Andy e Larry Wachowski: “Matrix” (1999), ma anche “Matrix Reloaded (2003) “Matrix Revolutions” (2003).
What a surprise! Ero già lì, pronto per affrontare “Matrix”, quando mi colpisce questa notizia: i due registi e sceneggiatori del film non esistono più. O almeno non esistono più nei panni (è proprio il caso di dire) maschili: nel 2006 Larry Wachowski è diventato Lana Wachowski e, nel 2016, anche Andy ha assunto il nome e l’aspetto di una donna (Lilly).

A questo punto devo rovesciare il discorso che pensavo di fare: del film parlerò in seguito, mentre ora mi dedico agli/alle autori/autrici.
Io e mia sorella Lana abbiamo cercato a lungo di evitare la stampa. È noioso parlare del mio cinema, mortificante parlare di me.”
Lilly Wachowski
Appunto. E quindi: un po’ di “sano” gossip. Lana (classe 1965) è stata sposata per nove anni (dal 1992 al 2002) con Thea Bloom; quindi il divorzio e un burrascoso ménage con Ilsa Strix. Lilly (nata nel 1967), invece, sposata con Alisa Blasingame dal 1991, anche dopo il cambio di sesso, continua con la stessa compagna. Sorvolo sui discorsi anche seri e profondi che le Wachowski hanno spesso dovuto affrontare riguardo all’essere transgender nel mondo attuale e sul fatto che si ritenessero molto fortunate perché ricche e – di conseguenza – con le possibilità economiche per permettersi dottori e terapeuti.
Passo invece alla loro carriera nella settima arte. Il loro esordio è avvenuto, tre anni prima di “Matrix”, con un film interessante (“Bound”), nel quale, al di là della storia piuttosto strana, si notavano – secondo me – una buona sceneggiatura oltre che un’ottima padronanza nell’uso della macchina da presa, Qualche riconoscimento, come promettente viatico per il lavoro successivo. Quello che segue è infatti la trilogia di “Matrix”.
Il mondo come simulazione
Devo dire che, da quando l’ho visto la prima volta, sono rimasto affascinato e non tanto dalla parte tecnica (e dagli effetti speciali), quanto dalla tematica. Premesso che la sceneggiatura, come il soggetto è sempre delle Wachowski, la storia può anche essere letta come una riflessione filosofica o religiosa.
Il succo è che il mondo nel quale viviamo non è altro che una simulazione costruita da qualche programma di computer e gli eroi del film cercano di ribellarsi contro tutto questo.
Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”.
Morpheus a Neo
Tralasciando le ispirazioni più scontate, come videogiochi, fumetti o romanzi, mi piace inoltrarmi in riferimenti alle religioni (cristiana, induista, buddhista ed ebraica) e ad alcuni filosofi.
In primo luogo, sicuramente Platone e il mito della caverna (la realtà che noi percepiamo, non è che una serie di ombre proiettate sulla parete della caverna) e poi quanti hanno messo in discussione la percezione del mondo che ci circonda, giù giù fino ad arrivare alle teorie di Robert Nozick e Arthur Schopenhauer, il quale, basandosi sulla suggestione esercitata su di lui dalle dottrine induiste e buddiste, arriva alla conclusione che la nostra esistenza non sia altro che un sogno.
Le scene d’azione
Il film è noto, però, anche per le sue scene d’azione. Gli effetti di cui parlavo prima, sono dovuti in gran parte al “bullet time”. È questa l’evoluzione di una vecchia tecnica fotografica portata alle estreme conseguenze: sono disposte intorno a un oggetto un gran numero di fotocamere che vengono fatte scattare simultaneamente. Quando la sequenza degli scatti è vista come un filmato, lo spettatore ha come l’impressione di assistere a una scena tridimensionale.
