Fino al 6 gennaio 2019 si possono visitare a Venezia le due belle – e intense – mostre dedicate a Jacopo Robusti detto il Tintoretto, organizzate per celebrare il quinto centenario della nascita. Palazzo Ducale ospita “Tintoretto 1519 – 1594” dedicata alla maturità e alla fase finale della carriera, mentre le Gallerie dell’Accademia si concentrano sulla parte iniziale con l’esposizione intitolata “Il giovane Tintoretto”.

Per vedere tanti capolavori del maestro veneziano riuniti si dovrà poi volare a Washington, dove la National Gallery of Art ospiterà la mostra “Tintoretto Artist of Renaissance Venice” (dal 10 marzo al 7 luglio).
È meglio che vi affrettiate, perché le due esposizioni sul “più arrischiato pittore del mondo” – per usare la definizione coniata dal biografo seicentesco, e lui stesso pittore, Carlo Ridolfi – sono davvero spettacolari.
Palazzo Ducale
Cominciamo da Palazzo Ducale. Qui sono raccolte una settantina di opere, tra dipinti (50) e disegni. Ad aprire il percorso espositivo è l’“Autoritratto” giovanile, datato al 1546/7 circa, prestato dal Philadelphia Museum of Art.

Poi ci si immerge in una carrellata di tele che raccontano lo stile e la tecnica, l’ambizione e i successi dell’artista, pittore veneziano del corpo per eccellenza, che riuniva “Il disegno di Michel Angelo e ‘l colorito di Tiziano”.
Grazie allo sviluppo di una tecnica particolare, Tintoretto era in grado di dipingere in poco tempo quadri dalla superficie molto ampia. Non era così costretto a rinunciare a commesse anche ravvicinate.
Una delle sezioni più belle è quella intitolata “Intimità”. Ci sono i capolavori “Giuditta e Oloferne” e “Giuseppe e la moglie di Potifarre” dal Museo del Prado (“forse il dipinto più audacemente erotico di Tintoretto”), “Susanna e i vecchioni” dal Kunsthistorisches Museum di Vienna (“il più bel nudo femminile realizzato da Tintoretto”) e “Venere, Vulcano e Cupido” dagli Uffizi. Le due opere ora al Prado fanno parte di un ciclo di sei, realizzato per il soffitto di una camera da letto, forse di una cortigiana. L’elevato valore artistico non sfuggì a Diego Velázquez che nel 1651 a Venezia comprò il ciclo per il suo sovrano, Filippo IV. Un’altra curiosità: a differenza di Tiziano, Tintoretto non lavorava con modelle per i nudi femminili. Ricorreva infatti a modelli maschili anche per le donne!
Pittore riciclone
A proposito di modelli: in una sala viene spiegato il metodo di lavoro del pittore che per studiare la disposizione dei personaggi nelle sue tele metteva in posa piccoli manichini in cera, con tanto di vestiti. “Sospendeva ancora alcuni modelli co’ fili alle travature, per osservare gli effetti che facevano veduti all’insù, per formar gli scorci posi nei soffitti”, ricorda il già citato Ridolfi ne “Le maraviglie dell’arte” del 1648.
Ma non è tutto. Tintoretto, infatti, “riciclava” le proprie opere! Nel senso che una stessa figura poteva diventare, grazie alla sua abilità, tanto San Lorenzo quanto Elena di Troia. Ma anche che riutilizzava opere danneggiate o non più vendibili come dipinte originariamente. Ne “Il matrimonio mistico di Santa Caterina” prestato dal Museo di Belle Arti di Lione c’è il ritratto di un doge! Di lui restano ancora le vesti dogali con i bottoni a forma di nautilo.

Mozzafiato è la galleria dei ritratti che da sola vale il biglietto d’ingresso. Partendo dal lato corto, per poi proseguire in senso orario, abbiamo:
- Santa Giustina con tre tesorieri e i loro segretari, 1580
Venezia, Gallerie dell’Accademia, (in deposito presso il Museo Correr) - Ritratto di un uomo all’età di ventisei anni, 1547
Otterlo, Kröller–Müller Museum - Ritratto di uomo con barba rossa, 1547 ca
Londra, collezione privata - Ritratto di un giovane con una manica azzurra, 1548 ca
Collezione privata - Ritratto di una vedova, 1553 ca
Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister,
Staatliche Kunstsammlungen - Ritratto di Giovanni Mocenigo, 1578–1580
Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie - Il Doge Alvise Mocenigo e la sua famiglia davanti alla Madonna col bambino, 1575 ca
Washington, National Gallery of Art - Alvise Cornaro, 1560-1565
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina di Palazzo Pitti - Ritratto di donna in rosso, 1555 ca
Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie - Giovanni Paolo Cornaro, 1561
Gand, Museum voor Schone Kunsten - Ritratto di uomo con una catena d’oro, 1560 ca
Madrid, Museo Nacional del Prado - Ritratto di un giovane della famiglia Doria, 1560 ca
Madrid, Museo Cerralbo - Jacopo Sansovino, 1570
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gallerie delle Statue e delle Pitture - Ritratto di Vincenzo Morosini, 1580 ca
Londra, The National Gallery - Un procuratore di San Marco, 1575–1585
Washington, National Gallery of Art
Qualche nota veloce. Alcuni ritratti sono stati prestati da collezionisti privati, quindi solitamente di difficile godimento. Personalmente trovo che i più intensi siano quelli che nell’elenco qui sopra hanno i numeri 3, 9 e 7. Nel “Ritratto di Alvise Cornaro” lo sguardo del letterato è puntato altrove, insolitamente per il Tintoretto. È questa la prima volta che il “Ritratto di Vincenzo Morosini” lascia la National Gallery di Londra. Allo stesso modo appare per la prima volta in una mostra il “Ritratto di uomo con barba rossa” che soltanto recentemente è stato attribuito al giovane Tintoretto. Il “Ritratto di un giovane della famiglia Doria” fu copiato da Van Dyck nel 1625 nel suo album di schizzi (il cosiddetto “taccuino italiano”).
Ci sono ancora tante opere lungo il percorso. Non va assolutamente perso il particolare delle perle colte ancora in aria, come in un fermo immagine, nella tela “Tarquinio e Lucrezia”. La “Resurrezione di Lazzaro” doveva contenere 20 figure, al pari di altri dipinti commissionati dal procuratore Girolamo da Mula. In effetti sono venti, ma alcune figure sono soltanto accennate, giusto per rispettare, almeno nella forma, il contratto sottoscritto!

A chiudere il percorso il commovente “Autoritratto” conservato al Museo del Louvre, datato al 1588 circa.
Gallerie dell’Accademia
E proprio dal museo parigino arriva la “Cena in Emmaus” di Tiziano che inaugura il percorso espositivo della mostra alle Gallerie dell’Accademia. La seguono opere di Bonifacio Veronese, del Pordenone (Giovanni Antonio de’ Sacchis), dello Schiavone (Andrea Meldolla), di Lambert Sustris e molti altri.
Quattro sono le sezioni tematiche:
- Venezia negli anni del doge Gritti
- I Toscani a Venezia
- Gli esordi di Jacopo
- L’affermazione sulla scena veneziana
Di particolare interesse il confronto diretto sul tema dell’Ultima Cena. Nella stessa sala sono esposte le versioni di Jacopo Bassano (dalla Galleria Borghese di Roma), di Giuseppe Porta detto il Salviati dalla Chiesa di Santa Maria della Salute in Venezia (ma dipinta per il refettorio di Santo Spirito in Isola) e naturalmente del Tintoretto, dalla chiesa veneziana di San Marcuola (1547).
Anche per la “Cena in Emmaus” è possibile un confronto, pur non ravvicinato. Le versioni di Tiziano e del Tintoretto sono esposte infatti in due sale diverse. Possiamo dire che quella di Tiziano è più riuscita? Nel quadro del giovane Tintoretto c’è un eccesso di movimento: sembra un vortice. Tutti stanno facendo qualcosa e il gesto di Cristo viene disturbato dal “rumore” circostante. Non così fastidioso, comunque, come il continuo squillo dell’allarme (almeno durante la mia visita), forse dovuto a sensori troppo sensibili.

Ma l’opera che resta impressa nella retina è senza dubbio il “Miracolo dello schiavo in Provenza”. Talmente bella e teatrale – con lo scorcio ardito di san Marco in volo – da venir compresa nel ricco bottino dei Francesi che se la portarono a Parigi nel 1797. Dopo la caduta di Napoleone tornò a Venezia, ma dalla Scuola di San Marco passò alle Gallerie dell’Accademia.
Saul Stucchi
Didascalie:
Una sala della mostra a Palazzo Ducale
Jacopo Robusti , detto Tintoretto
Autoritratto, 1546 – 1547 ca
olio su tela, 45 x 38 cm
Philadelphia Museum of Art, dono di Marion R. Ascoli e del Marion R. and Max Ascoli Fund, in onore di Lessing Rosenwald
La galleria dei ritratti a Palazzo Ducale
Autoritratto, 1588 ca
olio su tela, 63 x 52 cm
Parigi, Musée du Louvre, Département des Peintures
Miracolo dello schiavo, 1548
Olio su tela, cm 416 x 544
Venezia, Gallerie dell’Accademia
Fino al 6 gennaio 2019
Tintoretto 1519 – 1594
Palazzo Ducale
Venezia
Informazioni:
http://palazzoducale.visitmuve.itIl giovane Tintoretto
Gallerie dell’Accademia
Venezia
Informazioni:
http://www.mostratintoretto.it