Nel Memoriale di Sant’Elena Emmanuel de Las Cases riporta un aneddoto piuttosto significativo sul rapporto tra uomini di potere e teatranti (ancora fresco due secoli dopo…). Il famoso attore tragico Talma si presentava spesso a Napoleone quando questi era Primo Console, ricevendone generose ricompense. Dopo l’incoronazione a Imperatore dei Francesi, a Parigi circolò voce che Napoleone avesse fatto convocare l’attore perché gli impartisse lezioni di comportamento. In realtà – celiava l’indomito esiliato con il suo ultimo biografo – era stato lui a dare consigli e lezioni sull’arte di recitare al povero Talma che aveva fatto tesoro delle critiche imperiali ad alcune sue interpretazioni.
Mi è tornato in mente questo episodio qualche sera fa assistendo alla prima de Il teatrante, quando Franco Branciaroli è uscito da dietro il separé con indosso l’ingombrante bicorno di Napoleone. Ma già il primo atto della corrosiva commedia di Thomas Bernhard offre infiniti spunti per riflettere sull’ipertrofia dell’ego degli attori. Branciaroli ci mette del suo, da una parte riservandosi la regia, dall’altra giocando con abilità sul registro dell’auto-ironia, tanto che lo spettatore si domanda (retoricamente, va da sé) se il protagonista non sia proprio Branciaroli che interpreta il primattore Bruscon, arrivato con la piccola compagnia – la sua famiglia – nella sperduta cittadina di Utzbach, circondata da porcilaie, chiese e nazisti.
La scenografia si esaurisce nell’interno di una locanda con un tavolo e alcuni dozzinali quadri alle pareti, tra cui un ritratto del Fuhrer. Quello che però impensierisce l’attore fino alla paranoia è il rischio che il capo dei vigili non conceda il permesso di spegnere per qualche minuto le luci di sicurezza in sala, “mandando in fumo” (passatemi lo scherzo) la riuscita della recita. È fondamentale il buio assoluto per apprezzare La Ruota della Storia, il capolavoro scritto da Bruscon stesso. Su questo punto non può transigere, già deve arrendersi a far recitare i familiari, nonostante siano negati per il teatro. E in effetti figlio e figlia si dimostrano impermeabili alle lezioni di recitazione paterne, massacrando il sacro testo con una recitazione che definire piatta è farle un complimento, mentre la moglie (interpretata da Melania Giglio), apre bocca solo per tossire a bella posta.
Del resto Bruscon ha le idee chiare, anche se micidiali: “le donne FANNO il teatro, gli uomini SONO il teatro”; “come può un attore interpretare un re? Non sa nemmeno cos’è un re!”; “tutto a teatro è uno schifo!”. Arriva a definire il teatro una perversione millenaria, dimenticando la lezione del Gorgia platonico, secondo cui a teatro chi è ingannato è più saggio di chi non si lascia ingannare.
Il suo spettacolo invece vola alto, inanellando dialoghi surreali tra tiranni e personalità di spicco: Hitler e Napoleone entrano a braccetto, Churchill tira le cuoia nominando – enigmaticamente – l’Elba, lo Zar e Madame Curie in qualche modo sono della partita. “Tra il sublime e il ridicolo non c’è che un passo”, diceva Napoleone, che la sapeva lunga…
Tra il lezzo dei maiali (il martedì si insacca il sanguinaccio) e un sano appetito che anela alla stracciatella, l’egolatra Branciaroli-Bruscon spara ad alzo zero sull’Austria, sui cattolici, sui Polacchi e sugli attori, tiranneggiando i familiari e l’oste, peraltro impassibile. Alla fine, però, è la natura ad avere l’ultima parola sull’arte.
Saul Stucchi
IL TEATRANTE
di Thomas Bernhard
regia Franco Branciaroli
scene e costumi Margherita Palli
luci Gigi Saccomandi
con Franco Branciaroli
e con (in ordine alfabetico) Tommaso Cardarelli, Valentina Cardinali, Melania Giglio, Daniele Griggio, Cecilia Vecchio, Valentina Violo
Piccolo Teatro Grassi
Fino al 23 dicembre 2012
Biglietto:
Platea intero 33 €; ridotto 21 €
Balconata intero 26 €; ridotto 18 €
Informazioni e prenotazioni:
Tel. 848.800.304
www.piccoloteatro.org