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Voi siete qui: Biblioteca » “Gli Stramer” di Mikołaj Łoziński: c’era una volta in Polonia

24 Dicembre 2023

“Gli Stramer” di Mikołaj Łoziński: c’era una volta in Polonia

S’intitola Gli Stramer l’affascinante romanzo dello scrittore polacco Mikołaj Łoziński (tradotto da Francesco Annichiarico per Bottega Errante Edizioni, 2023). Il libro racconta la storia di una famiglia ebrea, gli Stramer appunto, che dall’America partono e tornano a Tarnów, una cittadina polacca vicino a Cracovia.

Il sogno americano si è presto sgretolato tra le mani di Nathan, il capofamiglia. Gli affari non sono andati come sperava. Così ha deciso di ricominciare in Europa, dopo alcuni anni trascorsi a New York. Nathan ha cercato di arricchirsi, di trovare la sua strada. Ma il suo destino è quello di fallire. Le cose, una volta raggiunta la Polonia, non sembrano migliorare: Nathan, per quanto ci metta l’impegno, non sembra tagliato per gli affari. Fallisce la sua caffetteria in una strada del centro; falliscono i suoi investimenti. Fallisce la sua vita, miseramente, in un campo di concentramento.

Quello che, però, Nathan riesce a fare è costruire una solida famiglia e vivere con la moglie, Rywka, che riesce sempre a perdonare i suoi tracolli finanziari, e a stargli accanto. La casa, in cui la famiglia vive, comprende solo due stanze in una delle vie più povere di Tarnów.

Mikołaj Łoziński, Gli Stramer, Bottega Errante Edizioni

Rywka è il centro della famiglia: veglia su ognuno e da ognuno si fa raccontare il mondo. Sembra una donna esclusa e costretta in casa, ma leggendo si capisce l’amore che questa donna nutre per la sua famiglia («chi mai avrebbe potuto permettersi di andare al cinema con sei figli, o addirittura in libreria?», «lei preferiva ascoltare. E ascoltandoli, si sentiva come se fosse lei a sedere in una sala o leggere al lume di una lampada»).

Nathan e la moglie non si rendono conto che la Polonia è una terra che diventa ‒ lentamente ma inesorabilmente ‒ ostile e feroce, tanto da considerare gli ebrei come estranei. Nel libro si parla di pogrom, ma come qualcosa che è successo molti (non si sa quanti con precisione) anni prima. Si accenna all’antisemitismo, ma è qualcosa che si trova fuori dal mondo in cui vive la famiglia Stramer.

Sembra, dalle loro parole e dai fatti raccontati, che l’antisemitismo riguardi solo una piccola parte di persone («non parlano mica di noi» quelli con cui ce l’hanno sono gli ebrei poveri e «straccioni di Grabòwka» dicono a un certo punto).

La comunità ebraica sembra convivere con quest’odio senza rendersi conto che è qualcosa di diffuso e molto più radicato di quello che pensano. In questo senso a Łoziński va il merito di aver ricostruito un mondo che tutto si aspettava tranne che i lager. E quando gli ebrei hanno compreso che cosa stava succedendo intorno a loro, era ormai troppo tardi: non c’era più tempo o modo di fuggire. Gli Stramer racconta, quindi, l’incapacità di “vedere il male” e di evitare le “trappole della storia”, che la Storia costruisce per il singolo.

L’intento dello scrittore rimane quello di raccontare una famiglia, la vita degli ebrei nella Polonia tra le due guerre, e i legami che la tengono unita, non la Storia o il contesto sociopolitico. Per questo ci sono descrizione dell’infanzia e dell’adolescenza dei ragazzi e delle ragazze Stramer. Ci sono le loro scelte di vita e i loro sbagli.

Il romanzo è composto da tante tessere di mosaico: capitoli brevi che raccontano episodi. Le visioni, i pensieri e le speranze di ognuno degli otto componenti della famiglia si intrecciano per costruire un mondo. Un mondo nato dalla volontà e dalla rappresentazione.

I figli di Nathan si sentono ebrei; sono andati alla scuola ebraica; parlano yiddish e polacco ma, a un certo punto, scelgono di vivere come i loro connazionali non ebrei. Hanno moglie, un’amante, hanno figli fuori dal matrimonio (come accade a Rudek), credono e si dichiarano comunisti (come fa Salek), vanno addirittura a convivere (o come si dice nel romanzo a «vivere nel peccato» come fa la figlia maggiore, Rena, che va a vivere con l’avvocato Zawadowski). Questo per dire che gli Stramer, a differenza di altri ebrei, sono integrati. E si sento polacchi.

Le informazioni temporali si profilano un po’ alla volta. A metà del libro si fa riferimento al 1927, poco oltre si capisce, perché detto, che anche in quella piccola città sono arrivati gli anni Trenta. La storia piomba nelle esistenze dei personaggi in modo straniante e quasi irreale. Questo è quello che pensa Rudek, quando inizia l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista («eppure la sera prima era tornato come al solito in tram. E ora volavano aerei che sganciavano bombe»). In questo è molto bravo Mikołaj Łoziński nel far pensare ai lettori che la Storia non esista, per poi, all’improvviso, farla entrare con ferocia nella vita degli personaggi.

Lo scrittore si inserisce in un filone narrativo ben preciso, che descrive la storia ebraica un momento prima delle deportazioni (cosa che fanno Isaac Bashevis Singer, Edgar Hilsenrath nel bellissimo Notte) e il dopo i lager (raccontato nel romanzo intitolato Fiasco del Premio Nobel Imre Kertész).

I personaggi mostrano le proprie sicurezze e le proprie ambiguità. Si passa dai fallimenti imprenditoriali di Nathan Stramer, tremendo quanto instancabile commerciante, agli insuccessi scolastici e matrimoniali dei figli, alle costanti difficoltà economiche che vivono e affrontano senza tregua. Gli Stramer sono antieroi, sono una famiglia vivace, come tante, fragile ma capace di raccontare la loro identità ebraica e polacca.

Łoziński sa raccontare una storia ordinaria, ma al contempo autentica che affascina il lettore e gli permette di comprendere come l’antisemitismo sia stato qualcosa di ben radicato in Polonia (ma anche purtroppo in tutta l’Europa). 

Claudio Cherin

Mikołaj Łoziński
Gli Stramer
Traduzione di Francesco Annicchiarico
Bottega Errante Edizioni
Collana Radar
2023, 379 pagine
19 €

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