Vivian Maier: chi era costei? Confesso di non aver mai incrociato il suo nome finché non lessi, qualche mese fa, un articolo sul quotidiano spagnolo El País dedicato a un’esposizione di sue fotografie. Così quando ho scoperto di avere una sua mostra a portata di mano, ho deciso di non perdermela.
E la raccomando anche a voi: avete tempo fino al 31 gennaio per visitare Vivian Maier. Una fotografa ritrovata. La sede espositiva è Forma Meravigli, nell’omonima Galleria del centro di Milano.
Tata di mestiere, fotografa per passione, non abbandonava mai la macchina fotografica, scattando compulsivamente
Ce la presenta così la breve biografia riprodotta sul pannello introduttivo, ricordando che la sua “seconda vita” prende avvio meno di dieci anni fa, quando nel 2007 John Maloof acquista parte del suo archivio a un’asta. Una mole di lavori mai esposti al pubblico, composta da qualcosa come 150 mila negativi e 3 mila stampe.
In mostra sono esposte 120 fotografie in bianco e nero degli anni Cinquanta e Sessanta, alcune immagini a colori dei Settanta e alcuni filmati in Super8, il tutto realizzato a New York e Chicago, le città in cui Vivian Maier visse e lavorò.
La prima sua immagine che vediamo è un autoritratto disegnato dalla sua ombra sul marciapiede. Di fronte ce n’è un altro, ottenuto dal riflesso sulla superficie convessa di un innaffiatore (?) da giardino, una sorta di omaggio al Van Eyck del Ritratto dei coniugi Arnolfini oggi conservato alla National Gallery di Londra.
Le immagini seguenti raccontano micro episodi di vita quotidiana, di strada, con tante gambe e tante mani. Numerosi sono gli scatti dedicati ai bambini, che ridono o che fanno i capricci, da soli o con adulti. Poi ci sono persone in attesa dei mezzi pubblici, uomini che leggono il giornale in treno…
Ciascuna fotografia è un piccolo saggio di storytelling visivo, come quella che raffigura due uomini che guardano una vetrina, uno così alto da attirare lo sguardo incuriosito delle persone ferme per strada.
Un’altra è intitolata “Donna armena che discute, Lower East Side, New York, settembre 1956″. Chissà di cosa discutesse, mentre un poliziotto le teneva le mani con le sue, non sappiamo se per rincuorarla o per placarla. Lei ha gli occhi chiusi e la testa sollevata, quasi nel tentativo di ridurre la differenza d’altezza con l’agente.
Da un edificio posto dall’altra parte della strada Vivian ha catturato un’altra scena che ci pare enigmatica. A farle da cornice è una finestra aperta del locale Chop Suey che lascia intravedere il pranzo di due uomini. Anzi, di uno solo, perché l’altro, vestito in giacca con tanto di farfallino non mangia. Cosa si stavano dicendo? Non lo sapremo mai, così come non sapremo mai le parole che si sono scambiati la donna e l’uomo fotografati in un ristorante di New York nell’aprile del 1953. La coppia sembra giunta a fine pranzo, viste le briciole e la tovaglia stropicciata. Lei ha la veletta tirata sui capelli e con entrambe le mani tiene la destra di lui, un soldato in uniforme. Una storia in una foto.
E poi numerosi autoritratti, come quello del febbraio 1955, catturato nella lastra di specchio che un operaio sta maneggiando (frequenti sono i giochi di specchi nelle foto di Vivian Maier) e un altro a colori realizzato dieci anni dopo a Chicago, giocando con il riflesso di una vetrina.
Le foto a colori sono paradossalmente più datate di quelle in bianco e nero, pur essendo più recenti. Paradossalmente, ma non tanto, a pensarci bene: il bianco e nero ha la forza magica di resistere meglio al trascorrere inarrestabile del tempo.
Un altro autoritratto, questa volta a colori (scattato nel giugno 1975 a Chicago), ci restituisce l’ombra di Vivian proiettata sull’erba verde trapunta di fiorellini gialli. Idealmente chiude il cerchio dell’esposizione.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Autoritratto, giugno 1953
© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York - Florida, 7 aprile 1960
© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York - New York Public Library, New York, 1952 ca.
© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York
VIVIAN MAIER. UNA FOTOGRAFA RITROVATA
Fino al 31 gennaio 2016
Orari (prolungati dal 18 gennaio): tutti i giorni dalle 11.00 alle 21.00; giovedì dalle 12.00 alle 23.00
Biglietti: intero 8 €, ridotto 6 €
Forma Meravigli
Galleria Meravigli 5
Milano
www.formafoto.it
-
Vivian Maier. Una fotografa ritrovata
- Autore: John Maloof
- Copertina rigida: 285 pagine
- A cura di: H. Greenberg
- Traduzione: A. B. Aureli
- Editore: Contrasto (3 settembre 2015)
