In questo filmato, che ho girato alla Fiera del Libro di Torino, lo scrittore e poeta Massimo Maggiari (autore di Dalle terre del Nord. Alla ricerca dell’anima artica, Cda & Vivalda Editori) recita dei suoi versi con cui canta la figura del grande esploratore norvegese Roald Amundsen.
Accanto a lui, potete vedere Mirella Tenderini, scrittrice e curatrice della collana “Le tracce” della casa editrice Vivalda, presso il cui stand si è tenuta questa lettura poetica.
Pochi giorni fa, nel quadro di LetterAltura 2009, a Verbania, proprio Mirella Tenderini ha dialogato con Massimo Maggiari sul tema Tra ghiacci, slitte e cultura inuit: in viaggio intorno al Circolo Polare Artico”, con una risposta di grande partecipazione da parte del pubblico.
Segue qui una riflessione di Maggiari sulla ricerca dell’anima nel Grande Nord, unita a un’altra sua poesia, Il peana di Amundsen:
Massimo Maggiari: Chi viaggia è libero di farlo in mille modi
“Chi viaggia è libero di farlo in mille modi. Ma chi viaggia nelle terre del mito, non viaggia solo alla ricerca di fole o chimere commerciali, viaggia in primis alla ricerca di una nuova modalità percettiva di se stesso e del mondo, ordisce la scoperta di altri livelli più sottili di realtà.
La poesia e il mito appartengono a questa esperienza dell’immaginale. I versi si tuffano nell’interiorità e operano una mediazione profonda e visionaria che connette coscienza, mondo e destino. Ci liberiamo di una visione letterale del mondo per imbastire, giorno per giorno, una tela interiore dove l’immaginario e le sue forme simboliche coesistono con potenze invisibili.
Questo è l’uso sapiente e spirituale dell’immaginario. E’ aurorale la natura dell’essere che emerge nel cuore dell’individuo; l’anima fiorisce e assottiglia, e la poesia “fa realtà”. I versi acquistano le ali dell’angelo.
È da tempo che i miei scritti viaggiano nelle terre vicine al circolo polare artico. L’Alaska, l’Islanda, le celtiche Alpi mi vivono dentro come un respiro, sono il soffio vitalizzante di una ricorrente contemplazione. Al punto da calarmi-ricrearmi nel personaggio di Roald Engelbert Amundsen: l’intrepido norvegese, esploratore dei poli. Al punto da cantare le sue gesta, al punto da mitizzare le sue tante voci artiche, la sua conoscenza della cultura Inuit.
Celebrando Amundsen, non enuncio, ma canto in uno stato di profonda effusione e ritrovo i vasti pianori ghiacciati, le profonde gole dei fiordi. E in quel biancore, e in quell’azzurrità trovo radici. E in quel biancore, e in quell’azzurrità trovo il paesaggio della mia anima. Amundsen è il vero conquistatore dei poli e in lui scorre la linfa della cultura Inuit.
Una linfa dorata come le aurore boreali che trasformano un luogo di estrema desolazione in un luogo di bellezza, fedeltà alla terra e potere magico. “
Il peana di Amundsen
Vento che albeggi
i sogni dei monti
alita amore e canto
sugli spalti celesti
e offri
parole e sangue
alle voci del mondo.
Proteggi il mio cielo
le mie costellazioni
i loro astri nascenti
difendi il mio fiordo
e le sparse tribù
dei cacciatori dell’Orsa.
Io sono Roald Engelbert Amundsen
esploratore artico, norvegese
sono figlio di Iems
costruttore di velieri altissimi
di Borge nell’Ostfold
sognatore dell’Orsa maggiore.
Ho un corpo d’albero millenario
sono forte, sono gioioso
sono onda e sasso
d’estate ho quarantamila rami
d’inverno ho undici dita
e in sogno afferro la mente
in un mare di spruzzi e silenzio.
Parlo dal petto
un lingua di tartarughe e golfi
e sereni i mattini s’incendiano
offrendo alle navi
una pace di luce e sale.
Nell’inverno del millenovecentotré
sull’isola di re Guglielmo
ai tramonti
salivo su un piccolo scafo
e gli eschimesi
sentivano i miei passi
leggeri risonare
tra le gole dei fiordi
e perdersi
nelle ombre di cristallo.
Le notti scivolavo tra le banchise
immerso tra pece e bruma
e la luna
che innevava di latte
invano mi cercava
filando al timone
mille fiocchi d’argento.
In segreto intagliavo di fuoco
un passaggio a nord-ovest
e nei ghiacci in fusione
danzavano occhi e angeli neri.
Massimo Maggiari
Testo introduttivo di Giovanni Agnoloni
Questo testo è già apparso su La Poesia e lo Spirito