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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “M Il figlio del secolo”: lo spettacolo dell’anno

14 Febbraio 2022

“M Il figlio del secolo”: lo spettacolo dell’anno

Ha tutti i numeri per essere lo spettacolo dell’anno. Me l’hanno confermato la lunga coda all’ingresso e il calore con il quale il pubblico ha salutato la fine della rappresentazione. “M Il figlio del secolo” è assolutamente da vedere, per una serie di ragioni. È la “riduzione” che Massimo Popolizio ha fatto del monumentale romanzo storico di Antonio Scurati (Bompiani), Premio Strega nel 2019, primo pannello di una trilogia dedicata al Ventennio.

Da molto attendevo questo spettacolo, almeno da quando avevo assistito alla presentazione al Teatro Franco Parenti del secondo quadro della trilogia, “L’uomo della Provvidenza”, di cui lo stesso Popolizio aveva letto alcuni brani. Il Covid ha complicato notevolmente il programma, ma alla fine “M Il figlio del secolo” è arrivato finalmente in scena. Sarà in cartellone fino al prossimo 26 febbraio al Piccolo Teatro Strehler, poi andrà al Teatro Argentina di Roma, dal 4 marzo al 3 aprile (il Teatro Nazionale della capitale co-produce lo spettacolo insieme al Piccolo).

Massimo Popolizio in una scena dello spettacolo "M Il figlio del secolo". Foto © Masiar Pasquali

Dicevo della molteplicità di ragioni per le quali vederlo. Eccone alcune: pur sottoponendo a una drastica dieta il romanzo, lo spettacolo ne mantiene intatta la “monumentalità”, da intendersi nel senso migliore del termine. Lo spettatore, infatti, si accorgerà di assistere non soltanto a uno spettacolo “etico”, ma anche “epico”. Le scene di Marco Rossi, i costumi di Gianluca Sbicca e le luci di Luigi Biondi ricreano un’epoca – così diversa dalla nostra – con pochi, essenziali, elementi.

Un piccolo Brecht

Mai come in questo caso è da conservare – a futura memoria (se la memoria ha un futuro, direbbe Sciascia) – il libretto di sala, dal quale cavo questa considerazione di Popolizio:

Ho sempre pensato, e ancora di più questa idea si è confermata in me nel corso delle prove, di trovarmi davanti a un piccolo Brecht italiano: anche Brecht divideva i suoi testi in quadri, anche lui impiegava il varietà, i cori, le canzoni, determinati movimenti, per raccontare le sue storie. Questa forma “brechtiana” mi ha permesso di scegliere una chiave grottesca per uno spettacolo che non è mai ideologico, ma sempre teatrale”.

E poi c’è lo straordinario ensemble che calca il palcoscenico. Diciotto attori per circa ottanta ruoli: e che attori e che ruoli! Popolizio sdoppia quello del protagonista, riservando per sé il ruolo di M. come Teatrante, mentre Tommaso Ragno interpreta Benito Mussolini. I pezzi di bravura sono talmente numerosi che quasi ogni cambio di quadro è seguito da un applauso del pubblico.

Una scena dello spettacolo "M Il figlio del secolo". Foto © Masiar Pasquali

Trentuno sono i capitoli in cui è articolata l’ascesa di M., dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento al discorso tenuto alla Camera con la quale si assumeva “la responsabilità politica, morale e storica” dell’assassinio di Matteotti. Le tre ore dello spettacolo scorrono veloci senza che lo spettatore quasi se ne accorga (a dispetto anche della mascherina FFP2 d’ordinanza).

M il Teatrante

Il Teatrante di Popolizio è inquietante per la tranquillità con cui seduce dicendo “le peggio cose”. “Guardali: abitano una casa di morti”, dice all’inizio (e alla fine) di quella che è, appunto, una catabasi, un viaggio nel regno dei morti. In tuta bianca da aviatore macchiata d’olio recita Petrolini che recita Nerone, con tanto di “bravo” e “grazie!”. E io ripensavo a un altro “Teatrante”, quello di Thomas Bernhard portato in scena giusto dieci anni fa da Franco Branciaroli al Piccolo Teatro Grassi.

