La mostra che ho recentemente visto al Prado sulla serie di arazzi dedicati agli amori di Mercurio ed Erse e alcuni splendidi pezzi esposti in occasione di altre mostre mi hanno portato a domandarmi se effettivamente questi manufatti stiano attraversando una fase “di moda” o sia soltanto una mia impressione.
Per averne conferma o smentita ho invitato Nello Forti Grazzini, un’autorità nel settore grazie a un’esperienza trentennale, a bere un caffè in centro a Milano. In effetti, esordisce il professore in risposta alla mia prima domanda, alcuni avvenimenti degli ultimi mesi, messi uno dietro all’altro, paiono confermare questa impressione che lui stesso ha confessato di avere.
Il restauro di due arazzi del duomo di Modena, le mostre di Madrid (con tanto di convegno a cui ha partecipato lui stesso “con piacere”, mi confessa) e di Mantova costituiscono una “sequenza” mai vista in passato. La mostra sul Bronzino attualmente in corso a Firenze include nel proprio percorso espositivo cinque arazzi a cui si aggiungono altri quattro esposti a Palazzo Vecchio, tutti restaurati recentemente. E Palazzo Farnese a Roma ospiterà prossimamente una mostra in cui gli arazzi delle residenze della nobile famiglia la faranno da protagonisti. 
Un’ulteriore conferma viene da quanto gli ha rivelato un noto antiquario milanese, Moshe Tabibnia, che ha venduto in un anno la bellezza di dodici arazzi, pari al numero di quelli venduti negli ultimi dieci anni. Il mercato antiquario registra un aumento costante, facilitato dal prezzo ancora piuttosto contenuto di questi manufatti.
Forse, aggiunge Forti Grazzini, il trend positivo è una conseguenza di una certa stanchezza dei collezionisti verso la pittura e più in particolare verso l’arte contemporanea oppure si tratta di una “riemersione” di un flusso che abitualmente passa sottotraccia e ciclicamente, appunto, riemerge in modo più visibile.
L’onda europea ha forse avuto il “la” dalle tre mostre americane tenutesi tra gli anni 2002-2007 a New York e Chicago. È innegabile che l’evento dell’anno, se non del secolo – per quanto riguarda il mondo degli arazzi – è la mostra londinese al Victoria & Albert Museum, Raphael: Cartoons and Tapestries for the Sistine Chapel, occasione imperdibile per ammirare quattro arazzi in prestito dai Musei Vaticani esposti accanto ai cartoni originali, a loro volta prestati dalla Regina Elisabetta II.
Chiedo a Nello le motivazioni che giustificano il clamore creatosi attorno all’esposizione. Innanzitutto, risponde il professore, i cartoni furono realizzati da Raffaello, in quegli anni il pittore vivente più famoso al mondo. Dobbiamo poi aggiungere l’importanza del committente, ovvero Leone X Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, e la maestria dell’arazziere Pieter van Aelst, il più bravo e quotato del momento.

Dunque tre culmini si intrecciano, è proprio il caso di dire, in questa serie, destinata a essere esposta niente meno che nella Cappella Sistina.
Si trattò di un investimento sicuramente oneroso, se pensiamo che ciascun cartone costò 100 ducati d’oro e ogni arazzo dieci volte tanto (con un rapporto dunque di 1 a 10 tra cartone e arazzo), tuttavia nessuno può negare che siano stati soldi ben spesi: tutti i protagonisti della vicenda sono entrati nella storia anche grazie a questa serie spettacolare che segna un cambiamento di stile dal tardo gotico al Rinascimento italiano nella pittura fiamminga.
Arrivando a Bruxelles i cartoni diventano il punto di riferimento, la palestra, degli artisti fiamminghi, mentre l’arrivo degli arazzi a Roma produce a sua volta un effetto sugli artisti italiani e stimola la nascita di nuove manifatture.

Anche se non possono vantare il primato temporale come primi arazzi rinascimentali (che spetta alla serie dei Mesi del Bramantino, realizzata a Vigevano, la quale ebbe però scarsa risonanza), quelli di Raffaello sono i cartoni per eccellenza e il professore ci tiene a sottolineare che sono stati i primi a essere conservati: questo significa che già i contemporanei avevano la consapevolezza della loro importanza e che hanno voluto salvarli dalla distruzione.
Sono stati infatti ricomposti dopo essere stati tagliati a strisce per la realizzazione degli arazzi. I cartoni restarono a Bruxelles e servirono per tessere altre serie per committenti di altissimo rango, tra cui Francesco I di Francia (questa serie venne distrutta durante la Rivoluzione), Enrico VIII d’Inghilterra (la serie finì a Berlino dove venne distrutta durante la seconda guerra mondiale) ed Ercole Gonzaga di Mantova: questa è l’unica altra serie conservatasi fino a noi.
Venne poi realizzata una serie di copie con alcune varianti, tessute per due secoli a Bruxelles, nelle Fiandre e a Parigi. I cartoni passarono poi in Inghilterra dove non cessarono di influenzare gli artisti. Possiamo affermare senza tema di smentita, dice Nello, che si tratta della serie più replicata nel corso dei secoli.
La nostra piacevole conversazione si conclude fuori dal bar con la stroncatura, da parte di Nello, di un pretenzioso volume dedicato agli arazzi, infarcito di errori maldestri nonostante vanti un prestigioso imprimatur.
Saul Stucchi
Raphael: Cartoons and Tapestries for the Sistine Chapel
Dall’8 settembre al 24 ottobre 2010
Victoria & Albert Museum
Londra
Orari: tutti i giorni 10.00–17.30; venerdì fino alle 22.00
Didascalie:
Arazzo della Pesca miracolosa
© Musei Vaticani
Cartone del Sacrificio a Listra
The Royal Collection © 2010 Her Majesty Queen Elizabeth II