In occasione dell’uscita del nuovo album, intitolato “Accamora”, ALIBI Online intervista il gruppo musicale Mediterranean Ensemble. Risponde Antonio Minichiello.
Volete presentarvi ai lettori di ALIBI? Chi siete, come vi siete conosciuti, da quanto suonate insieme…
Il Mediterranean Ensemble è nato nell’agosto 2015 in Puglia, quando per un caso fortuito ci siamo ritrovati a suonare in trio a Cutrofiano, in provincia di Lecce, con Martino Cargnel e Marco Bonutto rispettivamente impegnati nei propri tour con diversi progetti. Quella sera abbiamo subito intuito le potenzialità del trio, con il quale potevamo finalmente dedicarci ai diversi generi che nel corso delle nostre esperienze musicali passate avevamo toccato, ma mai approfondito come volevamo.
Dopo una serie fortunata di concerti e un primo tour all’estero tra Vienna e Berlino si è aggiunto al gruppo Davide Mangiaracina al contrabbasso e abbiamo registrato a Padova il primo disco “Shurùq”, uscito nel maggio 2016. Anche qui abbiamo avuto la nostra dose di fortuna, vendendone molte copie e venendo anche selezionati dal programma “Battiti” di Radio Rai 3 per una trasmissione dedicata ai suoni del Mediterraneo.
Tutto questo ci ha portato in breve tempo a essere richiesti in giro per tutto lo Stivale. Alla fine del 2016 entra a far parte dell’ensemble anche Anna Lucia Rosafio alla voce e da qui abbiamo indirizzato la nostra ricerca più sulle musiche del sud Italia, senza comunque tralasciare il resto del Mediterraneo.
Anche il 2017 è stato e continua a essere un anno molto intenso, prima con la registrazione di “Accamora” uscito il 29 settembre per Soundkode Records (con ospiti di livello internazionale tra i quali spicca il violista Sebastian Peszko), un’estate con numerosi live e l’inverno che ci vedrà in giro per tutta l’Italia e il nord Europa per la presentazione del nuovo disco.
Dove si può trovare il vostro nuovo disco, “Accamora”?
“Accamora” per ora è disponibile in digitale su iTunes, mentre la copia fisica sarà disponibile a breve sia in alcuni punti vendita che renderemo noti sui nostri social, che chiaramente durante i nostri live.
A proposito: cosa significano i titoli dei due album, “Accamora” e “Shurhùq”?
La parola “Accamora” appartiene al dialetto siciliano. Oltre a significare “per ora” e quindi oltre a testimoniare il percorso che abbiamo finora svolto, significa anche soltanto “ora”, “adesso”, e questo è un concetto che vogliamo esprimere bene in questo album, prendendo i brani della tradizione e dandogli degli arrangiamenti e dei suoni moderni e nuovi che appartengono ad “ora””, a quello che la musica per noi rappresenta “adesso”.
“Shurhùq” invece in arabo vuol dire Scirocco. Avevamo scelto questo titolo per il nostro primo album proprio a testimonianza delle varie influenze e sonorità che hanno caratterizzato l’album, che appunto arrivavano da lontano e ne conferivano un calore particolare, suggestionando i nostri arrangiamenti.
A un primo confronto, la differenza più evidente tra i due lavori mi pare essere la presenza della voce in “Accamora”… Su quali altri aspetti indirizzereste l’attenzione di un ascoltatore che per la prima volta si avvicinasse alla vostra musica?
In realtà non me la sentirei di “indirizzare” l’ascolto di un eventuale nuovo ascoltatore. Mi spiego meglio: i due album sono molto diversi tra di loro, in “Shurùq” abbiamo voluto rendere omaggio alle musiche e ai compositori che più ci avevano influenzato fino a quel momento restando più fedeli alle sonorità tradizionali, ed essendo un disco strumentale abbiamo ragionato in modo trasversale sulla composizione del suo repertorio.
In “Accamora” abbiamo approfondito molto le tradizioni del sud Italia e abbiamo proposto anche dei grandi classici come “Santu Paulu” e “Cu Ti Lu Dissi”. Qui però abbiamo fatto un lavoro di ricerca più mirato ai suoni, utilizzando diversi strumenti tradizionali e fondendoli all’elettronica, e curando molto gli arrangiamenti. Abbiamo voluto dare un “vestito sonoro” nuovo e originale ad alcuni dei brani più importanti della tradizione.
Quali sono i vostri maestri (se ne avete) e le fonti d’ispirazione?
I maestri e le fonti d’ispirazione sono numerose e in parte sono quelle alle quali abbiamo reso omaggio nei nostri lavori, da Uccio Aloisi ai Cantori di Carpino, da Rosa Balistreri ad Amalia Rodrigues, da Django Reinhardt a Jose Manuel Neto.
Sicuramente come approccio alla ricerca trasversale e all’ascolto siamo stati influenzati dai primi lavori di Daniele Sepe, infatti grazie a lui alcuni di noi si sono avvicinati ai diversi generi che venivano affrontati nei suoi dischi e abbiamo preso ad esempio il suo modo originale di reinterpretarli.
Le date dei prossimi concerti?
Le prossime date saranno numerose e in diversi contesti, di sicuro la prossima data alla quale teniamo di più è quella del 16 dicembre presso il Centro Culturale Altinate San Gaetano, dove presenteremo ufficialmente sia il nostro nuovo disco “Accamora” e, per la prima volta, anche il nostro nuovo spettacolo “Mediterraneus” che interagirà molto con la danza, anch’essa interpretata sia in modo tradizionale che reinterpretata in chiave moderna, parallelamente ai nostri arrangiamenti.
Sogni e progetti?
Il nostro progetto è quello di riuscire a fare nel miglior modo possibile quello che ci proponiamo sia a livello discografico che nell’interazione con il nostro pubblico durante i live. Il nostro sogno è quello di non avere limiti nei nostri margini di miglioramento.
A cura di Saul Stucchi
Mediterranean Ensemble
- Marco Bonutto
- Martino Cargnel
- Antonio Minichello
- Davide Mangiaracina
- Anna Lucia Rosafio