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Voi siete qui: Senza categoria » “Artaud e i suoni della crudeltà” di Lello Cassinotti

24 Settembre 2025

“Artaud e i suoni della crudeltà” di Lello Cassinotti

Un libro molto particolare Artaud e i suoni della crudeltà di Antonello Cassinotti, per tutti Lello, pubblicato da Ponte43, in collaborazione con delleAli Teatro e Theatron duepuntozero.

La sua particolarità viene in primo luogo dalle figure di Antonin Artaud e dello stesso Cassinotti: è la prima diade di un libro che è esso stesso un dittico, essendo formato da una parte di testi e da una costituita dalle riproduzioni di collage realizzati da Lello. Ma i due pannelli principali si articolano – a veder meglio – in molteplici tavole, tanto da squadernarsi in un polittico.

La figura del doppio è comunque ricorrente in tutto il volume, proprio perché fondamentale per le riflessioni di Artaud sul teatro (e, più in generale, sulla vita). «Se è doppia l’origine del suono, tutto è doppio. E qui comincia lo sgomento», è la chiusa della prima citazione dello stesso Artaud posta dall’autore in esergo al libro. Siamo a pagina 5. Ne menziono un’altra, citata da Milena Antonucci nel suo testo: «Io credo che da me venne fuori un essere, che pretese di essere guardato. È la legge generica delle cose, mi disse, che uno debba sdoppiarsi, per permettere a due di generare, senza essere stato generato da lui, ma essendosi generato da sé».

Molteplice e multiforme la figura di Cassinotti, «poliedrico creatore di emozioni, uomo di teatro, performer e intellettuale» per dirlo con Simona Bartolena che nelle pagine introduttive del volume ripercorre le tappe della storia del collage.

Libro d’artista, anzi libro d’artisti questo volume che presenta un collage – la similitudine è d’obbligo – di interventi, poco meno di quaranta, assai diversi tra loro per approccio e taglio, stile e tema. Ne emerge un Artaud più proteiforme che mai, mentre nelle pagine di destra le opere di Cassinotti giocano con la sua immagine e con parole – le parole di Artaud – che cadono, danzano, precipitano, volano, nuotano.

Lello ha chiamato a raccolta amici (c’è anche la sua compagna Francesca Caratozzolo) ed esperti di Artaud (ma César Brie mette le mani avanti: «non sono esperto in Artaud», pur riconoscendo che sta all’inizio del suo dedicarsi al teatro) chiedendo a ciascuno di loro di esprimere il rispettivo rapporto con lo scrittore e regista e attore francese. «Ognuno ha risposto in piena libertà espressiva», segnala Lello nei ringraziamenti finali.

Già le auto-definizioni degli autori dicono molto della varietà di esperienze e di approcci: dall’esteta Alessandra Galbusera a Massimiliano Cividati, “autore, regista e modestissimo giocatore di pallacanestro”, passando per Claudia Fabris “cameriera di poesia” e Maurizio Giannangeli – nella foto in occasione della presentazione alla Casa Berva di Cassano d’Adda nell’aprile dell’anno scorso – “autore, fotografo, insegnante… Altro?”.

La natura ludica – e dunque serissima – emerge in altri interventi, come in quello di Mariano Dammacco che intitola proprio Gioco il suo testo. Ma è soprattutto Cassinotti a giocare con Artaud, con la tecnica del collage, con citazioni e riferimenti, più o meno aperti.

In fondo al collage che compone il dittico con l’appena menzionato testo di Dammacco il lettore attento e curioso (attento perché curioso) scoprirà il bollino SIAE che era apposto alla cassetta VHS del film Decalogo 9 di Kieślowski (Non desiderare la donna d’altri…). E che dire del 45 giri con il singolo Mira Mira l’Olandesina cantato da Donatella Bianchi che sta al centro del collage Il lume della Gola del soffio?

Mario Barzaghi accompagna al suo breve testo un’opera grafica, come anche Andrea Cramarossa.

Tra gli interventi che ho trovato più interessanti, ovviamente a mio sindacabilissimo parere di non esperto di Artaud, segnalo quelli dello scrittore Michele Baraldi e di Florinda Cambria (lei sì esperta del nostro), quest’ultimo intitolato Pratiche di rivoluzione nella conoscenza. Artaud e Daumal: traiettorie, convergenze, divergenze.

Se il doppio fa da fil rouge, allo sforzo verso la ricomposizione è dedicato il testo di Oliviero Ponte Di Pino, da cui traggo questa citazione: «Il tentativo di ricomporre queste fratture – tra pensiero e parola, tra corpo e spirito, tra l’io e il mondo – brucerà tutta la vita e l’opera di Artaud, in un’esperienza estrema, insieme politica e filosofica. Da qui nascerà la profetica visione di un teatro che deve essere insieme corpo e visione, un contagio oltre la parola».

Oltre la parola, sì. Ma il libro è fatto di parole – oltre che dei collage – e in qualche modo è un album di parole, tra i borgorigmi e le glossolalie di Artaud, la reticolazione della “ricetta” de “L’attore d’argento” (che gli amanti dell’Oulipo potrebbero leggere come “Latore d’argento”) di Claudio Morganti, l’intenso componimento poetico Un tòcco di tócco di Damiano Grasselli… «Ma contro il Linguaggio si lotta solo nel Linguaggio, con il Linguaggio» leggiamo nella Deposizione di Francesco Franz Casanova.

L’invito di Artaud – a cui Cassinotti ha dedicato uno dei collage che preferisco tra quelli pubblicati nel volume – è a «patire la propria opera prima di scriverla». Varrà anche per i recensori?

PS: venerdì 26 settembre alle 18.30, presso il Creative Lab di Mantova – in viale Valle d’Aosta 20 – si terrà l’inaugurazione della mostra di TEN Artaud e i suoni della crudeltà di Antonello Cassinotti che dialogherà con Roberto Pavani.

Saul Stucchi

Antonello Lello Cassinotti
Artaud e i suoni della crudeltà
Ponte43
2023, 112 pagine
50 €

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