Finalmente un film che spacca. Spacca a metà la critica e anche il pubblico. Romeo + Giulietta di William Shakespeare è una libera trasposizione dalla celebre opera del Bardo. Il racconto è arcinoto: la romantica e tragica storia d’amore fra due adolescenti che appartengono a famiglie che si odiano. Quando esce nelle sale (1996), è il decimo adattamento per il cinema dell’opera shakespeariana: aveva cominciato Melies nel 1902, per giungere, con registi anche celebri, sino alla prima, pluripremiata attualizzazione, di West Side Story.
Divide, dicevo. In effetti, a passare in rassegna i commenti, ci si trova davanti a un campionario vastissimo: si va dai “meraviglioso, commovente, visionario, luccicante, ecc.”, per arrivare a “stereotipato, inaccettabile, iconoclasta”, e a un bel “Shakespeare si sta rivoltando nella tomba…”.
Come mai tante differenze nei giudizi? Per due motivi. Il primo è la trasposizione, volutamente kitsch, esasperata, postmoderna, della vicenda; il secondo, per la regia e il montaggio. Sull’attualizzazione di un testo non contemporaneo è stato detto di tutto e se ne potrebbe parlare ancora a lungo; qui basti solo ricordare che nel teatro è assai frequente e accettata, e così pure nel cinema.
Forse Luhrmann porta all’eccesso questa possibilità, ambientando la storia in un sobborgo immaginario di Los Angeles (“Verona Beach”); con le due famiglie rivali, i Montague (bianchi, anglosassoni, protestanti), e i Capulet (latinoamericani e cattolici), divenute molto ricche probabilmente con traffici illeciti; e con le spade e i cavalli sostituite da pistole (create appositamente per l’occasione) e da automobili (altrettanto originali).
Tutto questo, condito da un ritmo frenetico, con repentini stacchi e frequenti movimenti di macchina, con una messa in scena opulenta, connotata da una forte componente visiva e visionaria: scenografie particolari e surreali, cura meticolosa per i costumi e fotografia brillante e colorata; senza poi dimenticare la colonna sonora, con brani pop, rock, rap e classici.
Infine: la “lingua”. Gli attori, pur inseriti in contesti scenograficamente diversi da quelli immaginati da Shakespeare, recitano con le medesime parole della tragedia originale, creando in questo modo un effetto veramente particolare (anch’esso molto criticato nel bene e nel male).
Baz (vero nome Mark Antony) Luhrmann nasce a Sidney, in Australia. Dopo aver trascorso la sua infanzia in campagna, al divorzio dei genitori, si trasferisce in città con la madre e i fratelli e qui inizia ad interessarsi al teatro. Dopo una parentesi da attore, diventa regista, anche di spettacoli musicali e adattamenti di opere (per esempio La bohéme di Puccini trasferita negli anni Cinquanta). Passato al cinema, si fa notare con “Ballroom – Gara di ballo” (da uno spettacolo teatrale di grande successo in Australia, Strictly Ballroom, portato in giro dalla sua compagnia); segue poi Romeo + Giulietta e la consacrazione definitiva con Moulin Rouge. Nel 2013 ha firmato Il grande Gatsby.
Due curiosità. Quando si stava girando la morte di Mercutio, sulla spiaggia si scatenò un vero temporale che mandò distrutta gran parte del set, ma – ripreso nel suo svolgimento – rese ancor più livide e affascinanti le scene girate. La seconda notazione si riferisce all’attrice Claire Danes (Giulietta): dopo questo film era stata chiamata da James Cameron per interpretare il ruolo di Rose in Titanic, al fianco di Di Caprio che aveva già accettato di essere Jack. Lei rifiutò, perché aveva appena girato un film romantico al fianco di Leonardo e le due storie le erano sembrate troppo simili (al suo posto fu scelta Kate Winslet).
L D S
L’immagine è tratta dal sito ufficiale del film (archivio).