La mia recensione – perdonatemi l’autocitazione – si apriva con l’aneddoto di Napoleone che si voleva “insegnante” di teatro al grande attore François-Joseph Talma. M come N: due personalità esuberanti, a lungo indecise tra l’arte e la politica. E una volta scelta la politica, l’hanno esercita con il massimo di teatralità possibile, comprendendo bene la psicologia degli individui e delle masse. Tra l’altro Branciaroli è stato uno degli amici a convincere Popolizio a gettarsi nell’impresa di portare a teatro il romanzo di Scurati.

Popolizio ha deciso di non truccarsi da Mussolini, né Ragno rinuncia alla folta chioma. I miei vicini di posto criticavano questa scelta, ma alla presentazione stampa il regista / attore ricordava di aver “già dato”, avendo interpretato “Lui” in stivali e orbace nel film “Sono tornato” di Luca Miniero (2018). Un’altra considerazione: in questo modo diventa più chiaro il messaggio: ciascuno di noi può diventare M.

Applausi per tutti

Tommaso Ragno è un Mussolini compassato, quasi a disagio nel trovarsi a capo del movimento che ha creato e succube della straripante Sarfatti, orgogliosa di averlo sgrezzato a colpi di Gibbon, ghette bianche e congiuntivo. Malinconico e depresso, Benito ritrova energia quando è messo nell’angolo. È una bravissima Sandra Toffolatti a mettersi (e togliersi) i panni della Sarfatti. L’ottimo Paolo Musio è il mefistofelico Italo Balbo, il pavido generale Pittaluga e il combattivo Nenni (oltre che il fin troppo condiscendente signor Sarfatti).

Massimo Popolizio e Tommaso Ragno in "M Il figlio del secolo". Foto di Masiar Pasquali

Da applausi anche le interpretazioni degli altri interpreti principali: dal toccante Matteotti di Raffaele Esposito che si sdoppia nell’erculeo Guido Keller, al camaleontico Tommaso Cardarelli che passa dal “Lenin di Romagna” Bombacci (fucilato a Dongo nell’ultimo capitolo della Repubblica di Salò) a Emilio De Bono, da Marinetti a Umberto Pasella e al Conte Carminati Brambilla. Talento e versatilità fuori dal comune dimostrano anche le prove di Diana Manea, manifestante, donna socialista e Ida Dalser che dà del “puttaniere” a Benito, e di Michele Nani in più ruoli da reporter.

Ma personalmente il ruolo che mi è piaciuto di più è il Gabriele D’Annunzio di Riccardo Bocci (che interpreta altri cinque ruoli!). La sua declamazione su Fiume è degna di essere paragonata alle migliori interpretazioni dell’orazione funebre di Cesare da parte di Marco Antonio.

Chiudo con un’ultima considerazione: più volte, nel corso dello spettacolo, vengono sottolineati i momenti critici nei quali un diverso comportamento o atteggiamento avrebbe potuto modificare il corso della storia. Mette i brividi constatare quante siano state le occasione perse per arrestare la resistibile ascesa di M! Non commettiamo gli stessi errori, ci dice Popolizio.

Saul Stucchi
Foto di Masiar Pasquali

M Il figlio del secolo

uno spettacolo di Massimo Popolizio
dal romanzo di Antonio Scurati
collaborazione alla drammaturgia Lorenzo Pavolini
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
suono Sandro Saviozzi
video Riccardo Frati
movimenti Antonio Bertusi
interpreti: Massimo Popolizio, Tommaso Ragno, Sandra Toffolatti, Paolo Musio, Raffaele Esposito, Michele Nani, Tommaso Cardarelli, Alberto Onofrietti, Riccardo Bocci, Diana Manea, Michele Dell’Utri, Flavio Francucci, Francesco Giordano, Gabriele Brunelli, Giulia Heathfield Di Renzi, Francesca Osso, Antonio Perretta, Beatrice Verzotti

Informazioni sullo spettacolo

Dove

Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi 1, Milano

Quando

Dal 2 al 26 febbraio 2022

Orari e prezzi

Orari: da martedì a sabato 19.30
domenica 16.00
lunedì riposo
Durata: circa tre ore

Biglietti: platea 40 €; balconata 32 €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

www.piccoloteatro.org

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