Chiamata all’ultimo momento dagli organizzatori de L’Ultima luna d’estate – Festival del teatro popolare di ricerca per sostituire l’infortunato Giuseppe Battiston, Lucilla Giagnoni ha stregato il pubblico arrivato al parco di Lomagna per assistere allo spettacolo Vergine Madre, incentrato sulla Divina Commedia.
Sotto un cielo stellato che faceva da magica cornice al monologo, l’attrice toscana ha sapientemente mescolato toni leggeri alle più buie cupezze infernali, accompagnandoli con una gestualità ben calibrata. Nel suo personale itinerario che è al tempo stesso percorso di avvicinamento a Dio e indagine alla riscoperta del poema dantesco (IL viaggio per eccellenza della letteratura italiana) Lucilla ha individuato gli episodi più simbolici della crisi dell’uomo contemporaneo. E le tre bestie che ha incontrato sulle orme di Dante sono impersonate da una donna, Francesca da Rimini, da un uomo, Ulisse, e da un padre traditore, il conte Ugolino.
In Vergine Madre la recitazione profondamente toccante dei brani danteschi è intervallata da aneddoti e racconti, che forse sarebbe più corretto definire spunti di riflessione. L’attrice racconta agli spettatori, ammaliati dal magnetismo che emana, la teoria di antichissimi testi sacri indù, secondo i quali quando la divinità chiude gli occhi per addormentarsi, termina un’epoca.
Ecco: noi siamo sempre di fretta (“va fortissimo” – nota interrompendo per un secondo il monologo distratta dal rombare prolungato di una motocicletta – “chissà verso cosa, poi…”) perché forse siamo consapevoli del poco tempo che ci resta prima che il dio abbassi le palpebre. Siamo tutti artisti che aspirano (pretendono, anzi) alla propria consacrazione in vita.
A noi risulta inconcepibile iniziare un lavoro di cui siamo certi di non vedere la fine, diversamente da quello che hanno sempre fatto i nostri avi, per esempio i costruttori delle cattedrali medievali che miravano a un pubblico postumo. Uscita dall’Inferno, termina il suo viaggio teatrale ragionando con delicatezza sul paradosso ossimorico della Vergine Madre, non prima di aver affrontato la figura di Piccarda, “la ragazza più bella della scuola, quella a cui tutte le compagne vorrebbero assomigliare” e che tutti i ragazzi corteggiano. Il suo disegno di chiudersi in monastero è stato infranto dalla violenza del fratello: la ragion politica – ed economica – ha prevalso sulla libera scelta di un’anima candida e forse troppo ingenua.
Tutt’altro che ingenuo era invece il ricchissimo J.P. Morgan che negli anni della Depressione fece incetta di manoscritti rari e preziosi in Europa. Per realizzare la Morgan Library che ora li contiene Renzo Piano ha voluto scavare nelle profondità di Manhattan, invece che elevare un edificio svettante nei cieli, quasi a riprova della paura che l’uomo contemporaneo ha del futuro. La celebre biblioteca non può vantare tra i suoi gioielli il manoscritto della Commedia (dato che nessuno sa che fine abbia fatto), ma il sogno di Lucilla è quello di portare Vergine Madre nelle sue sale. Sarebbe come seminare il suo personale seme di speranza nella capacità dell’uomo di fermarsi sull’orlo dell’abisso.
Saul Stucchi
Le foto sono di Andrea Tisacchi