Sarà che ho un debole (ma un debole molto forte) per “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov. Sarà che questo romanzo è un libro diverso dagli altri. Sarà quel che sarà, sta di fatto che la riscrittura teatrale di Letizia Russo diretta da Andrea Baracco mi ha profondamente commosso. E sono contento di aver visto lo spettacolo appena in tempo, all’ultima replica milanese, andata in scena ieri, 27 ottobre, al Piccolo Teatro Strehler (gremito).

Non ci sono comprimari. Tutti gli attori contribuiscono al successo e si meritano i calorosi applausi del pubblico. Ma su tutti – naturalmente – c’è lui: Michele Riondino nel ruolo di Woland. Il Joker de noantri. E lo dico con il massimo rispetto, tanto che sono stato tra quegli spettatori che gli hanno tributato una standing ovation, sulle note di Sympathy for the Devil (a quel punto inevitabile e azzeccatissima).
Riondino “è” Woland. Demoniaco e angelico, ironico e sarcastico, in fondo un gran sentimentalone. Un povero diavolo. “Io sono una parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene” è la citazione dal “Faust” di Goethe che Bulgakov ha messo in esergo al suo capolavoro.
Gli fanno da corona Federica Rosellini nei panni, e senza i panni, di Margherita e Francesco Bonomo che si sdoppia nei ruoli del Maestro e di Ponzio Pilato (non avevo mai posto molta attenzione alla sovrapposizione tra le due parti… Ecco, il teatro serve anche a questo: ad approfondire un testo, a scoprire letture allo spettatore inedite).
E poi gli attori che interpretano la corte squinternata di Woland, ovvero Giordano Agrusta come il gattone Behemot, Carolina Balucani come Hella (ma anche Praskoy’ja e la disperata Frida) e Alessandro Pezzali come Korov’ev. E ancora il polacco Oskar Winiarski che recita i ruoli di Ivan e di Ieshua: il particolare accento dona alla sua recitazione un tono di straniamento perfetto per la figura di Gesù, “corpo estraneo” per eccellenza.

Senza tralasciare Caterina Fiocchetti (la Donna che fuma e la cameriera / strega Natasha), Michele Nani (Marco l’Ammazzatopi e il simpaticissimo Varenucha), Francesco Bolo Rossini (come Berlioz e Lichodeev e Levi Matteo) e Diego Sepe, ultimo solo per ordine alfabetico, come Caifa, Stravinskij e Rimskij.
Almeno una citazione anche per Marta Crisolini Malatesta che ha curato i bei costumi e le scene (un incastro diabolico!). Il disegno delle luci è firmato invece da Simone De Angelis: ha fatto un lavoro encomiabile, perfetto per un’opera che molto gioca sugli effetti del chiaroscuro.
La scena di Margherita che stringe il patto con Woland mi ha fatto pensare alla Lady Macbeth illuminata dalla torcia in un celebre dipinto di Füssli. Altro momento particolarmente emozionante è quando Korov’ev inchioda Margherita recitandole alcune righe del romanzo del Maestro: “Le tenebre venute dal Mediterraneo coprirono la città odiata dal procuratore…”. Da brividi.
E nella memoria mi rimarrà Margherita che si dondola sull’altalena, con la sala dello Strehler trasformata nel cielo di Mosca. E la risata – diabolica, ça va sans dire – di Woland. E il continuo aprirsi e chiudersi di porte e usci. E il lungo mantello del procuratore della Giudea Ponzio Pilato…
No, i manoscritti non bruciano, ma continuano ad ardere. Per nostra fortuna!
Saul Stucchi
Dal 15 al 27 ottobre 2019
Il Maestro e Margherita
di Michail Bulgakov
riscrittura Letizia Russo
regia Andrea Baracco
con Michele Riondino, Francesco Bonomo, Federica Rosellini, Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe, Oskar Winiarski
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Simone De Angelis
musiche originali Giacomo Vezzani
aiuto regia Maria Teresa Berardelli
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
Piccolo Teatro Strehler
Largo Greppi 1
Milano
Informazioni: