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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Non è un Macbeth ‘normale’ quello di De Rosa con Giuseppe Battiston

16 Gennaio 2013

Non è un Macbeth ‘normale’ quello di De Rosa con Giuseppe Battiston

Ieri sera al termine del Macbeth, al bancone del guardaroba del Teatro Stabile di Genova un signore diceva all’amico: “Ma un Macbeth normale, no?! Fammi vedere Macbeth!”, rivolgendosi evidentemente per quanto immaginariamente al regista Andrea De Rosa.

Non ho chiesto allo spettatore cosa intendesse precisamente con il termine “normale”: ho assistito a un Macbeth recitato in svedese, a uno cantato in inglese, a uno in versione dark alla Marylin Manson e a diversi altri più “tradizionali” e penso che la “normalità” non sia un ingrediente necessario alla riuscita di un allestimento.

Tuttavia anch’io, come il resto del pubblico, sono rimasto attonito alla conclusione dello spettacolo. L’evidente simpatia per Giuseppe Battiston si è concretizzata in un applauso più caloroso a lui indirizzato, ma non è bastato a sciogliere la tensione in sala.
Macbeth_1
De Rosa sembra intraprendere diverse soluzioni registiche, senza decidersi nel seguirne una soltanto, con il risultato di proporre uno spettacolo di sicuro impatto visivo, ma sostanzialmente irrisolto.

La prima scena presenta i protagonisti a un party, sulla via di una sbornia allegra, interrotta però dai misteriosi accenni dei tre bambolotti che sostituiscono le streghe canoniche (in una versione di Gabriele Lavia di qualche anno fa le ho viste nelle forme di tre leggiadre fanciulle a seno scoperto: non so se lo spettatore di cui sopra avrebbe considerato “normale” la scelta registica, ma probabilmente avrebbe comunque apprezzato…).

Alle loro profezie il riso si interrompe per riprendere con una natura diversa, ormai nervoso. Il battito del cuore del protagonista si fa più veloce e Macbeth si “arrende” al suo destino: “accada quello che deve”, sentenzia con una rassegnazione che lo avvicina al Cristo nell’orto di Getsemani, anche se caricato di negatività.

Una delle scelte del regista è quella di presentare un Macbeth mai lucido: prima è ubriaco, poi impaurito, poi delirante e infine disperato: solo per brevissimi istanti – che Battiston è bravissimo a sottolineare con cambi di voce straordinari – pare rendersi conto del calvario che ha deciso (ma ha davvero “deciso”?) di intraprendere.

È lui il motore dell’azione: per una volta Lady Macbeth porta i pantaloni! Davanti alla vetrata opaca che gli fa da specchio si dice che l’assassinio del re è doppiamente abominio perché rivolto contro un ottimo sovrano in quel momento suo ospite. Ma non riesce a convincersi e le sue fattezze svaniscono per far apparire la complice.
Macbeth_2
I giochi di luce sono ben orchestrati: lo spettacolo è tutto costruito sull’alternarsi di luce e buio, con il progressivo superamento della coincidenza tra luce e verità. Compiuto il delitto, la coppia assassina perderà del tutto la ragione e con essa il sonno (o viceversa) e la luce non sarà differente dal buio.

La strizzatina d’occhio giovanilistica della danza macabra su musica tecno e l’eccessiva sottolineatura pulp degli aspetti truculenti del dramma non aggiungono nulla, ma rovinano per eccesso.

Tra gli attori ho apprezzato particolarmente Stefano Scandaletti nella parte di Malcolm e Marco Vergani in quella di Ross. Ma i momenti più memorabili sono i monologhi di Macbeth – Battiston. No: non è stato un Macbeth “normale”, ma è valsa la pena vederlo!
Saul Stucchi

MACBETH
di William Shakespeare

  • Regia di Andrea De Rosa
  • Con: Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Ivan Alovisio, Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro Di Colandrea
  • Spazio scenico: Nicolas Bovey, Andrea De Rosa
  • Costumi: Fabio Sonnino
  • Suono: Hubert Westkemper
  • Luci: Pasquale Mari

Teatro Stabile di Genova – Alla Corte
Dal 15 al 20 gennaio 2013

Orario spettacoli: feriali ore 20.30, domenica ore 16.00
www.teatrostabilegenova.it

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