Spesso, poi, c’è anche il congelamento di personaggi e cose (effetto “time-slice”): così, sembra che ogni momento della scena sia al rallentatore, mentre tutto intorno va a una velocità normale. Il lavoro di interpolazione, consente, infine, di rendere fluido il movimento dell’inquadratura. Gli effetti speciali sono stati sviluppati dalle stesse sorelle Wachowski e dal supervisore, John Gaeta.
“Matrix” è costato 63 milioni di dollari e alla fine del 1999 aveva incassato, nel mondo, più di 463 milioni. È stato accolto molto favorevolmente anche dalla critica cinematografica. Inoltre, ha dato origine a un vero e proprio culto sia per la storia che per i personaggi. È stato un modello per la cultura cyberpunk (una sottocategoria della fantascienza) e ha lasciato il segno nella moda con gli occhiali da sole Blinde o i cappotti di pelle dei protagonisti.
I due sequel
Dopo quattro anni, nel giro di sei mesi sono apparsi sugli schermi, “Matrix Reloaded” e “Matrix Revolutions”, i sequel del primo episodio. Tuttavia, pur restando alti gli incassi, le due pellicole hanno disatteso le speranze dei fan e di gran parte della critica.
Se nel primo episodio, la bravura delle registe/sceneggiatrici era stata quella di mantenere in equilibrio la parte filosofica e le scene d’azione, questa alchimia non si è ripetuta negli episodi successivi.
I combattimenti di Neo sono risultati piuttosto artificiosi e la stessa riflessione speculativa non ha aggiunto nulla di nuovo alle geniali intuizioni della prima parte.
Neo, Trinity e Morpheus spesso sono costretti a lasciare spazio alla descrizione della città di Zion, città che nel primo episodio era soltanto accennata.
Note e curiosità
Se si volesse credere alla Warner Bros, il 21 maggio del 2021 (Coronavirus permettendolo) dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche “The Matrix 4”. Alla regia ci sarà Lana Wachowski, per la prima volta senza la sorella al fianco. Per compensare la mancanza di Lilly, è stato chiamato David Mitchell, già collaboratore di Lana per “Cloud Atlas”.
Interessante sarebbe un discorso sul meticciato degli abitanti di Zion. Non ho lo spazio, né il tempo per affrontarlo e mi limito a due brevi considerazioni. Da una parte c’è la volontà della contrapposizione razziale nei confronti del predominio anglocentrico del cinema hollywoodiano. Dall’altra, l’utopia di vedere convivere serenamente diverse etnie, conferma la volontà delle due registe di credere in un mondo che accetti le diversità, proprio come le loro stesse vite testimoniano.
Per finire, concedetemi per una volta di parlare di sesso. E non di sesso inteso in senso tradizionale, ma di una variante abbastanza diffusa: il cosiddetto BDSM. Per chi non lo sapesse è questo l’acronimo utilizzato dalla metà degli anni Ottanta per definire il sesso in cui sono presenti il Bondage, la Dominazione, il Sadismo, il Masochismo. Caratteristiche di questo mondo variopinto, oltre le pratiche (che è facile immaginare), sono gli oggetti e l’abbigliamento.
Basta osservare con attenzione come vestono gli attori principali di “Matrix”, per notare uno sfoggio esagerato di abiti in pelle (a cominciare dall’ormai mitica palandrana di Neo) o di tute in lattice.
Tralasciando comunque altri riferimenti, è necessario tornare sulla liaison amorosa di Lana Wachowski con Ilsa Strix, per scoprire che quest’ultima in realtà si chiamava Karin Winslow e che aveva scelto quell’impegnativo nome d’arte (etimologicamente strix deriva dal greco e dal latino: uccello notturno da rapina, parola che ha dato origine anche alla nostra “strega”) per comprendere meglio la professione di Ilsa: mistress professionista.
L S D
Immagine: uno screenshot di “Matrix”.
Matrix
Regia: Andy e Larry Wachowski
Interpreti: Keanu Reeves, Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss, Hugo Weaving, Joe Pantoliano