La settimana scorsa era in programma una tre giorni napoleonica all’Isola d’Elba, ma il mare fortemente mosso ha imposto un drastico cambio di programma: ci siamo così ritrovati a Lucca. Uso il plurale perché al seminario di altissimo profilo sono stato invitato anch’io, in qualità di coautore (insieme a Federica De Luca) della guida a I Luoghi di Napoleone edita da Touring Editore all’interno del progetto internazionale Bonesprit e presentata proprio a Lucca il primo febbraio.

Mentre il professor Mascilli Migliorini era a Cuba a visitare il Museo Napolenico dell’Avana, nella sala convegni del complesso di San Micheletto la dottoressa Roberta Martinelli, Direttore del Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche all’Isola d’Elba, e il giornalista e scrittore Sergio Valzania hanno coordinato l’incontro organizzato per fare il punto della situazione in vista dell’imminente ricorrenza del bicentenario dell’esilio elbano. “Entro il 2014 ci saranno grandi cambiamenti” ha annunciato la dottoressa Martinelli, fiduciosa che questi interventi possano far fare un salto in avanti al “suo” Museo, ora fanalino di coda tra le raccolte dedicate a Napoleone, pur vantando l’ottimo risultato di 200 mila visitatori annuali. Il suo metro di giudizio resta severo e se rifilava un impietoso “3” al Museo al momento in cui l’ha ricevuto, ora non si spinge oltre il “5 meno meno”. “Tutto come a Parigi” era l’ordine perentorio di Napoleone e la Martinelli da anni impiega energie e risorse per riportare le residenze elbane agli antichi fasti. Dopo la catastrofica sconfitta di Lipsia e la conseguente prima abdicazione, Napoleone arrivò infatti all’Elba come imperatore e non come prigioniero, tanto che si portò i suoi cavalli preferiti (che poi ricondusse a Parigi nella sua rocambolesca fuga del marzo 1815). Oggi il visitatore ha un’errata idea di angustia e di piccolezza, mentre in realtà gli ambienti delle residenze napoleoniche erano relativamente grandi, pur non potendo competere con le dimore francesi.
La dottoressa ha poi passato la parola a Velia Gini Bartoli che ha descritto gli interventi già effettuati alla Palazzina dei Mulini di Portoferraio servendosi di numerose immagini: davanti ai nostri occhi sono scorse stampe d’epoca, piante di ambienti e cartine. L’attenta lettura di numerosi documenti è stata utile per una migliore comprensione dell’utilizzo dei vari locali, mentre il Mobilier – l’inventario della residenza ufficiale – ha fornito la descrizione dei mobili che vi erano (quasi l’80% arrivava dal palazzo di Elisa a Piombino), pur non specificando le rispettive collocazioni. Per la ricostruzione sono stati fondamentali anche i gusti del padrone di casa che odiava il rosa e gli odori di cucina, ma che aveva una grande passione per i giardini, tanto da volerne uno fiorito tutto l’anno. Ma su tutto prevalevano le esigenze della sua sicurezza, per garantirsi la quale Napoleone aveva a disposizione tre diversi letti in cui dormire.

L’obiettivo dei lavori intrapresi è quello di consentire ai visitatori una visione corretta della residenza di Portoferraio all’interno del sistema voluto da Napoleone. Vi contribuisce lo sforzo del Ministero dei Beni Culturali che negli anni passati si è impegnato in quattro importanti campagne di acquisto che hanno mutato aspetto alla Palazzina dei Mulini, riavvicinandola allo splendore del 1814. Anche i privati hanno fatto la loro parte, prestando in comodato pezzi molto importanti. La Martinelli ha sottolineato l’efficacia di questo circolo virtuoso, causa ed insieme effetto della valorizzazione del Museo.
Anche per quanto riguarda il giardino è stato fatto un lavoro filologico molto dettagliato, volto a ricostruirne l’aspetto al tempo dell’illustre ospite. Le responsabili del lavoro sono consapevoli che il piano di riqualificazione può non essere condiviso da tutti, ma hanno fatto una scelta precisa e a quella hanno uniformato tutti gli interventi, con il fine di ottenere una “pulizia” accurata del complesso. Il primo passo è stata l’eliminazione di tutto quello che era incongruo (e che conferiva un’idea di tristezza e miseria lontanissima dai fasti imperiali), poi si è proceduto a ripulire le incrostazioni e a inserire mobili scelti dai cataloghi di aste internazionali.

Tra le osservazion dei partecipanti, va segnalata in primis quella del professor Franco Cardini che ha proposto un immediato intervento al fine di scongiurare il “colpo di mano” che privatizzerebbe l’edificio della “stecca”, oggi adibito ad alloggi popolari. È invece necessario attirare sulla destinazione di questo immobile l’attenzione dei media nazionali (e non solo) per fare in modo che diventi un’ulteriore tessera nel mosaico della ricostruzione del complesso napoleonico a Portoferraio. Un’altra idea è di approfondire il tema della politica estera di Napoleone all’Elba, in particolare riguardo al progetto di impiegare la marina elbana nella lotta contro la pirateria barbaresca. Al fine – nobile – di “turistizzare” il bicentenario potrebbe contribuire anche una retrospettiva sul cinema “napoleonico” la prossima estate e più avanti una rassegna su Napoleone e il fumetto durante la manifestazione Lucca Comics.
Da parte sua Lauro Rossi, direttore della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, ha proposto di individuare due o tre punti forti per il 2014 e su quelli chiedere il supporto del Ministero, mentre Virgilio Ilari, Presidente della Società Italiana di Storia Militare, ha avanzato l’idea di organizzare un convegno sulla storia militare dell’Isola d’Elba. Nel suo intervento Ugo Barlozzetti, esperto di storia militare, ha proposto invece la costituzione di un’Associazione degli Amici dell’Elba Napoleonica per reperire gli investimenti necessari a completare i lavori e per far comprendere appieno lo spirito e il senso della presenza napoleonica. L’Elba può diventare il motore di un processo su scala mediterranea per la particolarità della sua posizione, ma anche per la permanenza eccezionalmente lunga (perché coatta…) di Napoleone.
Valzania ha chiuso i lavori con l’augurio che l’incontro di Lucca non sia stato il punto di arrivo ma l’inizio di un percorso da compiere in tempi necessariamente contingentati, vista l’imminenza del bicentenario elbano. Prossima tappa Roma. Naturalmente al Museo Napoleonico.
Saul Stucchi
Le foto 2 e 3 sono di Beatrice Speranza