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Voi siete qui: Biblioteca » “Una storia vecchia come la pioggia” di Saneh Sangsuk

2 Ottobre 2025

“Una storia vecchia come la pioggia” di Saneh Sangsuk

Luang Paw Tien, il novantenne protagonista di Una storia vecchia come la pioggia di Saneh Sangsuk (traduzione di Alice Cola per Utopia), oltre a essere un abate buddista è un narratore provetto, capace di imitare «tutti i suoi manierismi: il modo in cui sorseggiava il suo succo di bael, il suono rauco che emetteva quando si schiariva la gola, il modo in cui si fermava di tanto in tanto per scrutare il suo pubblico». 

A Luang Paw Tien non resta che raccontare storie di un passato lontano agli ultimi ragazzini rimasti, perché il mondo in cui vive sta cedendo al progresso e alla globalizzazione. E il villaggio thailandese di Phraek Nam Daeng, un tempo ricco e fecondo, sta per essere abbandonato.

Luang Paw Tien racconta la sua vita prima di diventare monaco. Ha infatti vissuto per un periodo nella giungla. La sua è una vita fatta di poche persone e molti animali. Tra questi, quello che rimane impresso nella memoria è il più pericoloso: la tigre.

Tien e la tigre si sono incontrati più volte nel corso della sua vita. La prima volta, quando Tien è poco più che un ragazzino e sta navigando per ripotare a casa la madre trovata morta − con «il terrore negli occhi», «mentre il suo corpo giaceva supino, la testa penzoloni, la bocca congelata e spalancata» − la tigre diventa una presenza che lo turba, l’impaurisce e l’ossessione. 

Pochi anni più tardi, Luang Paw Tien e la sua compagna Karakel e il Vecchio Junpa, il padre cacciatore perennemente ubriaco, lasciano Phraek Nam Daeng con l’intenzione di costruire un nuovo avamposto in mezzo della giungla. «Sarei diventato un contadino benestante», dice il protagonista a un certo punto, «un proprietario di due case gemelle in stile thailandese costruite in legno, un grande granaio pieno di riso, una grande mandria di bovini, una bella piroga e un bel carro trainato da buoi». Ma un’altra tigre famelica dagli occhi di smeraldo s’insinua nella sua vita e, come quando era bambino, sconvolge la sua esistenza.

Il primo a svanire nella notte è Din (uno dei bufali da lavoro che lui e sua moglie hanno comprato, con fatica, per coltivare i campi). La comparsa del feroce animale si rivela presto traumatica, anche se il padre del giovane lo uccide. Presto Tien capisce che qualcosa dentro di lui si è spezzato. Anni dopo, ancora una volta, una terza tigre entra nella sua vita e le ferite del giovane uomo si riaprono. Così cacciare la tigre che si aggira nella foresta, che circonda la sua casa, diventa la sua unica (delirante) ragione di vita.

Lo scontro tra l’uomo e l’animale occupa gran parte della seconda metà del romanzo, per altro splendidamente descritto. L’autore, Saneh Sangsuk − insignito dell’Ordine delle arti e delle Lettere in Francia − conduce il lettore in un viaggio terrificante ed esaltante. Descrive in modo realistico gli acquazzoni della foresta pluviale, l’assalto delle zanzare e delle sanguisughe, così come il silenzio minaccioso che incombe sulla foresta. Per non parlare del ruggito spaventoso di una tigre, soprattutto quando il ruggito non è poi tanto lontano. 

La narrazione è ricca anche di dettagli preziosi (anche i fucili da caccia in questa storia hanno un nome!). Molti i rimandi a leggende thailandesi e ai samut khoi (manoscritto pieghevole) che elencavano le erbe medicinali.

Sangsuk descrive un mondo senza tempo. In cui l’uomo e la tigre dipendevano l’uno dall’altro. La vita e la morte si intrecciano. Le ferite (se si sopravvive) si rimarginano solo con pozioni e rimedi naturali. Superstizioni e silenzio sono gli unici modi per conoscere la foresta. Ogni suo rumore, ogni suo segreto erano a quegli uomini, come Tek, familiari.

Oggi quelle persone non esistono più, se non nella mente di un monaco buddista centenario. Saneh Sangsuk, però, non si rivela uno scrittore sconfitto e malinconico. Anzi. Dalle sue storie − non molto diverse da quelle raccontate da Thorkild Hansen, da Jørn Riel o dagli anonimi autori delle fiabe groenlandesi − si esce riconciliati. E con una speranza. 

Claudio Cherin

Saneh Sangsuk
Una storia vecchia come la pioggia
Traduzione di Alice Cola
Utopia
Collana Letteraria Straniera
2025, 168 pagine
19 €

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