Anno 53 a.C.
Il sesto libro della Guerra gallica di Giulio Cesare si apre con il reclutamento di nuove truppe da parte di Cesare che può contare anche sul sostegno di Pompeo. Il messaggio per i Galli è chiaro: Roma è in grado di ricostituire subito e anzi di rafforzare le legioni che abbiano subito perdite.
Cesare anticipa la nuova campagna, con una spedizione lampo contro i Nervii prima della fine dell’inverno. In primavera convoca il concilio dei Galli che fa trasferire a Lutezia dei Parisii (Parigi) e poi muove verso il paese dei Senoni. Questi e i Carnuti abbandonano il proprio piano e chiedono perdono a Cesare che glielo concede.
L’attenzione è ora rivolta ai Treveri e ad Ambiorige. La prima mossa di Cesare è entrare con rapidità nel territorio dei Menapi e costringerli alla resa. La seconda è di muoversi contro i Treveri.

Intanto Labieno prepara la sua trappola, facendo credere ai Treveri di ritirarsi dal campo per il timore di loro. Questi oltrepassano il fiume che li divide dai Romani per inseguirli, trovandosi però in una posizione sfavorevole. Labieno dà l’ordine dell’attacco e i legionari mettono in fuga i nemici, uccidendone molti e costringendo gli altri alla resa.
I costumi dei Galli e dei Germani
Cesare passa per la seconda volta il Reno, facendo costruire un nuovo ponte, più a monte del precedente. A questo punto l’autore inserisce una parentesi sui costumi dei Galli e dei Germani e delle differenze tra loro.
La Gallia è divisa in fazioni, fin dentro a ogni singola casa. L’intera nazione parteggia per uno dei due partiti, rappresentati dagli Edui e dai Sequani. Questi ultimi, essendo i più deboli, hanno chiesto il sostegno dei Germani. Poi la situazione si è ribaltata, fino all’arrivo di Cesare che ha ripristinato l’antico predominio degli Edui.
Al secondo posto sono subentrati i Remi: anch’essi godono del favore di Cesare. In Gallia, oltre alla massa della plebe, ci sono due classi: i druidi e i cavalieri. Ai primi sono riservate la gestione delle cose della religione e l’amministrazione della giustizia. Godono di grande prestigio e sono esentati dalla partecipazione alla guerra. La panoramica sui costumi dei Galli spazia dai sacrifici umani alle credenze religiose, alle pratiche funebri.
Molto diversi sono i costumi dei Germani. Non hanno druidi, s’interessano poco dei sacrifici, non si occupano di agricoltura. Passano il tempo a cacciare o a fare la guerra. Un tempo i Galli superavano in valore i Germani e spesso oltrepassavano il Reno per occupare le loro terre.
Segue la descrizione della foresta Ercinia e delle specie animali che vi abitano: la lista si apre con l’unicorno, per proseguire con l’alce e l’uro.
La guerra contro Ambiorige
Cesare decide di lasciare la Germania. Fa tagliare il ponte e costruire una torre a protezione del troncone rimasto, a monito e segnale che tornerà. Poi parte per la guerra contro Ambiorige. Manda avanti Minucio Basilo con la cavalleria e questi quasi cattura Ambiorige che però riesce a fuggire. Catuvolco, re di metà degli Eburoni, si dà la morte per veleno, disgustato dal comportamento di Ambiorige.
Cesare disloca l’esercito, dividendolo in tre parti. Una l’affida a Labieno perché la conduca verso l’Oceano. La seconda a Caio Trebonio (che nel 44 sarà tra i congiurati coinvolti nel cesaricidio) perché saccheggi il paese accanto a quello degli Aduatuci. Infine la terza la guida lui stesso verso il fiume Schelda.
Una tribù di Germani, quella dei Sicambri, passa il Reno per fare razzia nel territorio degli Eburoni. Un prigioniero rivela che ad Aduatuca si trovano le masserie dei Romani, custodite da un piccolo contingente (Cesare vi ha messo a capo Quinto Cicerone).
Dopo sette giorni di attesa Cicerone fa uscire dei legionari a raccogliere il frumento, quand’ecco che arrivano i cavalieri germani. Questi, trovata una porta aperta, penetrano nell’accampamento, provocando scompiglio tra i legionari. Finalmente quelli usciti a fare frumento si accorgono dell’attacco, ma restano indecisi su come affrontare i nemici, finché Caio Trebonio non li guida alla riconquista dell’accampamento che raggiungono tutti incolumi. I Germani decidono allora di ripassare il Reno.
Cesare procede alla devastazione dei territori e alla punizione dei nemici, mentre Ambiorige continua la sua latitanza. Il libro sesto della Guerra gallica si chiude sull’assemblea della Gallia indetta da Cesare che fa condannare a morte Accone come responsabile per la congiura dei Senoni e dei Carnuti.
Saul Stucchi
Nella foto: statua di Ambiorige a Tongeren (da Wikipedia)