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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Ho rivisto “Tre colori – Film blu” di Krzysztof Kieślowski

19 Febbraio 2018

Ho rivisto “Tre colori – Film blu” di Krzysztof Kieślowski

“Tre colori – Film blu” (1993), di cui parlo in questa recensione, ci accompagna a uno dei grandi registi del secolo scorso: Krzysztof Kieślowski. Cominciamo, per una volta, presentando l’autore prima della sua opera. Partiamo da Kieślowski perché la sua carriera è finita a 55 anni, in seguito a un attacco di cuore. Aveva fatto in tempo, però, a dimostrare le sue notevoli qualità.

La copertina del DVD del "Film blu" di Krzysztof KieślowskiCon al fianco l’avvocato polacco Krysztof Piesiewicz (co-sceneggiatore di tutte le sue pellicole maggiori), ha lasciato un’impronta personale e significativa nel mondo della settima arte. Il cinema di Kieślowski si caratterizza per l’assenza di effetti speciali o spettacolari e le sue sceneggiature si concentrano su dilemmi etici ed esistenziali.

I dialoghi sono piuttosto scarni, la musica (spesso di Zbigniew Preisner, come in “Film blu”) è quasi sempre discreta e la macchina da presa si muove con delicatezza fra le varie situazioni. Il regista polacco ha sempre rifiutato che dalle sue pellicole arrivasse allo spettatore una “soluzione”. Ha sempre sostenuto che il suo compito fosse quello di fornire suggerimenti, ricordandoci che del mondo non esiste una sola facciata.

Quello che voglio mostrare è che i problemi non sono mai pratici o politici. I veri problemi sono sempre dentro di noi.

Alla luce di questo, diventa più comprensibile la sua “moderna” rivisitazione dei dieci comandamenti. Il Decalogo, che gli fu commissionato dalla televisione polacca (dieci puntate di un’ora ciascuna) uscì anche nelle sale e lo fece conoscere al grande pubblico. Questi dieci piccoli film, ambientati in un condominio alla periferia di Varsavia, fanno intrecciare storie e persone diverse, presentano situazioni estreme, moralmente irrisolvibili, che mettono a dura prova l’idea stessa dell’esistenza di Dio.

L’ultimo capitolo (“Non desiderare la donna d’altri”) gli valse il premio della giuria al Festival di Cannes e gli aprì le porte per la sospirata libertà produttiva. Dall’incontro, appunto, con il produttore Marin Karmitz, infatti, prese forma la trilogia “Trois couleurs”, rivisitazione dei principi della rivoluzione francese, in cui si associano la libertà, l’uguaglianza e la fraternità, ai tre colori della bandiera.

E siamo così giunti a “Tre colori – Film blu”, il primo della trilogia.

Intanto una doverosa notazione sulla fotografia e sul colore. Magnifico il lavoro di Slawomir Idziac che riempie di colore blu tutta la pellicola. Il blu è il colore freddo per eccellenza e ad esso si uniforma la storia. Senza raccontare la trama, dirò solo che “la libertà”, coincide per la protagonista, con il chiudere ogni rapporto con il passato e ricominciare la sua vita da zero, dal nulla.

Posso soltanto aggiungere che questo passaggio viene scandito da bagni in una piscina colorata di un azzurro che più azzurro non si può. Come avveniva nel decalogo, anche qui, però, interviene “il caso” a scombinare le carte. Il finale, aperto come sempre nel regista polacco, lascia spazio a diverse possibili interpretazioni.

Tecnicamente, oltre la fotografia e la sceneggiatura, va sottolineata la maestria nell’utilizzo della macchina da presa. Essa accompagna quasi morbosamente ogni singolo movimento di Julie (la protagonista), per cercare di rivelarci le sue sensazioni più nascoste. Sono quindi obbligato a chiudere con la eccellente performance di Juliette Binoche, premiata come migliore attrice, nello stesso Festival di Venezia (il cinquantesimo: 1993), in cui “Film blu” ha ottenuto il Leone d’Oro ex aequo con “America oggi” di Robert Altman.

Note:

Krzysztof Kieślowski era affascinato dalle infinite capacità del montaggio. Si racconta che montasse diverse volte (anche sei o sette) un film. Per “La doppia vita di Veronica” girò sette finali per diciassette montaggi.

La “marcia funebre” che viene suonata al funerale della figlia e del marito di Julie, è la stessa musica eseguita al funerale di Kieślowski.
L S D

Tre colori – Film blu

  • regia: Krzysztof Kieślowski
  • interpreti: Juliette Binoche, Benoit Regent, Florence Pernel, Charlotte Very, Helene Vincent, Philippe Volter, Claude Duneton
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