Della persecuzione degli omosessuali sotto il regime nazista si è iniziato a parlare solo dagli anni Novanta, cioè quando il famigerato Paragrafo 175 è stato abrogato del tutto. È uno di quegli argomenti scomodi per eccellenza, motivo per cui appena ne lessi, anni fa, mi appassionò subito.
È doveroso ricordare che, sebbene il Nazismo ne avesse fatto una questione di stato, inasprendo le leggi vigenti, queste c’erano anche prima. Durante la Repubblica di Weimar ci fu una sorta di età d’oro, dove fiorivano locali a tema e si moltiplicavano le pubblicazioni e i movimenti per i diritti. Sembra che negli ultimi anni della Repubblica si discutesse di legalizzare le relazioni tra uomini adulti (l’età adulta era comunque 21 anni, mentre per il consenso nei rapporti etero era di 16).

Con l’avvento del Nazismo la persecuzione contro gli omosessuali, così come contro tutto ciò che minava la razza ariana e la sua diffusione (compreso l’aborto), si esacerbò.
C’era una forte ipocrisia a riguardo. La società nazista, fondata sul culto della mascolinità e della bellezza del corpo, richiamandosi ai valori dell’antica Grecia, da un lato esaltava il cameratismo virile (anche perché le donne erano considerate poco più che fattrici) e dall’altro condannava gli atti sessuali impropri, poiché dovevano essere finalizzati alla procreazione e alla perpetuazione della razza. Non era quindi una questione privata, ma pubblica.
Da questa ambiguità di fondo deriva la disparità di trattamento anche all’interno delle leggi, che venivano interpretate secondo la convenienza. La cosa più importante era non dare scandalo, quindi niente stampa, niente locali equivoci, niente giri di prostituzione. Per tutto il resto si poteva anche chiudere un occhio, a meno che non ci fosse una precisa denuncia.
Il triangolo rosa
L’inasprimento della legge iniziò nel 1935, dopo la Notte dei lunghi coltelli. L’omosessualità di Röhm e di altri capi delle SA non era mai stata un problema, lo diventa solo nel momento in cui le SA stesse diventano scomode, quindi ogni accusa extra è utile allo scopo.
Si crea un’associazione pericolosa tra omosessualità e devianza dalle norme, per cui l’omosessuale è non solo “diverso” ma potenzialmente un rivoluzionario, un nemico del Reich. Gli anni peggiori della persecuzione sono quelli compresi tra il 1936 e il 1941. Dopodiché, con la guerra che andava male, le priorità sono divenute altre.
Detto ciò, questa situazione confusa costò la vita a migliaia di persone. Come spesso accade, una farsa si trasforma facilmente in tragedia. Nei campi di concentramento, chi veniva etichettato con il triangolo rosa di omosessuale stava appena un gradino più su della specie più odiata, gli ebrei. Questo significava maltrattamenti e lavori pesanti o rischiosi, facendo sì che la mortalità fosse più alta rispetto ai criminali comuni o ai prigionieri politici.
Nonostante ciò, al momento della liberazione non fu riconosciuto loro lo status di vittime. La legge nazista era perfettamente in linea con quelle di altri paesi “civili”: gli omosessuali erano criminali, e non furono liberati ma spediti in prigione a finire di scontare la condanna, come se il tempo passato nel lager fosse stata una vacanza.
Dopo la guerra e la divisione della Germania, in entrambi i settori la legge venne mantenuta fino alla fine degli anni Sessanta. Non solo i nazisti, ma anche i democratici e i comunisti consideravano l’omosessualità contraria allo spirito del loro regime.
Bruceranno come ortiche secche
La percentuale di persone arrestate in base al Paragrafo 175 si mantenne pressoché stabile anche nella civile Germania Ovest, per decenni.
Solo dopo l’unificazione (nel 1994!) l’odioso paragrafo fu abolito del tutto.
In questo contesto difficile si inserisce il romanzo “Bruceranno come ortiche secche” di Helga Schneider. L’autrice, nata in Germania subito prima della guerra, non ha un’infanzia facile ed è testimone di molti eventi cruciali.

L’idea di raccontare il clima omofobo e repressivo di quegli anni sotto forma di romanzo è certamente buona e lodevole. Il libro è scritto bene, lo stile risulta scorrevole ed ha il giusto grado di coinvolgimento sensoriale ed emotivo. Sono ben descritti i sentimenti del protagonista, Julian, che deve destreggiarsi tra i problemi normali della crescita, specie per chi si sente “diverso”, e i nuovi ostacoli posti dal regime nazista appena salito al potere.
A questi si aggiungono i problemi e le incomprensioni col padre e il rapporto difficile col suo ragazzo, Nesti, che a sua volta ha una madre impegnata in una campagna contro la corruzione omosessuale tra la gioventù. Il padre di Julian invece è avvocato, coinvolto proprio in cause legali contro omosessuali (soprattutto pedofili, ma questo il figlio lo scoprirà solo poi).
I personaggi
Entrambi i genitori sono ignari dell’orientamento dei loro figli, che possono essere se stessi solo con gli amici di scuola o del bar. Su questo conflitto tra i due ragazzi e i genitori, nonché la società sempre più discriminatoria, è costruita la trama. Alla fine, i genitori saranno costretti a prendere atto dei loro errori e della lontananza che hanno creato coi propri figli, anche se con risultati molto diversi.
Quella finale, devo dire, è la parte che ho preferito, quella dal punto di vista del padre di Julian. È anche il personaggio che risulta più interessante, perché subisce un cambiamento importante e ci permette di immedesimarci. È un genitore che cerca di fare del suo meglio in tempi molto difficili, cieco alle reali esigenze del figlio come lo sono moltissimi genitori. Imperfetto, ma con buone intenzioni e la volontà di capire.
La storia d’amore tra Julian e Nesti mi è risultata invece un po’ freddina. I loro rapporti, tutto ciò che fanno e si dicono, sono sempre funzionali alla trama, ma un po’ di spontaneità in più non avrebbe guastato. Il fulcro del romanzo è la persecuzione nazista degli omosessuali, e secondo me, proprio perché è una sorta di manifesto contro le discriminazioni, una storia d’amore più approfondita, con più spazio, poteva essere il modo più immediato per veicolare il messaggio.
Consiglio senz’altro di leggere il libro, perché è una lettura piacevole su un argomento poco conosciuto. Lo consiglio soprattutto a chi sa poco o nulla di quest’argomento, così spinoso ma fondamentale per capire le ipocrisie che anche le democrazie più virtuose si sono trascinate dietro per decenni.
L’omertà sulle persecuzioni degli omosessuali, nonostante l’accento che di recente è stato posto sulla memoria, la dice lunga non solo su ciò che siamo stati, ma su ciò che rischiamo di diventare, se certi schemi mentali nocivi non vengono sradicati. Il fatto che perfino tra le vittime di crimini così terribili si siano messe in atto discriminazioni dà molto su cui riflettere, e il modo migliore per farlo è informarsi, leggere il più possibile.
Laura Baldo
Helga Schneider
Bruceranno come ortiche secche
Oligo
2021, 268 pagine
16,90 €
Altre letture consigliate per approfondire
- Jean Le Bitoux
Triangolo rosa: la memoria rimossa delle persecuzioni omosessuali
Manni, 2014 - Heinz Heger
Gli uomini con il triangolo rosa
Sonda, 2019
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