Fino al 16 febbraio 2025 si potrà visitare al Museo del Prado di Madrid la mostra La bottega di Rubens. È ospitata nella sala 16 B dell’edificio Villanueva, ovvero il corpo principale del museo, accanto alla Galleria che prende il nome dall’artista fiammingo.
Curata da Alejandro Vergara, capo del dipartimento di Conservazione dell’Area di Pittura fiamminga e delle scuole del Nord, presenta al pubblico una trentina di opere che si possono suddividere in tre gruppi: quelle realizzate dal maestro, quelle dai suoi aiutanti e quelle in collaborazione.
Buona parte di esse appartiene allo stesso Prado, ma ci sono anche prestiti internazionali importanti. Il ritratto della seconda moglie Hélène Fourment con i figli Clara-Johanna e Frans, per esempio, è stato concesso dal Louvre di Parigi, mentre una versione del Ritratto di Anna d’Austria, regina di Francia, viene da una collezione privata di Vienna.

I due dipinti, accostati, campeggiano al centro della parete lunga, in posizione di rilievo. Vanno osservati con grande attenzione. C’è addirittura un piccolo test per i visitatori, attivabile inquadrando il codice QR presente nella didascalia (ricordiamo che al Prado è vietato fotografare!). Viene chiesto quale delle due opere sia l’originale e quale la copia. Piccolo consiglio / spoiler: non fatevi ingannare dalla cornice, così come un libro non si giudica dalla copertina… Io ho azzeccato la risposta giusta!

Sui lati corti della sala, in cui le luci sono puntate scenograficamente sulle opere per lasciare l’ambiente in ombra, si possono ammirare grandi tele di tema mitologico: Achille scoperto da Ulisse e Diomede (1617-1618), Mercurio e Argo (dipinta una ventina d’anni dopo, tra il 1636 e il 1638).
Al centro è allestita, come uno scenario, la postazione di lavoro dell’artista, l’ambiente in cui dipingeva e disegnava, circondato dalle sue cose e dall’odore di trementina per pulire i pennelli, appositamente riprodotto perché i visitatori si calino in una visita multisensoriale.

Interessanti le citazioni trascritte sulle pareti. Danno l’idea del lavoro di collaborazione che si svolgeva nella bottega, ma anche ribadiscono l’assoluta consapevolezza del proprio valore che aveva Rubens.
In una, datata 1618, il maestro così si rivolgeva a un ospite qui non menzionato: “Sua eccellenza non deve pensare che gli altri quadri sono solo copie, perché sono stati così ritoccati dalla mia mano che sono difficilmente distinguibili dagli originali”. Tre anni più tardi, non mostrava alcuna remora a dichiarare: “Se avessi dipinto il quadro da solo, sarebbe costato il doppio”.
Quella di Rubens non era una bottega artigianale, bensì un’impresa organizzata in modo sorprendentemente moderno e soprattutto efficace. In uno dei pannelli esposti nella Galleria si legge un dato stupefacente: durante la sua carriera, lunga una quarantina d’anni (Rubens morì a 62 anni nel 1640), l’artista realizzò qualcosa come millecinquecento dipinti! Non avrebbe potuto essere così prolifico senza la collaborazione di una squadra ben organizzata.
A Frans Snyders, per esempio, si rivolgeva per gli animali, come quelli che occupano buona parte della tela intitolata Il riconoscimento di Filopemene, datata al 1609-1610, appartenente alle collezioni dello stesso Prado.
Le opere sono state selezionate per esemplificare le procedure di lavoro nella bottega e il grado di partecipazione del maestro, dalla paternità totale giù giù fino alla piccola correzione finale, tanto per poter affermare che fosse – e vendere come – “un Rubens”.
Ci sono così micro-sezioni che mostrano due opere non completate; un quadro di Rubens accanto a uno di un aiutante; opere del maestro con interventi di specialisti, come il già citato Snyders; un bozzetto di Rubens accanto a una versione di bottega (sul tema dei bozzetti di Rubens il Museo del Prado aveva organizzato una mostra nel 2018).
Impossibile separare la mostra da quanto è esposto fuori, non soltanto nella Galleria Rubens, ma anche al secondo piano. Leggendo didascalie e pannelli di sala si apprendono molte informazioni e curiosità.
Alla monumentale tela dell’Adorazione dei Magi (misura quasi 5 metri in larghezza per 3 metri e mezzo in altezza) Rubens tornò a mettere mano dopo vent’anni dalla realizzazione, portata a termine – da intendersi dunque solo in senso parziale – nel 1609. Un salto in avanti di altri dieci anni ci porta al periodo di lavorazione di Perseo libera Andromeda, opera iniziata nel 1639 e conclusa nel 1641 da Jacob Jordaens dopo la morte del maestro.
Tra le altre cose, questa piccola grande mostra insegna a leggere con attenzione e fino in fondo le didascalie, senza limitarsi al nome dell’autore riportato all’inizio. Si prenda l’opera Diana e le sue ninfe sorprese da satiri, esposta nella Galleria: è assegnata al solo Rubens, ma leggendo il testo scopriamo che Snyders dipinse i trofei in primo piano e Jan Wildens il paesaggio. Un lavoro di squadra, dunque, ma il talento del maestro è inconfondibile.
Saul Stucchi
Didascalie:
- Peter Paul Rubens
Anna d’Austria, regina di Francia (1622 circa)
Olio su tela
Madrid, Museo Nacional del Prado - Peter Paul Rubens e bottega (Antoon van Dyck?)
Achille scoperto da Ulisse e Diomede (1617-18 circa)
Olio su tela
Madrid, Museo Nacional del Prado
La bottega di Rubens
Informazioni sulla mostraDove
Museo del PradoPaseo del Prado, Madrid
Quando
Dal 15 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025Orari e prezzi
Orari: da lunedì a sabato 10.00 – 20.00Domenica e festivi 10.00 – 19.00
24 e 31 dicembre, 6 gennaio 10.00 – 14.00
Chiuso 25 dicembre e 1° gennaio
Biglietti: intero 15 €; ridotto 7,50 €