Libro di congetture e verifiche sul già detto questo Socrate innamorato (UTET 2020), del classicista Armand D’Angour, imperniato su una domanda capitale: quanto sappiamo davvero del filosofo della cicuta, specie della sua giovinezza, quanto è attendibile l’immagine convenzionale che ce ne siamo fatti a partire dal liceo?

Il titolo – presumibili ragioni editoriali a parte – di per sé indizia che si tratta di un lavoro di indizi, di meticolosi – talora ripetitivi – tentativi di ricostruirne snodi e passaggi biografici attendibili, non sempre adeguatamente conformi ai rifacimenti letterari dei suoi primi narratori: si tratti di Aristofane, di Senofonte o – massime – di Platone.
Il primo intanto, D’Angour lo liquida in fretta: non c’è alcun modo di “apprendere qualcosa sul vero Socrate dall’irriverente macchietta delle Nuvole”. La macchietta cui si riferisce lo studioso è il tipo del sofista, carnevalesco affabulatore e imbroglione che nella lettura del perfido Aristofane è l’esatto contrario del quasi contrito filosofo del “conosci te stesso” (lezione come tutti sanno di cui si fece portavoce Platone).
Entrambe le immagini per D’Angour sviano da quella più vera: un uomo che ha poco da spartire con l’ambiente truffaldino dei sofisti ma non disdegna i piaceri del corpo, che ha qualche contezza del dionisiaco, che vive la propria giovinezza senza farsi mancare nulla. Almeno fino a quando sulla scena appare una donna, una di quelle donne che nell’antichità, vera o mitologica (e il confine notoriamente è assai incerto), sconvolge gli equilibri, seduce di brutto e insieme dissemina dubbi capitali.
Ruolo centrale in questo Socrate riveduto (e non sappiamo quanto corretto), riveste infatti la figura di Aspasia. Sebbene l’autore molto indulga nella descrizione del contesto storico prima di avvicinare l’argomento, la narrazione vi si calamita lentamente.
Il filosofo non ha ancora trent’anni quando entra nell’élite di Pericle, si è già ampiamente messo in mostra come soldato, ha già fatto parlare del rapporto speciale che lo lega al più giovane Alcibiade, e ad Atene trova il modo di apprezzare non solo la bellezza e il temperamento ma anche la brillantezza speculativa della compagna del capo – Aspasia sarebbe adombrata nella Diotima di cui nel Simposio Socrate raccoglie il lascito per un concetto dell’amore (e non solo) che poi diventa un paradigma dell’immaginario del pensiero occidentale.
Di lì principia, questa l’ipotesi, la filosofia in Socrate – verrebbe da dire, forzando la mano fino all’illazione, da una delusione sentimentale? Perché Aspasia preferisce tenerselo come caro amico, non di più. Amor platonico, ripetiamo in coro.
Ma torniamo alla giovinezza di Socrate. Per D’Angour sarebbe stata ben più vivace, ricca di storie ed esperienze di quanto non voglia la vulgata che da Senofonte a Platone incide l’immagine arcigna di un uomo eternamente cogitabondo, fisicamente orrendo e tutto concetto e raziocinio (Nietzsche stesso così lo prende e così lo disprezza – non del tutto a torto).
E invece, almeno la prima vita di Socrate non fu così mesta, a partire dalle condizioni economiche della famiglia, meno tristi di quando si dica, ricca di interesse per la musica e la danza; una vita avventurosa, anche – un capitolo è dedicato al Socrate guerriero, abilissimo, dove ovviamente non manca l’episodio, riportato da Platone, del salvataggio eroico del giovane amante Alcibiade (Platone gli fa dire che il loro fosse un amore meramente “spirituale” ma non ci crede nessuno).
Socrate secondo D’Angour (che scava fra carte sepolte, mette a confronto dati e date, rintraccia fonti meno battute, Aristotele compreso) potrebbe persino aver sposato un’altra donna prima della famigerata Santippe, tale Mirto. Potrebbe aver penato per amore, non per le due mogli, va da sé, e forse lì deciso di lasciarsi alle spalle il vecchio uomo, più ebbro, impetuoso, acceso, del Sileno solo esteriore che il solito Platone per bocca di Alcibiade ci ha tramandato – sì che, nuotando nel mare delle congetture, ci permettiamo rispettosamente una seconda illazione: e se del Sileno il vecchio Socrate non avesse mantenuto (e tenuto faticosamente a bada) solo le fattezze in superfice ma anche una luminosa fiammella nel petto?
Michele Lupo
Armand D’Angour
Socrate innamorato
Traduzione di Chiara Baffa
UTET
2020, 224 pagine
19 €