E’ prevista per il prossimo 13 settembre l’inaugurazione della mostra “Pawel Althamer au Centre Pompidou” a Parigi. Per l’occasione Beaubourg accoglierà al suo interno, allo spazio 315, non le opere di Althamer, ma qualcosa di ben più originale. L’artista polacco, nuova icona internazionale dell’arte contemporanea, ama essere provocatorio e innovativo in tutte le sue realizzazioni. Questa lo è ancora di più.
Oggetto della mostra sarà, infatti, una spettacolare installazione creata sotto l’egida di Althamer, ma nella realtà prodotta concretamente da undici suoi studenti durante un workshop in Polonia. Questi artisti emergenti realizzeranno un film, una sorta di teatro delle ombre, filmato e suddiviso in undici diversi episodi, che racconterà la loro particolare esperienza durante il periodo trascorso in compagnia di Althamer. Gli undici artisti selezionati per il progetto sono: Céline Ahond (Francia), Ziad Antar (Libano), Liliana Basarab (Romania), Veaceslav Druta (Moldavia), Adriana Garcia Galan(Colombia), Kapwani Kiwanga (Canada), Elise Mougin (Francia), Vincent Olinet (Francia), Emilie Pitoiset (Francia), Koki Tanaka (Giappone), e Adam Vackar (Repubblica Ceca).
Il frutto del loro lavoro consiste nella realizzazione di un video che documenta il periodo trascorso in Polonia, in una narrazione che si dispiega tra magia e sogno, grazie soprattutto alla particolare tecnica scelta, che quasi sembra voler essere una sorta di favola per adulti, il racconto di un viaggio iniziatici.La mostra, frutto di questa collaborazione, rappresenta una riflessione sulla natura dei collettivi in arte e sulla cultura del successo, ma soprattutto sul ruolo dell’artista nella società. Althamer è molto lontano dai codici che governano il mondo dell’arte, e punta a sottolineare che essi non devono essere seguiti.Il risultato è questo lavoro, in cui l’artefice è presente e allo stesso tempo assente, tutto intento nel suo ruolo d’insegnante e creatore di nuove possibilità. per questo egli sceglie di costruire un gruppo capace di realizzare un progetto collettivo piuttosto che esporre una serie delle prorpie opere. Emerge da questo una presa di posizione insita nello stesso progetto, una polemca verso il concetto di artista star e sul ruolo che esso troppo spesso assume a discapito delle opere realizzate. Althamer rimane costantemente al di fuori, o dietro la scena, dietro la macina da presa, dietro l’apparecchio fotografico perfino al momento della foto di gruppo finale. Innovativo come al solito ( probabilmente molti ancora ricorderanno l’installazione da lui realizzata pochi mesi fa, e tutt’ora in mostra, a Codroipo, a Villa Manin, quando visse all’interno della sua opera con la figlioletta Veronica), anche in questo caso Althamer mira a spiazzare il pubblico cercando di portarlo verso una percezione dell’opera più critica e ragionata.
Simona Silvestri
“Pawel Althamer au Centre Pompidou”13 settembre – 27 novembre
Centre Pompidou, Parigi