La narratrice di Lo dice Harriet dell’inglese Beryl Bainbridge (traduzione di Massimo Bocchiola per Astoria, 2025) è una studentessa inglese di 13 anni. Lei e la sua amica meno innocente, Harriet, decidono di fare esperienza della vita.
Così, tornate a casa per l’estate in un villaggio costiero del Lancashire, le ragazze scelgono di indagare sulla vita degli adulti. Su un quaderno scrivono quello che osservano intorno a loro. Alla fine, vista la vita ordinaria delle persone iniziano a inventare. A immaginare e scrivere frasi e considerazioni altisonanti di un mondo che esistite solo nella loro mente.
Questo fino a quando gli occhi di Harriet non si soffermano su un uomo di mezza età di nome Peter Briggs, che soprannominano, in onore di Pietro il Grande, “lo Zar”. «Leggermente trasandato, sempre elegante, ci ha superato con aria malinconica per tutti i giorni della nostra crescita», così lo descrivono.

Il rapporto che lega la narratrice a Harriet è ambiguo. In qualche modo feroce, l’una ha bisogno dell’altra per sopravvivere. L’una (la narratrice) è insicura per il suo corpo che non è né snello né ancora ben delineato e che ha ancora qualcosa della bambina che è stata. L’altra (Harriet) sembra una ribelle, o almeno si rappresenta così: irriverente e sfacciata, conoscitrice dell’amore perché ha raccontato di aver baciato un ragazzo durante un breve allontanamento dal villaggio costiero.
Così la giovane narratrice, quasi a dimostrare qualcosa più all’amica che a se stessa, decide di sedurre lo Zar. Questa idea è accolta con favore da Harriet, che escogita modi per spiare la solitudine e i segreti dell’uomo.
Le ragazze lo seguono nelle sue passeggiate serali verso il mare. Lo spiano. Cercano frammenti della sua vita e vogliono trovare dei segreti, che l’uomo non ha. Sbirciano persino dalle finestre di casa sua e guardano la sua corpulenta moglie inchiodarlo «come una falena sul divano» e «avvelenarlo» lentamente, «allevandolo e pugnalandolo convulsamente» con il suo «amore sfrenato».
Questo avvenimento porta la narratrice a odiare la signora Briggs per aver rivelato «l’inimmaginabile come qualcosa di pietoso; una funzione priva di dignità e significato come lavarsi i denti». Harriet, che lo Zar chiama «il Male», decide che deve essere punito per aver sopportato passivamente un “peccato”.
L’unico modo è spingersi oltre, provocarlo e vedere come reagirà l’uomo alla seduzione. Per questo, una sera, Harriet chiude a chiave l’amica nella chiesa locale con l’uomo. Qualche giorno dopo la narratrice continua nell’opera di seduzione. Non immagina neanche che l’uomo possa lasciarsi sedurre o approfittare di lei. No, Peter Briggs non dice o fa nulla di particolare dopo averla posseduta.
La narratrice finisce per sedurre l’uomo. E “superare” così Harriet, che rimane turbata da quanto ha fatto la sua amica. Harriet, nonostante si comporti in modo spavaldo, non riuscirebbe a compiere quanto fatto, in modo del tutto innocente e “da subalterna” della narratrice.
Sono gli adulti di questa storia a essere sedotti. Ma la scrittrice spinge verso l’ambiguità. Ambiguo è il rapporto delle due ragazzine, ambigui sono i sentimenti e i modi di fare dell’uomo che cede alla ragazzina. Non sappiamo se Peter Briggs sia innamorato di una ragazzina, se in lui si nasconda un predatore o se il suo sia un atto di cui ignora il senso.
Il racconto si discosta dal solito modo di raccontare l’adolescenza. E fa emergere un lato dell’adolescenza che la società non vuole essere vedere o raccontare. Ciò che disturba è che Beryl Bainbridge lasci al lettore stabilire al lettore se l’uomo sia un predatore o una vittima.
Il linguaggio, sebbene semplice, ha spesso l’effetto della poesia, soprattutto nei monologhi languidi e dolorosi dello Zar “condannato” dalla vita a una vita monotona e priva di ambizione.
Lo dice Harriet si colloca certamente, per contenuto, al livello dei libri che raccontano di adolescenti che vogliono fare del male. E si inserisce in un filone letterario che va dalla Lolita di Nabokov, alla sottile seduzione non del tutto definita dell’adolescente de La morte a Venezia di Thomas Mann. Passa per la Lidia Ravera de Il freddo dentro (che non è un vero e proprio romanzo), per Certi bambini di De Silva, per Beduina di Alicia Erian. E finisce per giungere alla recente serie Netflix Adolescence diretta da Philip Barantini.
Il romanzo è stato pubblicato nel 1972.
Claudio Cherin
Beryl Bainbridge
Lo dice Harriet
Traduzione di Massimo Bocchiola
Astoria Edizioni
2025, 208 pagine
18 €