In una delle sue conferenze, l’ormai famoso divulgatore e medievista Alessandro Barbero ha affermato che il medioevo è una definizione impropria di un periodo molto vasto che si fa iniziare con la fine del basso impero romano e che si conclude con la nascita degli stati nazionali. Altri sostengono, con chirurgica precisione, che esso inizi con la deposizione di Romolo Augustolo (476 d.C.) e termini con la scoperta dell’America (1492 d.C.).
In ogni caso, un periodo di tempo talmente ampio da contenere una serie di ere e di eventi più o meno rilevanti che hanno avuto un riflesso (seppur mediato) sulla struttura, sulla cultura e sulla geografia politica dell’Europa, così come la concepiamo al giorno d’oggi.

I caratteri distintivi, comuni a questi dieci secoli di storia affascinante, sono la violenza, l’incertezza e il disordine.
Ne La società feudale, Marc Bloch, uno dei massimi medievisti del XX secolo, parte da questi tre elementi per spiegare l’evoluzione dell’organizzazione sociale che funge da articolato trait-d’union fra la caduta dell’impero carolingio e la creazione delle nazioni. Lo fa analizzando quel variegato complesso di relazioni interpersonali che, seppur uniformate e a volte neutralizzate da una legislazione unitaria di Stato, si rinvengono tutt’ora, non sempre con accezione positiva.
Legami e rapporti
Una volta disgregatasi l’impalcatura realizzata da Carlo Magno, complici le enormi distanze fra centri abitati e la conseguente difficoltà di comunicazione fra il centro di un regno e le periferie, complici ancora le frequenti aggressioni dall’esterno (i Vichinghi penetravano da nord, gli Arabi da sud, gli Ungari da est), complici infine le stratificazioni legislative, l’oblio che portava alla deriva il desueto diritto romano, e la perdita di una lingua comune quale era il latino degli antichi, venne a indebolirsi l’idea e l’efficacia di un’unitarietà di governo.
Pertanto, fra gli individui che abitavano le vaste terre dell’Europa, spopolate da guerre, carestie e pestilenze, soggette alle razzie dei predoni, venne a crearsi una molteplicità di relazioni di dipendenza basate sull’evidenza di rapporti di forza: i deboli cercavano protezione e sostentamento, i forti cercavano servigi. Gli uni offrivano lavoro e fedeltà, gli altri offrivano ospitalità, cibo, difesa dal pericolo. Venne così, parallelamente a una struttura ufficiale (il Regno), qualcosa che oggi potremmo modernamente definire uno stato parallelo, quasi in antitesi con lo Stato centrale, sicuramente più efficace di esso, anche se non privo (specie in epoca primordiale) di abusi, sopraffazioni e prepotenze dovute alla normazione blanda e vaga.
La società feudale analizza quindi questi variegati legami componendo un mosaico non uniforme, sia per quanto riguarda il territorio (vengono analizzate principalmente le realtà di Francia, Germania, Inghilterra e Italia, con qualche rapido sguardo anche sulla Spagna dimezzata dal Califfato arabo), sia per quanto riguarda la forma e la definizione che tali rapporti andavano via via assumendo a seconda della latitudine.
Tramite questo saggio Bloch ci introduce a vocaboli oggi entrati nel linguaggio comune, spiegandone l’origine: accasamento (ossia l’abitare presso la casa del potente di turno, godendone l’ospitalità in cambio di servigi più o meno gravosi), vassallaggio, omaggio (il francese hommage, dal latino homo, che indica il vero e proprio possesso che un potente vantava su un uomo comune), feudo (dal latino fœdus, ossia un accordo di alleanza), tenure (termine inglese che indicava una ricompensa spesso espressa con un appezzamento di terra coltivabile, o un’occupazione stabile), taglia (un prelievo forzoso da parte del signore sui raccolti dei vassalli), avogadro (poi avvocato, il protettore laico di una comunità religiosa organizzata secondo il sistema feudale), signoria, amor cortese (ossia l’espressione del sentimento propria del cavaliere, che successivamente ispirerà lo Stilnovo).
Il rito dell’omaggio
Ancora, Bloch illustra la differenza fra cavalieri (coloro che potevano, all’origine, dotarsi di un cavallo e dell’armatura) e i sergenti (soldati mal attrezzati; il termine fu successivamente utilizzato per indicare funzionari che svolgevano mansioni di secondo piano), introducendo il concetto di nobiltà e della conseguente modalità di vita del nobile.
Inoltre, è descritto il primordiale rito dell’omaggio, liturgia durante la quale un uomo offriva a un potente la propria sottomissione e la propria fedeltà. Il momento dell’unione delle mani e del bacio in bocca non può non riportare a quello fino a poco tempo fa (e forse ancora oggi) in voga presso Cosa Nostra. E proprio alla mafia viene da pensare man mano che si esaminano termini e dinamiche proprie di quell’epoca: in pratica la mafia non è altro che il retaggio feudale che sopravvive nella struttura moderna. In assenza di uno Stato forte e lineare, l’individuo debole e bisognoso cerca protezione presso il potente locale in cambio di fedeltà e di servigi. Chi ha concepito lo Stato italiano nel 1861, e chi lo ha governato fino ad oggi, ha forse trascurato questa rilevante dinamica.
Il saggio, che giunge fino all’Impero e alla nascita dei Comuni (episodio endemico della Lombardia, estremamente interessante dal punto di vista politico), scorre in modo fluido, salvo alcuni passaggi in cui esso è inevitabilmente ostico anche a causa del linguaggio proprio dei primi del Novecento utilizzato sia da Bloch che dalla sua traduttrice, Bianca Maria Cremonesi. La Piccola Biblioteca Einaudi dovrebbe a mio parere prevederne una nuova edizione con una traduzione rinnovata che renderebbe molto più scorrevole la lettura.
Ciò che se ne trae è l’immagine di un periodo per nulla buio, a dispetto del luogo comune sul Medio Evo, estremamente fecondo per quelle che sono le istituzioni che in esso hanno trovato humus e semi, germogliati poi in epoche successive.
Un periodo, in definitiva, vivo non solo da un punto di vista artistico (aspetto che Bloch non ha interesse a esplorare), ma anche giuridico e politico.
Simone Cozzi
Marc Bloch
La società feudale
Traduzione di Bianca Maria Cremonesi
Einaudi
Varie edizioni