Quinta tappa. Hong Kong, una sosta nella frenesia d’Oriente.
Al tempo del Giro del mondo in 80 giorni Hong Kong era in mano agli inglesi, che stavano per firmare la convenzione che gliene assicurava il dominio per 99 anni (dal 1898 al 1997). Phileas Fogg, Passepartout e i loro amici vi giungono da Singapore, a bordo del piroscafo Rangoon, che “era molto carico. Numerosi passeggeri si erano imbracati a Singapore. Indù, Cingalesi, Cinesi, Malesi, Portoghesi, che occupavano per lo più posti di seconda classe”.
La traversata di 1800 miglia (2664 chilometri) è tormentata da una burrasca, davvero pericolosa perché “le navi della Compagnia Peninsulare che fanno servizio nei mari della Cina hanno un grave difetto di costruzione. Il rapporto tra il pescaggio e il puntale dello scafo è stato mal calcolato, e quindi esse oppongono al mare debole resistenza.” (CAP XVII)
Oggi, invece, Hong Kong, costituisce la principale via d’accesso alla Repubblica Popolare Cinese e a gran parte del Sud-est Asiatico, grazie a un efficiente servizio di collegamento aereo internazionale, con tariffe piuttosto contenute. Nel giugno 1998 è stato inaugurato il nuovo aeroporto internazionale di Chek Lap Kok sull’Isola di Lantau. Hong Kong è poi collegata a Guangzhou (Canton) da un’autostrada a sei corsie e da una linea ferroviaria, su cui passa un treno espresso per Pechino (circa 30 ore di viaggio).
Hong Kong è divisa in quattro zone principali: Kowloon, l’Isola di Hong Kong, e i Nuovi Territori con le 234 isole circostanti. Kowloon e i Nuovi Territori sorgono su una penisoletta cinese, con cui hanno in comune 20 chilometri di confine; l’Isola di Hong Kong si trova sul lato meridionale del porto di Victoria di fronte a Kowloon.
“Quest’isola è situata allo sbocco del canale di Canton e solo sessanta miglia la separano dalla città portoghese di Macao, costruita sull’altra riva. Com’era facile prevedere, Hong Kong ha battuto Macao nella gara commerciale, e ora la maggior parte del traffico cinese passa attraverso la città inglese. Dock, ospedali, moli, depositi, un cattedrale gotica, un palazzo del governo, strade lastricate, tutto farebbe pensare che una città commerciale delle contee del Kent o del Surrey, attraversando il globo terrestre sia sbucata fuori in quel punto della Cina”. (CAP XIX)
Ancora oggi Hong Kong è una città di piccole dimensioni e assai trafficata, per cui il modo migliore per visitarla è usare i mezzi pubblici che sono economici, veloci e efficienti. Numerosi servizi di autobus attraversano la parte meridionale dell’isola e i Nuovi Territori. Hong Kong e Kowloon sono collegati dalla Mass Transit Railway (MTR), linea ferroviaria ultramoderna. I Nuovi Territori sono attraversati da un servizio di tram con aria condizionata (Light Rail Transit), ma si possono visitare comodamente in bicicletta, noleggiandola nel porto di Tolo. I traghetti sono però di solito più veloci e meno costosi degli autobus e dei tram, e durante il tragitto si possono godere panorami interessanti. Gli hoverferries (traghetti alimentati da aria compressa) sono più veloci delle normali imbarcazioni.
“Una trentina di consumatori nella sala grande occupavano tavolini di giunco intrecciato. Alcuni si versavano pinte di birra inglese, ale o porter, altri bevande alcoliche, gin o brandy. Inoltre la maggior parte fumava lunghe pipe di terra rossa, piene di palline d’oppio, misto a essenza di rosa. Poi, ogni tanto, qualche fumatore spossato, scivolava sotto la tavola, e i camerieri della taverna, prendendolo per la testa e per i piedi, lo portavano sul letto smontabile, vicino a un collega”. (CAP XIX)
Oggi a Hong Kong l’effetto droga sembra piuttosto darlo l’energia vitale che vi si sprigiona: questa città è costantemente impegnata a produrre ricchezza e ne è integralmente orgogliosa. Hong Kong non ha mai rinnegato le sue radici culturali cinesi e questo rende affascinanti certi suoi aspetti ultramoderni e contradditori. Non è una meta facile: occorrono alcuni giorni per simpatizzare col frenetico ritmo di vita. Ma niente paura: le isolette nei dintorni sono oasi di pace. Siamo pur sempre in Oriente!
Cinzia Polino