Chissà se il tifoso dell’Atletico Madrid si è reso conto di partecipare a un evento storico. Non mi riferisco alla finale di Champions League, persa ai rigori allo stadio di San Siro contro il Real, nonostante le giocate di Saúl e la generosità di Juanfran (suo il rigore finito contro il palo) la sera di quello stesso 28 maggio in cui lui ha visitato la Pinacoteca di Brera, smentendo inconsapevolmente uno dei luoghi comuni sui tifosi di calcio.
Finalmente insieme
Mi riferisco invece al “primo dialogo” organizzato dalla Pinacoteca, occasione davvero storica di vedere lo Sposalizio della Vergine del Perugino insieme alla versione dipinta dal suo allievo Raffaello (sul fatto che effettivamente Raffaello abbia frequentato la bottega di Pietro Vannucci gli storici dell’arte sono in realtà divisi).
Fino al prossimo 27 giugno il museo milanese ospita l’opera del Perugino, generosamente prestata dal Museo di Belle Arti di Caen. Un gradito ritorno in Italia, anche se soltanto temporaneo, dopo oltre due secoli dalla requisizione in epoca napoleonica. Quel trasferimento coatto è ricordato, insieme a molti altri, da Paul Wescher nel suo insostituibile I furti d’arte. Napoleone e la nascita del Louvre.
Nelle stesse pagine lo studioso menziona anche la versione di Raffaello, che il generale francese Lechi si fece “donare” dall’amministrazione comunale di Città di Castello, per poi rivenderla più tardi alla Pinacoteca di Brera per 50.000 lire. Ecco perché lo Sposalizio del Perugino si trova a Caen e quello di Raffaello a Brera.
La storia dell’anello
La storia del primo dipinto (completato probabilmente nel 1504) è rievocata con echi che mi paiono sciasciani da Maria Rita Silvestrelli nel secondo saggio pubblicato nel breve libro Raffaello e Perugino. Attorno a due Sposalizi della Vergine, edito da Skira.
È la storia non soltanto dell’anello sponsale di Maria (in realtà un anello sigillo maschile romano datato al primo secolo a.C.), ma anche di campanilismi all’italiana e di chiavi per metterlo al sicuro, di furti e di requisizioni di opere d’arte. Inizia così:
Accompagnato da un’insolita nebbia, il 29 luglio 1473 giungeva a Perugia Vinterio di Magonza; alto, con i capelli crespi, pingue e panciuto, era un frate francescano, uno dei tanti di passaggio in quei giorni, tutti diretti ad Assisi per assistere al Perdono. Aveva con sé l’anello sponsale della Vergine Maria, immenso dono per la città che lo avrebbe accolto.
Nel saggio di Alessandra Quarto, invece, vengono ripercorse le tappe che hanno portato all’attuale sistemazione di questa parte della Pinacoteca, i cosiddetti quattro Saloni Napoleonici.
Ma è anche l’occasione per ricordare l’evoluzione del modello di museo (da leggersi come un palinsesto), dalla disposizione in ordine cronologico a quella per scuole pittoriche, mentre il direttore James M. Bradburne rende omaggio a chi l’ha preceduto, ricordando l’impegno e l’apertura mentale di Franco Russoli e difende l’istituzione “museo” contro la moda delle mostre.
E questo e i prossimi “dialoghi” non vogliono essere “mostre”, ma appuntamenti al museo per riscoprire Brera e le sue ricchezze.
Mantegna e Annibale Carracci
Lo splendido apparato d’immagini dell’agile e interessante “non catalogo” (da notare la dedica a Umberto Eco, che aveva una passione per le storie di reliquie) consente di mettere a confronto ancora più diretto le due opere in dialogo, zoomando sui particolari, come per esempio il volto del sacerdote che unisce gli sposi, i dettagli architettonici degli edifici e i gesti degli astanti.
Non perdetevi quest’occasione storica e preparatevi per il prossimo dialogo: dal 16 giugno al 25 settembre il Cristo morto del Mantegna e “dialogherà” con Il Cristo morto con gli strumenti della passione di Annibale Carracci, in arrivo dalla Staatsgalerie di Stoccarda.
Con la speranza che prima o poi si realizzi il sogno di vedere affiancati i ritratti dei due nemici Sigismondo Pandolfo Malatesta e di Federico da Montefeltro realizzati da Piero della Francesca.
PS: dimenticavamo di dire che, a completare il dialogo, è presente una terza versione dello Sposalizio, realizzata nel 1825 da Jean Baptiste Wicar per la cattedrale di Perugia. Lo stesso Wicar era stato tra i membri delle commissioni italiane per la requisizione di opere da portare in Francia insieme, tra gli altri, ad Andrea Appiani.
Saul Stucchi
Primo dialogo
Raffaello e Perugino: attorno a due Sposalizi della Vergine
Pinacoteca di Brera
Dal 17 marzo al 27 giugno 2016
- Pietro Vannucci detto il Perugino
Sposalizio della Vergine, 1500-1504
Olio su tavola, cm 236 × 186
Caen, Musée des Beaux-Arts - Raffaello Sanzio
Sposalizio della Vergine, 1504
Olio su tavola, cm 170 × 118
Milano, Pinacoteca di Brera