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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Psycho”: uno dei capolavori di Alfred Hitchcock

21 Ottobre 2023

“Psycho”: uno dei capolavori di Alfred Hitchcock

È arrivato il momento di affrontare un altro grande del cinema. Di sir (il 31 dicembre del 1979 è stato insignito del titolo di Cavaliere Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico) Alfred, ho scelto Psycho, ma spiegherò il perché nella prossima puntata.

Se chiedessi a qualcuno un giudizio su Hitchcock, penso che la sua risposta sarebbe che è stato un grande maestro nell’arte della suspense. Ma questo non è del tutto esatto, perché Hitch è andato al di là del genere giallo o thriller e il suo mondo immaginario ha avuto modo di esprimersi anche in altre tipologie. Senza dimenticare che il suo stile è facilmente riconoscibile, nelle inquadrature, nel montaggio e nelle sequenze.

E dire che la critica, inizialmente, non aveva compreso la sua grandezza. C’è voluta la Nouvelle Vague per scoprirlo e dargli il posto che merita nella Settima arte. In particolare, nel 1966, esce un libro fondamentale per studiare l’opera di Hitchcock: l’intervista concessa a François Truffaut [vedi: La signora della porta accanto] nell’agosto del 1962, in cinquanta ore di colloquio (al maestro francese serviranno quattro anni per mettere insieme il materiale registrato e trascriverlo).

Poster del film "Psycho" di Alfred Hitchcock (da Wikipedia)

Qualche breve notizia sulla vita di sir Alfred. Nasce nel 1899 nella parte orientale di Londra. I genitori sono di religione cattolica e lo mandano a studiare presso un istituto di gesuiti. Dopo i primi lavori per una compagnia telegrafica, segue corsi di disegno all’Università di Londra (vedi nota sullo storyboard) ed entra nel mondo della pubblicità. Da qui, passa al campo cinematografico.

Nel 1924 viene mandato a Berlino e in questa occasione conosce Friedrich Wilhelm Murnau e il cinema espressionista (Fritz Lang e Paul Muni). Da questa scoperta deriva la dimensione onirica e metafisica caratteristica dei suoi thriller. Tuttavia, la vera scossa alla sua carriera è data dal trasferimento negli USA. Nel 1940 approda a Hollywood e fino al 1976 gira trenta film, trai quali i suoi riconosciuti capolavori.

Un film è la vita a cui sono state tagliate le parti noiose.”

(A. Hitchcock)

In America perfeziona il suo stile: come dice lui stesso “passa dalla sensazione del cinema, alla formazione delle idee”. Idee che poi hanno fatto di Hitch un caso unico. Se dovessi approfondirne ognuna, servirebbero altre migliaia di battute.

A me preme invece far rilevare come non siano patrimonio soltanto del noir, ma possano essere applicate a molti altri generi: un esempio è l’analisi che sir Alfred fa delle ossessioni mentali, con i dubbi, i sensi di colpa, le ambiguità morali. Senza dimenticare che – grazie alle inquadrature e al montaggio – quanto appare ai nostri occhi può sembrare vero e falso, normale o inquietante. Tutto condito da quello che in inglese viene chiamato understatement, cioè la capacità di presentare avvenimenti, a volte anche drammatici, sempre con un tono leggero.

In un buon film il sonoro potrebbe sparire e il pubblico avrebbe comunque un’idea chiara di cosa stava succedendo.”

(A. Hitchcock)

E, per tornare ai meandri della mente, Psycho.

Il soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch che – a sua volta – si basa sulle vicende reali del serial killer Ed Gein. La sceneggiatura è di Joseph Stefano e la musica di Bernard Herrmann.

A proposito della musica, nella celebre scena della doccia, in un primo momento Hitch non voleva che fosse accompagnata da alcun commento musicale, ma cambiò idea dopo aver sentito la composizione di Herrmann, fatta con archi che, stridendo, somigliano quasi a grida umane.

Restando in ambito musicale, come curiosità, posso ricordare che la colonna sonora iniziale è stata poi usata quale sigla della trasmissione tv Quarto grado andata in onda su Rete 4.

Dall’intervista che citavo rilasciata a Truffaut, il regista francese ha descritto la forma di Psycho come una scala dell’anormale: innanzitutto una scena di adulterio, poi un furto, poi un delitto, due delitti e infine la psicopatia.

Nonostante varie vicissitudini prima di girare il film, questa pellicola rappresenta il maggior incasso commerciale di sir Alfred: ha incassato solo negli Stati Uniti 32 milioni di dollari, con un budget di poco più di 800 mila dollari.

Candidato a quattro premi Oscar, non ne ha ricevuto alcuno, anche se Psycho nel 1998 è stato inserito dall’American Film Institute al diciottesimo posto tra i migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

C’è qualcosa di più importante della logica: l’immaginazione.”

(A. Hitchcock)

Note e osservazioni

Quando Hitchcock sta girando come aiuto regista L’ultima danza (1923), conosce Alma Reville (sua coetanea, nata il giorno dopo Alfred), di professione montatrice. Da quella collaborazione ha origine una storia d’amore (si sposeranno nel 1926), durata fino alla morte.

Correttamente sposato è solo l’uomo che capisce ogni parola che la moglie non ha detto.”

(A. Hitchcock)

A proposito della morte: a Capodanno del 1980 – come detto – Hitchcock riceve dalla regina Elisabetta II il titolo di baronetto; dopo quattro mesi viene ricoverato in ospedale e il 29 aprile muore per problemi cardiaci e renali a Bel Air, Los Angeles. Il suo corpo viene cremato e le ceneri sparse nell’oceano Pacifico.

Sir Alfred era uno dei pochi registi che, prima di girare delle scene, si presentava con degli storyboard disegnati da lui. Storyboard è un termine inglese che letteralmente significa tavola della storia: in realtà si tratta di una serie di fumetti che presentano in ordine cronologico come dovrebbero essere girate le varie inquadrature di un film.

È cosa risaputa che Hitchcock (fatta eccezione per i primi lavori giovanili) si divertiva a mostrarsi nei suoi film. Spesso è necessario guardare con molta attenzione le immagini per scoprire dove abbia deciso di inserire il suo cameo. Questa moda è stata poi seguita da diversi altri registi, come ho fatto notare in mie precedenti recensioni.

La riconosciuta maestria tecnica di Hitchcock è omaggiata (ovviamente a partire dagli autori della Nouvelle Vague) da tanti altri registi: Tarantino, Spielberg, Scorsese, Allen etc… Nel genere noir, da Dario Argento, su tutti: “Io gli volevo tanto bene. Ogni volta che facevo un film pensavo: chissà se Hitchcock lo vedrà. Chissà se gli piacerà”.

Dal 1955 al 1962 produce e dirige per la televisione una serie di telefilm (Alfred Hitchcock presenta): ne vengono trasmesse una ventina di puntate.

In Psycho, la casa dietro il motel prende ispirazione da un dipinto di Edward Hopper (Casa lungo la ferrovia) del 1925. La costruzione da cui ha preso spunto Hopper si trova nel villaggio di Haverstraw, NY, ed è ancora lì.

L S D
L’immagine del poster è presa da Wikipedia.

Psycho

  • Regia: Alfred Hitchcock
  • Soggetto: Robert Bloch
  • Sceneggiatura: Joseph Stefano
  • Interpreti: Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Balsam, John McIntire, Simon Oakland
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