Dal 7 novembre al 23 dicembre 2017 si terrà alla Galleria Caretto&Occhinegro di Torino la mostra “Rame. Il metallo dell’arte fiamminga”. Per saperne di più su questo straordinario supporto abbiamo rivolto qualche domanda al gallerista Massimiliano Caretto.
Perché una mostra sul rame?
Io e il mio socio Francesco Occhinegro volevamo impostare una mostra di Old Masters con un approccio da arte contemporanea: non una scuola, un autore o un genere preciso, ma uno spunto anticonvenzionale che permettesse di spaziare ampiamente all’interno di un tipo di pittura, quella fiamminga, che come sempre è la nostra specializzazione. Abbiamo passato in rassegna quelle che sono le caratteristiche “nascoste” principali dell’arte fiamminga e ci siamo resi conto di un dato che era talmente ovvio da passare inosservato: i dipinti su rame sono belli, forse i più belli di tutto il periodo seicentesco.
Con questo, ovviamente, non intendo dire che siano i più belli in senso assoluto, o quelli maggiormente pregni di contenuti universali, ma quelli che – a livello visivo – sono maggiormente capaci di attirare l’occhio dell’osservatore e di stimolarne l’attenzione. Questo fu ben chiaro anche ai Fiamminghi stessi, che, dai Brueghel in poi, divennero famosi in tutta Europa per la produzione dei dipinti su rame.
Principali differenze con la tela?
Prendi un dipinto su tela ed uno su rame, vedrai gli antipodi totali in fatto di materia pittorica, luce, pennellata e resa complessiva.
La tela, tipicamente italiana, si presta alle grandi composizioni ricche di pennellate pastose, ampie e materiche, perfette per un dipinto in cui la cosa più importante è la struttura complessiva e lo schema d’insieme. Pensa ai grandi teleri della scuola veneta, ad esempio Veronese con la sua “Cena in casa di Levi” o alle tante tele del Caravaggismo italiano. Sono dipinti emozionali, diretti, ricchi di pathos e che devono comunicare un concetto in maniera efficace, totale e coerente.
Poi guarda “Le nozze di Peleo e Teti” di un signore che si chiama Hendrick de Clerck: un rutilare turbinante di corpi sinuosi, ritorti in spirali anatomiche dai colori perlacei, ora leggiadri ora grotteschi, dove non conta la visione d’insieme, ma ogni piccolo dettaglio, cesellato come un gioiello e colorato con una gamma cromatica degna di una saturazione artificiale ottenuta per mezzo di una manipolazione di Photoshop. Un effetto del genere è ottenibile soltanto con una lastra di rame. E deve essere estremamente sottile, perfettamente liscia, un capolavoro di tecnica metallurgica.
Nel momento in cui la lavorazione di questo metallo divenne completamente posseduta, il mondo fiammingo decise di sfruttarne al massimo le potenzialità, che erano perfette per la concezione estetica dell’arte fiamminga.
Del resto, immagina di fare il contrario: potrebbero le pennellate di un Battistello Caracciolo esprimersi su una piccola lastra di rame? Riuscirebbe Jan van Kessel a creare i suoi piccoli capolavori su una tela di due metri?
Ci sono particolari problemi di conservazione / esposizione?
Al contrario, il rame è il supporto pittorico che, più di tutti gli altri, meglio si conserva. È duttile, malleabile, resistente al calore, capace di contrarsi ed espandersi a seconda degli sbalzi termici senza per questo spaccarsi.
Questa la ragione per cui la Spagna fu avida collezionista di dipinti su rame, perfetti per conservasi nel loro roventi palazzi di Siviglia e Valladolid, ma anche delle colonie americane: capita, alle volte, di trovare dipinti fiamminghi su rame perfino in Messico e California, presenti ab antiquo e portati in loco da ricche famiglie nobiliari di origine spagnola, solitamente sono i dipinti su rame di dimensioni maggiori (come il nostro “Ratto di Europa” di provenienza spagnola) e sono già committenze spagnole dell’epoca… Gli Spagnoli sono sempre megalomani.
Quali sono le opere più belle dipinte su rame?
Di getto, il capolavoro assoluto: Il Vaso Milanese, di Jan Brueghel dei Velluti. E scelgo “dei Velluti” tra i suoi tanti soprannomi perché fu proprio il committente dell’opera, il Cardinal Borromeo, a definirlo così, non si sa se per la sua capacità di rendere al meglio la preziosità delle superfici o per la preziosità stessa delle sue opere (costose come il velluto, appunto).
L’opera è un monumento di oltre 60 cm al concetto stesso di “prezioso”. Nel vaso sono presenti contemporaneamente fiori di tutte le stagioni, impossibili da ammirare nello stesso momento, se non nell’Arte di Jan. Ai piedi del vaso, alcune preziose conchiglie e una spilla d’oro tempestata di gemme preziose.
Dalla corrispondenza epistolare tra Jan e il Cardinale siamo a conoscenza di diversi dettagli legati alla realizzazione del quadro, abbastanza noti agli amatori. L’opera, infatti, costò al Cardinale una quantità di denaro pari proprio al valore di quella spilla riprodotta a sinistra e Brueghel scrisse – con ovvia finzione letteraria barocca- di essersi pure dovuto impegnare poco per realizzare questo spaventoso capolavoro di virtuosismo tecnico.
L’altro dipinto che mi sento di citare è di Jan van Kessel il Vecchio, un parente acquisito della dinastia Brueghel e noto per la sua specializzazione – pressoché unica nella storia dell’arte- in dipinti a soggetto entomologico (ne presentiamo uno proprio in mostra).
Il suo capolavoro massimo è “La Firma”. In questo piccolo e incredibile dipinto su rame, Kessel immagina che la superficie del dipinto si scolli per lasciare emergere un nugolo di insetti, che, cadendo dentro il dipinto, si dispongono a formare proprio la parola “JAN VAN KESSEL”. L’opera è passata all’asta qualche anno fa, totalizzando 542.000 sterline e, oltre all’incredibile modernità della concezione iconografica, è un documento di estremo interesse per comprendere la percezione che Kessel aveva di se stesso, quasi a dirci “sono l’Artista degli insetti per antonomasia”.
A cura di Saul Stucchi
Didascalie:
- Hendrik de Clerck
Le nozze di Peleo e Teti - Guillam Forchondt e Ferdinand van Kessel
Il Ratto di Europa - Jan Brueghel dei Velluti
Vaso con fiori, gioielli, monete e conchiglie - Jan van Kessel
La Firma
RAME. IL METALLO DELL’ARTE FIAMMINGA
Dal 7.11.2017 al 23.12.2017
Galleria Caretto&Occhinegro
Via Maria Vittoria 10
Torino
Informazioni:
338 87 123 26
www.carettoecchinegro.com