“Nulla di sacro per quella bocca infernale dai bei denti d’ebano”. Così, un redattore della Rivista Italiana definì Telemaco Signorini, pittore e artista appartenente al gruppo dei Macchiaioli nella seconda metà dell’Ottocento. Oggi lo troviamo in mostra a Padova, nelle sale di Palazzo Zabarella, dimora storica di tutto il contesto urbano. Le opere del Signorini, di origini fiorentine ma artista di mondo e grande conoscitore della cultura europea del suo tempo, sono esposte assieme a quelle di altri grandi autori suoi contemporanei, da Degas a Corot e Tissot. In lui ciò che maggiormente colpisce, oltre alla ben nota tecnica pittorica caratterizzata dalla “macchia”, in cui il colore si stende a tratti pastosi e pieni, è la spontaneità delle raffigurazioni e dei soggetti. Un genio che amava la bella vita, le donne, i salotti culturali, le feste, il lusso, i viaggi in giro per l’Europa, uno specchio italiano della scia potente e odorosa lasciata da nomi come Oscar Wilde. Un artista, sicuramente a modo suo aggressivo, senza limiti né sociali, né interiori, fatto di slanci concreti, segnato da una fortuna già in vita per un mercato fiorente delle sue opere.

Apprezzate sì, ma spesso anche criticate per i soggetti forse scomodi, per le figure non messe a caso, ma a testimonianza di quella fetta, meno nota ma più sfortunata di una parte di secolo che andava finendo con l’onere e l’onore di un passato storico dalle grandi trasformazioni. Le sue pitture sono caratterizzate principalmente da spazi aperti, da vedute cittadine o di campagna, da borghi che danno l’idea della profondità o da panorami marini. Gli angoli interni, quelli intimi, quelli in cui ogni personaggio ha una funzione in apparenza superficiale, raccolgono una visione studiata e infossata di una personalità che continua a ricercare la propria e l’altrui essenza.

I colori impressionano, colpiscono per quella lucidità che li rende così veri ma, nello stesso tempo, così fuori dalla visione concreta dello spettatore. Le raffigurazioni di donne stipate in una sala di manicomio, la visione di uomini che testimoniano la guerra o i campi di prigionia (Bagno penale a Portoferraio, 1888-1894) raccolgono in sé quel fascino di chi, come Signorini, vuole urlare la triste condizione sociale ma, contemporaneamente, la destrezza artistica, il genio di un pittore così versatile, riescono a innalzarli oltre la drammaticità dell’apparenza.
Sicuramente un pittore di denuncia ma un grande maestro di espressione, di colore, di riservatezza apparente rubata in quegli istanti della giornata in cui, solo le luci dell’alba o del tramonto possono partecipare come spettatrici mute (Non potendo aspettare, 1867), (Bambino colto nel sonno, 1890-96).
Maddalena Baldini
Telemaco Signorini
Palazzo Zabarella
Padova
Dal 19 settembre 2009 al 31 gennaio 2010
Orari: 9.30-19.30; chiuso il martedì non festivo
Biglietti: intero 10 €; ridotto 5/8 €
Informazioni: tel. 049.8753100
www.palazzozabarella.it
Didascalie:
- Telemaco Signorini
L’Alzaia, 1864
Olio su tela, cm 54×173,2
Collezione privata, courtesy Jean Luc Baroni Ltd - Telemaco Signorini
Bagno penale a Portoferraio, 1888-1894
Olio su tela, cm 58×81
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti