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13 Dicembre 2006

Rovereto città di cultura

Rovereto città della cultura

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Rovereto, fonte Biblioteca Civica

Per la maggior parte delle persone Rovereto è sinonimo di Mart, il Museo d’Arte Contemporanea, senza dubbio uno dei musei più importanti in Italia.
Ma Rovereto, ovviamente, non è solo questo. Essa è, prima di tutto, una splendida cittadina da scoprire con calma, un posto veramente unico per chi vuole abbinare relax e cultura.
La città è piccola e raccolta, si trova poco lontano da Trento e vanta delle origini antichissime.
Conosciuta col nome romano di Roboretum (letteralmente selva di querce, un albero che nella valle è diffusissimo e rappresenta anche l’effige dello stemma comunale), dalle sue origini fino al medioevo Rovereto non ha subito grandi variazioni, almeno per quello che riguarda la conformazione urbanistica, che si risolve in un agglomerato di case che cinge la fortezza, racchiuso a sua volta all’interno di un cordone murario.

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Il castello di Rovereto

Proprio il castello costituisce una delle maggiori attrattive della città. Risalente all’epoca della dominazione veneziana (1416-1509) e costruito su una preesistente rocca eretta dai signori di Castelbarco nel XIV secolo, esso si staglia maestoso con la sua forma pentagonale sulla città lagarina. Massiccio e imponente, esso rappresentò il baluardo dei veneziani, sotto il cui regno la città fu assoggettata, che per ben trentasette giorni vi resistettero contro gli attacchi delle truppe dell’arciduca d’Austria Sigismondo, Conte del Tirolo.
L’impianto architettonico ne denuncia chiaramente le prevalenti funzioni militari: non solo i tre torrioni ma anche, e soprattutto, il bastoncino e lo sperone che dovevano permettere all’artiglieria di presidiare la fortezza da tutti i lati.
Nonostante l’inoppugnabilità, la fortezza cadde in uno stato di decadenza durante il regno degli Asburgo nella seconda metà del Seicento, arrivando addirittura ad essere utilizzato come ricovero per mendicanti e casa di pena. Pesantemente danneggiato dai bombardamenti italiani nel corso della prima guerra mondiale, dagli anni Venti è iniziata una lunga operazione di restauro per riportarlo agli antichi splendori.

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L’interno del Mart

Antico e moderno si fondono in questa città, se si pensa che a dieci minuti dal castello si trova la modernissima costruzione che ospita il Mart, in cui attualmente possono essere visitate due splendide esposizioni: Klimt, Schiele, Kokoscha e gli amici viennesi e, a partire dal 2 dicembre, Mitomacchina.
Il Mart è un complesso altrettanto maestoso e grandioso, inaugurato il 15 dicembre del 2002 e progettato dal maestro ticinese Mario Botta in collaborazione con l’ingegnere roveretano Giulio Andreolli. Il nucleo principale sorge dietro il nobile Palazzo dell’Annona, sede della biblioteca civica, e Palazzo Alberti, mentre lo spazio centrale tra i due edifici è percorso da un largo corridoio d’accesso che termina in una piazzetta circolare, sormontata da una spettacolare cupola di vetro e acciaio.

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La fontana di Nettuno

Ma Rovereto rivela ancora altre sorprese. Città che a causa della sua posizione geografica si è trovata coinvolta in prima linea nei due conflitti mondiali, a partire dal secondo dopoguerra ha maturato una vera e propria vocazione per la pace. E difatti Poco furori da Rovereto la Campana della Pace, ideata da don Antonio Rossaro, e ricavata dal bronzo dei cannoni delle 19 nazioni partecipanti al primo conflitto mondiale e che è stata innalzata come testimonianza e monito in memoria dei Caduti di tutte le guerre.  Un simbolo attualissimo e un monito contro la guerra, che ogni sera invita tutti coloro che la ascoltano “a ricordare i Caduti di tutte le guerre ed a non dimenticare le sofferenze che queste portano, affinché si possa sperare in un futuro fatto di pace e d’amore”. Per terminare il giro delle bellezze della città da non dimenticare l’Eremo di San Colombano, poco fuori del centro storico. Raggiungibile anche a piedi attraverso una lunga scalinata di centoventi gradini scavati nella roccia, esso fu costruito intorno al 1000 su uno strapiombo nella dura roccia naturale. Dedicato al santo irlandese che vestito da cavaliere affrontò, vincendolo, un drago mozzandogli la testa, l’eremo venne abbandonato dai monaci nel 1782, anno in cui venne abolita la pratica del romitaggio.

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L’eremo di San Colombano

Oggi l’eremo è meta di pellegrinaggi e grazie ai restauri al suo interno possono essere ammirati alcuni affreschi di notevole valore, di cui il maggiore del XV sec. posto dietro l’altare al quale fa da pala, raffigura la Vergine con il Bambino ed ai lati San Colombano e San Mauro. Tracce di affreschi si trovano anche nella “Grotta dell’Eremita” di cui uno, posto all’esterno, raffigura un drago in lotta con il Santo (lotta fra il Bene e il Male) ed uno, posto all’interno, riproduce un giardino lussureggiante (il Paradiso). Dietro l’altare il ricordo dei tanti pellegrinaggi che gli abitanti della vallata hanno fatto all’eremo; gli ex voto, infatti, dedicati a san colombano coprono interamente la parete dietro l’altare.
Passeggiare per le vie del centro cittadino è molto divertente, anche perché la città, oltre ad offrire molte cose da vedere, ha degli angoli veramente incantevoli vetrine accattivanti. Una vera e piacevole sorpresa, a dimostrare come ancora una volta il Trentino riesca sempre a coniugare bellezze storiche e naturali.

Simona Silvestri

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