Sono passati cento anni dalla rivoluzione russa. E allora ricordiamo Marx. Anzi, esageriamo: non uno, ma cinque Marx! Lo faremo rievocando il film “Una notte all’opera” di Sam Wood (1935).
Diciamo subito che la pellicola è solo un pretesto per poter parlare dei Marx Brothers. In origine, i fratelli Marx prestati all’arte erano cinque (Chico, Harpo, Groucho, Gummo e Zeppo). Gummo, però, lasciò ben presto il gruppo per dedicarsi ad attività imprenditoriali e lo stesso fece non molto dopo anche Zeppo, affiancandosi nel lavoro al fratello.
I soprannomi
La leggenda racconta che i curiosi soprannomi erano stati loro affibbiati durante una partita a poker, nel 1915: così Chico (Leonard) deriva da “chicks” (nello slang americano le chicks sono le ragazze, passione del nostro); Harpo (Adolph) viene da “harp” (arpa, strumento che il fratello finto-muto suonava); Groucho (Julius Henry) viene da “grouchy” (brontolone); Gummo (Milton), da “gummy shoes” (soprascarpe da lui usate); Zeppo (Herbert) è di origine incerta secondo Luca Martello, autore di una monumentale biografia dedicata ai cinque fratelli.
A spingerli sui palcoscenici teatrali, prima che sul grande schermo, era stata la madre (loro futura manager). Dopo anni di gavetta da uno stato all’altro degli U.S.A., arrivò finalmente il successo nel 1929 con “The Coconoats” (uno dei primi film sonori della storia).
[codice-adsense-float]Grazie al loro umorismo anarchico e surreale, i Marx Brothers non risparmiano niente nella loro opera di dissacrazione e -in modo particolare- si scagliano contro le convenzioni ipocrite e le tronfie istituzioni: diventano quindi i paladini di coloro i quali non hanno ruoli di potere (ed eccoci tornati così alle parole dell’introduzione).
I fratelli Marx furono amici di Charlie Chaplin e di Buster Keaton. Furono amati e stimati, fra gli altri, da Calvino, Dalì, Ionesco, Churchill, T. S. Elliot, Artaud, Flaiano e Kerouac. A loro si sono ispirati Bob Hope, Jerry Lewis, Woody Allen e i Monty Python.
Groucho Marx è stato anche scrittore. Nel cinema è stato insignito, nel 1974, di un premio Oscar alla carriera.
Una notte all’opera
E parliamo finalmente di “Una notte all’opera”. Prima di questa pellicola, i Marx Brothers erano usciti nelle sale con “Duck soup” (in italiano “La guerra lampo dei fratelli Marx”), che si era rivelato un grandioso flop. Dopo cinque film con la Paramount, accettarono allora di passare alla Metro Goldwyn Mayer, sotto il produttore Irving Thalberg che garantì loro un budget più ricco rispetto a quelli di cui avevano usufruito in passato. Così “Una notte all’opera” si poté giovare di ricche scenografie e numeri musicali di grande qualità.
Come regista fu scritturato Sam Wood (che in precedenza era stato aiuto di Cecil B. DeMille e qualche anno dopo sarà sul set con Victor Fleming in “Via col vento”); la sceneggiatura fu affidata a M. Ryskind e C. Kaufman (autori dei primi lungometraggi dei Marx e in ottimi rapporti con i fratelli). La casa di produzione concesse anche la possibilità di sottoporre direttamente al pubblico delle loro tournée teatrali, parti e scene della pellicola, ottenendo così un riscontro immediato di quanto fosse da mantenere e quanto invece da modificare.
Curiosità
In realtà i fratelli Marx sarebbero stati sei, se il primogenito, Manfred, non fosse morto prematuramente.
Sui muri di Parigi nel 1968, apparve questa scritta: “Je suis marxiste, tendance Groucho” (Sono marxista, tendenza Groucho).
In Italia, il personaggio di Groucho ha conosciuto una grande notorietà, per merito di Tiziano Sclavi, che fin dal 1986 ha affiancato al suo Dylan Dog, come assistente, una copia perfetta dell’attore statunitense.
L S D
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