamato dal prof. Zanetto che si sarebbe poi dovuto occupare della parte istituzionale. Invece mi chiese quella monografica, ovvero il corso tenuto da Del Corno che a sua volta, tornato in aula, mi fece delle domande sulla letteratura e sui testi che avevo preparato.
Parlammo così delle Rane e mi chiese – anche questo ricordo come se fosse ieri – da cosa possiamo arguire che i due protagonisti, Dioniso e Xantia entrino in scena in silenzio: la mancanza di una particella connettiva! Mi ricordavo la prima nota del commento del professore e risposi correttamente, spianando la strada alla promozione. Riuscii poi a sorprenderlo facendogli notare che eravamo nati nello stesso giorno dell’anno; avevo infatti letto sul giornale, tempo addietro, che lui poteva vantare una data di nascita “perfetta”: il 3.3.’33. Andò a cercare conferma sui dati del mio libretto e poi sorrise.

Il professor Del Corno è scomparso la settimana scorsa; l’ho saputo soltanto ieri sfogliando il domenicale del Sole 24 Ore a cui collaborava da anni.
Queste mie righe sono solo un modesto omaggio al suo imprescindibile lavoro (e amore) dedicato alla letteratura e alla cultura greche. Consideratelo qualcosa di simile all’elenco delle stazioni ferroviarie recitato da quell’alunno un po’ zuccone durante la festa di compleanno del suo professore in Madadayo di Kurosawa.
Saul Stucchi