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Voi siete qui: Biblioteca » Capire il mondo tra “Tecno-archía” e “Buio americano”

3 Dicembre 2025

Capire il mondo tra “Tecno-archía” e “Buio americano”

Proseguiamo sulla scia di altri titoli recenti la piccola rassegna di libri che negli ultimi mesi si cimentano in letture impegnative sulla situazione politica ed economica mondiale.

Da DeriveApprodi esce Tecno-archía o la Nave dei folli. La banalità digitale del male di Lelio Demichelis, sociologo che indaga il potere totalizzante di quella che chiama tecno-archía; per il Mulino invece, un’analisi importante dell’ascesa politica di Donald Trump è condotta da Mario Del Pero in Buio americano, impegnato con le cause e le conseguenze della presa di potere di una figura che si teme segni un punto di non ritorno per gli Stati Uniti (e ovviamente per l’intero mondo occidentale).

Nel lavoro di Lelio Demichelis ci si muove nella macchina totalizzante di una “modernità impazzita”, quella relativa alla nostra società tecnologica, in cui l’uomo è sempre più ridotto a strumento nelle mani di un potere che fonde capitalismo e tecnologia.

La tecno-archía appare una forma di potere che si alimenta della razionalità tecnica (industriale prima, digitale poi), e, pur essendo invisibile, minaccia di annientare la libertà individuale e collettiva. Essa non è solo un ordine tecnologico o economico, ma una vera e propria ontologia e teleologia della vita umana, un principio che organizza la società in base a logiche calcolabili e algoritmiche, riducendo l’individuo a una mera funzione di un ingranaggio più grande.

La fiducia riposta nella “razionalità della tecnica” è, secondo l’autore, il grande errore epistemologico che ha condotto alla situazione attuale, in cui la tecnologia non è più uno strumento al servizio dell’uomo, ma è diventata il suo padrone.

L’autore riprende una consolidata tradizione di critica alla razionalità tecnica, torna alla prima scuola francofortese, e ricorda Günther Anders, per il quale “il taylorismo, che in origine era stato soltanto una forma specifica e particolarmente vantaggiosa di lavoro industriale, ora è diventato il principio della storia”. Che si è preteso addirittura scientifico – sicché, senza sostanziali distinzioni – per il sociologo questa nave alla deriva conosce molti padroni, folli quali Putin, Trump, Netanyahu ma anche tecnocrati alla Macron, l’Europa che appoggia l’Ucraina che così fomenterebbe la guerra, le Big Tech, i negazionisti del clima etc.

E follia peggiore – sostiene Demichelis, pensando alla Nave dei folli di Bosch – quella di un’umanità passiva che non si avvede di tutto questo e del conseguente rischio di ecocidio. Che fare? Il sociologo propone una via di uscita radicale. A suo avviso, l’unico modo per opporsi alla tecnocrazia e al capitalismo selvaggio che governano il nostro mondo è una riflessione profonda sull’origine di queste forze e un processo di “decolonizzazione” mentale e sociale che ponga fine alla logica che organizza il nostro vivere quotidiano come una funzione meccanica e finalizzata esclusivamente al profitto.

Per questo, la critica di Demichelis investe anche una sinistra incapace di decifrare il meccanismo di questa “colonizzazione ontologica” che ha ridotto l’essere umano a un ingranaggio di una macchina che egli definisce “fascismo tecnologico”.

Ora, non è difficile trovarne un protagonista nell’America recente. Mario Del Pero nel volume de il Mulino mostra come Trump sia il prodotto di un contesto storico, economico e sociale, senza il quale sarebbe stato più difficile ritrovarlo al potere. Trump non è solo una reazione alla crisi economica e alla polarizzazione sociale, ma l’esito di un lungo processo che ha visto gli USA spaccarsi in due, con il risultato che il Paese è ora privo di un legame forte tra le sue classi e la politica istituzionale.

Il libro esplora le radici di questa polarizzazione, tracciando un percorso che parte dalla Seconda guerra mondiale, passa per la crescita del consumo di massa e l’indebitamento crescente, fino ad arrivare alla crisi del 2008 e alle sue conseguenze: la disillusione nei confronti della politica tradizionale, la crescita dell’isolazionismo e la sfiducia nei confronti delle élite politiche ed economiche.

Del Pero cerca anche di comprendere le dinamiche psicologiche che hanno spinto una parte consistente dell’elettorato a identificarsi con Trump, il quale ha saputo, con una retorica provocatoria e aggressiva, trasformare il malcontento in un potente strumento politico.

Trump appare solo in parte un’anomalia della politica americana; più ancora il sintomo di un malessere che ha radici profonde, alimentato da decenni di politiche neoliberiste che hanno eroso le fondamenta della classe media americana, aumentando le disuguaglianze.

Nel descrivere la nascita e il consolidamento del trumpismo, Del Pero non tralascia l’aspetto più preoccupante della politica estera di Trump, che si è manifestata con una visione del mondo brutale e unilaterale. La sua politica è stata improntata su una concezione del potere come mera espressione di forza, dove le alleanze tradizionali sono messe in discussione e ogni tentativo di diplomazia internazionale è sostituito dalla logica dell’“America first”.

Il buio evocato da Del Pero segna un vero e proprio buco nero nel cuore della democrazia americana nel cui scenario distorto Trump diventa l’incarnazione della risposta populista, l’uomo che parla direttamente alla paura – nello stesso tempo creandola – e al risentimento di chi si sente abbandonato e tradito dalle élite politiche.

Le sue promesse di ritorno alla grandezza americana e di recupero della prosperità per i ceti più bassi non sono semplici slogan, ma rispondono a un bisogno di identità e appartenenza che la politica tradizionale non è più riuscita a soddisfare.

Trump inoltre si oppone alle forze globaliste e cosmopolite abbracciando un nazionalismo che si nutre della paura per l’altro, per il diverso. L’America che Trump rappresenta è un Paese che ha visto la propria classe media impoverita, il suo sogno di prosperità appannarsi, e il suo status di superpotenza minacciato dalla crescente influenza delle economie emergenti.

Il presunto salvatore che protegge gli Stati Uniti dai pericoli esterni e interni è il rappresentante di una visione autoritaria della politica, dove la verità e la giustizia cedono il passo a un cinismo che non ha paura di demolire le convenzioni democratiche. Una tendenza che potrebbe segnare il futuro di un Paese in declino e una deriva più devastante di quanto si immagini. In un’America sempre più polarizzata, il buio sembra farsi più fitto.

Michele Lupo

  • Lelio Demichelis
    Tecno-archía, o la Nave dei folli
    La banalità digitale del male

    DeriveApprodi
    2025, 294 pagine
    23 €
  • Mario Del Pero
    Buio americano
    Gli Stati Uniti e il mondo nell’era Trump

    il Mulino
    Collana Contemporanea
    2025, 160 pagine
    16 €
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