Sergej Petrovich, il giovane filologo protagonista del romanzo Ciao, Saša! dello scrittore russo Dmitrij Danilov (tradotto da Valentina Colafati per Voland, 2025), oltre a insegnare letteratura sovietica degli anni ’20 e ’30 del Novecento all’università, intrattiene una relazione struggente, vera e consensuale con una studentessa «bellissima». Ma, in un prossimo futuro, avere una relazione con una studentessa di vent’anni, è severamente proibito. Già, perché nel mondo distopico in cui è ambientata la storia (una Russia poi non molto lontana da presente) la maggiore età si raggiunge a 21 anni.
Nonostante la ragazza fosse consenziente e abbia sottoscritto e fatto firmare a molte persone una petizione a favore del suo amante, il sistema giudiziario automatizzato dal regime chiamato Umanizzazione Generale condanna Sergej Petrovich alla pena capitale. (Cosa questa non molto lontana dalla realtà: in Russia va ricordato che la pena di morte rimane ancora nel Codice penale, anche se nessuno, a partire dal 1996, è stato più giustiziato).

La vita non sembra cambiare molto per Sergej. Dal carcere – un luogo “dal volto umano” con tanto di sostegno psicologico, interreligioso e connessione internet – lo studioso ha modo di fare lezione agli studenti via Zoom e vivere in una cella confortevole.
Ogni mattina lui e gli altri condannati devono uscire a fare una passeggiata, e lungo il cammino uno di loro viene ridotto a brandelli sanguinolenti da una mitragliatrice, esecutrice della Pena.
L’arma viene affettuosamente chiamata da chi lavora lì Saša. Solo Saša, dotata di un’intelligenza propria, sa quando e chi colpirà. A turbare e a pendere sulla sua testa è il fatto che Sergej non sa quando sarà giustiziato. A saperlo è solo Saša.
Tutti i condannati aspettano, forse sperano. Sanno solo che potrebbero passare giorni, mesi o anni. E che potrebbero anche morire nel sonno, senza essere mai stati neanche sfiorati dai proiettili di Saša. Questo è il paradosso del regime carcerario nel quale vivono.
Ciao, Saša! è un romanzo dalla forma ibrida: non è del tutto un romanzo, non è del tutto un’opera teatrale, né una sceneggiatura. Per questo il testo di Danilov ha lunghi dialoghi, scene numerate, didascalie complete e − persino − titoli di coda. Quando il protagonista si ritrova bloccato in uno spazio chiuso, la narrazione si trasforma in una riflessione serrata che sembra un vero e proprio monologo.
Oltre alla frammentazione del testo in episodi, ci sono momenti in cui sembra di trovarsi in veri e propri piani sequenza o soggettive, come quando si legge «[Sveta] giace supina, guardando il soffitto». È questa forma eterogenea e l’ironia sottile a rendere il testo di Danilov non solo brillante e godibile, ma anche permeato da un’intensa ironia, come quando l’autore scrive «questo sarà qualcosa di simile a un film. Una telecamera è puntata su una persona e noi la stiamo osservando».
Invece l’autore, quando scrive «non c’è bisogno di riprodurre questa scena nei dettagli, lasciamo che ognuno diventi il proprio regista», sembra si rivolga al lettore, come a teatro.
Anche se Dmitrij Danilov immagina il ritorno della pena di morte in Russia, non è un epigono di Kafka o del Varlam Šalamov di Tra le bestie la più feroce è l’uomo. E neanche della Margaret Atwood de Il racconto dell’ancella o de I testamenti, per quanto si possa considerare Ciao, Saša! un romanzo distopico privo dell’atmosfera cupa e pregna di angoscia (tratto tipico del genere).
Certo, il protagonista vacilla; alle volte, ha paura, ma poi cerca di vivere nel modo migliore che può. C’è una corrosiva ironia che permea la scrittura e la storia di Danilov. Tanto che quasi non si può fare a meno di accettare un prossimo futuro così tetro e spettrale.
La bravura di Danilov non si limita all’aver dato una forma alle paure di un tempo e di un mondo. Ma si dimostra anche attraverso la capacità di coniugare vari registri (quello cinematografico e quello teatrale) e di incantare così il lettore.
Claudio Cherin
Dmitrij Danilov
Ciao, Saša!
Traduzione di Valentina Colafati
Voland
Collana Sírin
2025, 192 pagine
18 €