Dopo l’Odissea malinconica di Mario Perrotta, quella musicale di Luigi Marangoni e quella intessuta di parole e versi del trio Rumiz-Ovadia-Giorello, ecco l’Odissea onirica di Robert Wilson a confermare il 2013 come l’anno dell’Odissea (e non è un caso che ALIBI stia pubblicando la recensione libro per libro del poema omerico).
Fino al 24 aprile al Piccolo Teatro Strehler di Milano è in cartellone Odyssey, uno spettacolo recitato in greco moderno (con sopratitoli in italiano) di quasi tre ore che gli spettatori ricorderanno come uno dei più intensi e poetici della stagione. Il testo è del poeta inglese Simon Armitage che prende dall’originale gli episodi più significativi e famosi e li plasma con sapienza e rispetto (la versione in greco, a cura di Yorgos Depastas, al nostro orecchio suona musicale per la ricchezza di liquide e aspirate).
Wilson costruisce un mondo fiabesco organizzato a episodi o quadri, cuciti insieme dalla toccante musica di Thodoris Ekonomou, suonata dal vivo dal compositore stesso. Senza contare il prologo e l’epilogo, le scene sono ventiquattro, come i libri del poema omerico. E del modello Wilson mette in evidenza gli aspetti di commedia, funzionali alla sua visione onirica e “leggera”. Da ragazzo si annoiò a morte assistendo in Grecia a una riduzione teatrale dell’Odissea e la sfida che ha preso con se stesso è stata quella di dimostrare che è possibile metterne in scena una versione “lieve”. Senza dubbio ci è riuscito.
“Il lavoro di un artista consiste sempre in un unico progetto e riflette un unico pensiero” ha scritto nell’introduzione al catalogo della mostra Egitto. Tesori sommersi di cui ha curato l’allestimento qualche anno fa alla Venaria di Torino. Come nelle sale della residenza reale le statue egizie emergevano come sogni, così in Odyssey i protagonisti si muovono sul palco leggeri ed eterei.
Fontane, come pilastri di luce,
illuminano questi prati
di fiori ed erbe selvatiche
lungo il cammino per la sua caverna,
canta Calipso sdraiata sul suo lettino, come la Paolina Bonaparte in Borghese del Canova. Quand’ecco che arriva Ermes ad annunciarle la decisione degli dei: dovrà lasciar partire Odisseo. “Senza di me non ci sarebbe Odisseo” tenta di resistere la ninfa. È una donna moderna, consapevole del suo ruolo e pronta a mettere sul tavolo tutti i suoi meriti. Ma questa annunciazione pagana, con Ermes senza ali e Calipso donna non Madonna, si chiude con una domanda: darà lei la notizia a Odisseo o dovrà pensarci Ermes?
“Le lacrime sono umane” sono le prime parole di Odisseo, rivolte a Calipso. E oltre a quelle che versa lui, andranno messe in conto quelle che farà piangere a tutte le sue donne: la moglie che lo aspetta a casa, Calipso, Circe, Nausicaa… Lui certo soffre, ma approda all’isola dei Feaci saltellando e zampettando come un bambino, coetaneo delle tre fanciulle (Nausicaa e le sue ancelle) che giocano a palla sul prato in un cantilenare di “oh oh oh” che ricorda i Teletubbies. La giovane principessa ha il suo bel da fare a convincere i genitori che lo straniero che ha portato a palazzo (indovina chi viene a cena?) non sia un malintenzionato pronto a ucciderli. La sovrapposizione delle loro voci rende perfettamente l’intrecciarsi di ragioni, sottolineato da un bellissimo gioco di luci. “Io sono Odisseo” esclama con orgoglio l’eroe, come per mettere i puntini sulle i. Comincia a raccontare le sue peripezie, poi la regina Arete le canta per lui, prendendo il posto dell’aedo cieco Demodoco (e pare la Callas, almeno dalla fila in cui mi trovavo io, subito dietro il regista…).
Nausicaa ha modo di imparare la lezione impartitale dalla madre, così può vedere anche il rovescio della medaglia, il lato oscuro (meno attraente ma più umano) di Odisseo. Non se lo farebbe comunque scappare Circe che se lo porta nel suo letto di fiori: ma cosa faceva Ulisse alle donne, viene da domandarsi.
Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes
et tamen aequoreas torsit amore deas.
Ecco: non era bello, ma aveva il dono della parola, tanto da tormentare d’amore le dee del mare, ha scritto Ovidio nell’Ars Amandi.
Di quadro in quadro prosegue il viaggio verso casa dell’eroe che deve vedersela con il mostruoso Polifemo, scendere nell’Ade per interrogare l’indovino Tiresia e imbattersi inaspettatamente nella madre (una delle scene più toccanti dello spettacolo), prima di approdare alla sua amata Itaca che non sa più riconoscere. Gli attori sono tutti molto bravi ma una menzione particolare se la meritano le interpreti Lydia Koniordou (Arete, Euriclea e il fantasma della madre di Odisseo) e Maria Nafpliotou (Calipso, Circe e Penelope. Come a dire: in tutte le sue donne Odisseo cercava – o fuggiva – la moglie…).
Saul Stucchi
ODYSSEY
Tel. 848.800.304
Piccolo Teatro Strehler
Milano
Dal 3 al 24 aprile 2013
Progetto, regia, scene e luci Robert Wilson
Testo Simon Armitage
Drammaturgia Wolfgang Wiens
Musica Theodoris Ekonomou
Con: Konstantinos Avarikiotis, Thanasis Akkokalidis, Yorgos Glastras, Zeta Douka, Stavros Zalmas, Marianna Kavalieratou, Lydia Koniordou, Alexandros Mylonas, Maria Nafpliotou, Vicky Papadopoulou, Lena Papaligoura, Akis Sakellariou, Yorgos Tzavaras, Apostolis Totsikas, Nikitas Tsakiroglou, Yorgis Tsambourakis, Kosmas Fontoukis
Al pianoforte: Thodoris Ekonomou
Biglietti: platea intero 40 €; ridotto 23 € – balconata intero 32 €; ridotto 20 €
Informazioni e prenotazioni:
Tel. 848.800.304
www.piccoloteatro.org