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Voi siete qui: Biblioteca » Da Voland “Ciao, Saša!” di Dmitrij Danilov

13 Ottobre 2025

Da Voland “Ciao, Saša!” di Dmitrij Danilov

Sergej Petrovich, il giovane filologo protagonista del romanzo Ciao, Saša! dello scrittore russo Dmitrij Danilov (tradotto da Valentina Colafati per Voland, 2025), oltre a insegnare letteratura sovietica degli anni ’20 e ’30 del Novecento all’università, intrattiene una relazione struggente, vera e consensuale con una studentessa «bellissima». Ma, in un prossimo futuro, avere una relazione con una studentessa di vent’anni, è severamente proibito. Già, perché nel mondo distopico in cui è ambientata la storia (una Russia poi non molto lontana da presente) la maggiore età si raggiunge a 21 anni.

Nonostante la ragazza fosse consenziente e abbia sottoscritto e fatto firmare a molte persone una petizione a favore del suo amante, il sistema giudiziario automatizzato dal regime chiamato Umanizzazione Generale condanna Sergej Petrovich alla pena capitale. (Cosa questa non molto lontana dalla realtà: in Russia va ricordato che la pena di morte rimane ancora nel Codice penale, anche se nessuno, a partire dal 1996, è stato più giustiziato).

La vita non sembra cambiare molto per Sergej. Dal carcere – un luogo “dal volto umano” con tanto di sostegno psicologico, interreligioso e connessione internet – lo studioso ha modo di fare lezione agli studenti via Zoom e vivere in una cella confortevole.

Ogni mattina lui e gli altri condannati devono uscire a fare una passeggiata, e lungo il cammino uno di loro viene ridotto a brandelli sanguinolenti da una mitragliatrice, esecutrice della Pena.

L’arma viene affettuosamente chiamata da chi lavora lì Saša. Solo Saša, dotata di un’intelligenza propria, sa quando e chi colpirà. A turbare e a pendere sulla sua testa è il fatto che Sergej non sa quando sarà giustiziato. A saperlo è solo Saša.

Tutti i condannati aspettano, forse sperano. Sanno solo che potrebbero passare giorni, mesi o anni. E che potrebbero anche morire nel sonno, senza essere mai stati neanche sfiorati dai proiettili di Saša. Questo è il paradosso del regime carcerario nel quale vivono.

Ciao, Saša! è un romanzo dalla forma ibrida: non è del tutto un romanzo, non è del tutto un’opera teatrale, né una sceneggiatura. Per questo il testo di Danilov ha lunghi dialoghi, scene numerate, didascalie complete e − persino − titoli di coda. Quando il protagonista si ritrova bloccato in uno spazio chiuso, la narrazione si trasforma in una riflessione serrata che sembra un vero e proprio monologo.

Oltre alla frammentazione del testo in episodi, ci sono momenti in cui sembra di trovarsi in veri e propri piani sequenza o soggettive, come quando si legge «[Sveta] giace supina, guardando il soffitto». È questa forma eterogenea e l’ironia sottile a rendere il testo di Danilov non solo brillante e godibile, ma anche permeato da un’intensa ironia, come quando l’autore scrive «questo sarà qualcosa di simile a un film. Una telecamera è puntata su una persona e noi la stiamo osservando».

Invece l’autore, quando scrive «non c’è bisogno di riprodurre questa scena nei dettagli, lasciamo che ognuno diventi il proprio regista», sembra si rivolga al lettore, come a teatro.

Anche se Dmitrij Danilov immagina il ritorno della pena di morte in Russia, non è un epigono di Kafka o del Varlam Šalamov di Tra le bestie la più feroce è l’uomo. E neanche della Margaret Atwood de Il racconto dell’ancella o de I testamenti, per quanto si possa considerare Ciao, Saša! un romanzo distopico privo dell’atmosfera cupa e pregna di angoscia (tratto tipico del genere).

Certo, il protagonista vacilla; alle volte, ha paura, ma poi cerca di vivere nel modo migliore che può. C’è una corrosiva ironia che permea la scrittura e la storia di Danilov. Tanto che quasi non si può fare a meno di accettare un prossimo futuro così tetro e spettrale.

La bravura di Danilov non si limita all’aver dato una forma alle paure di un tempo e di un mondo. Ma si dimostra anche attraverso la capacità di coniugare vari registri (quello cinematografico e quello teatrale) e di incantare così il lettore.

Claudio Cherin

Dmitrij Danilov
Ciao, Saša!
Traduzione di Valentina Colafati
Voland
Collana Sírin
2025, 192 pagine
18 €

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