ALIBI Online ha intervistato Anna Trofimova, Capo del Dipartimento di Antichità Classiche del Museo Statale Hermitage di San Pietroburgo e Curatrice della mostra “L’immortale Alessandro Magno“, in corso all’Hermitage di Amsterdam.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato nell’organizzazione della mostra, se ce ne sono state?
Ora che la mostra è aperta, penso che non ci sia stata alcuna difficoltà. È come quando si partorisce un figlio: ci si ricorda soltanto della felicità. In realtà “L’immortale Alessandro Magno” è un progetto molto grande. Tutti i dipartimenti curatoriali dell’Hermitage hanno preso parte alla mostra e più di settanta curatori hanno contribuito all’esposizione e al catalogo. Tutti gli oggetti sono stati restaurati ed è stato fatto un grande lavoro per quanto riguarda la documentazione e la logistica. Mi lasci dire che non è facile creare l’allestimento per un’esposizione che raccoglie pezzi così diversi tra loro: statue, armature, gioielleria, dipinti, monete, gemme e frammenti architettonici. Ma sono molto soddisfatta del risultato ottenuto. Infine è estremamente difficile raccontare qualcosa di nuovo su Alessandro Magno e ovviamente non ha senso tentare di competere con gli storici antichi. La nuova idea è piuttosto mostrare come il mondo sia cambiato dopo la campagna di Alessandro in Oriente e cosa sia accaduto per il destino delle civiltà con cui è entrato in contatto.
Il percorso espositivo mi pare che lasci un po’ in ombra gli aspetti negativi di Alessandro (ubriachezza, ira, l’omicidio di Filota…). È una scelta voluta?
Certamente conosciamo gli aspetti negativi del carattere di Alessandro, il lato oscuro della sua natura: l’ubriachezza, l’ira e l’uccisione degli amici più vicini sono raccontati da numerose fonti. L’Alessandro “buono e cattivo” divenne un tema popolare per la retorica. Andrebbe notato che l’idea alla base della mostra è presentare non soltanto la personalità di Alessandro, ma soprattutto la sua campagna in Oriente e le sue conseguenze per l’Occidente e per l’Oriente stesso. Il percorso espositivo ci racconta storie di incontri di civiltà: stati ellenistici, antichi imperi orientali e il mondo dei nomadi. Avanzando in terre sempre più lontane Alessandro e il suo esercito portarono con loro la cultura ellenistica e fondarono nuove città, nuovi culti, accettando allo stesso tempo il sistema amministrativo, la cultura e la religione dei nativi. L’influenza greca si diffuse in un territorio molto ampio, dalla Grecia all’India, alla Mongolia e alla Cina. Gli argomenti principali della mostra sono il ruolo storico di Alessandro nel plasmare il destino del mondo e l’ellenismo come processo globale di interazione culturale. Sulla scia delle antiche fonti scritte abbiamo descritto Alessandro come eroico e generoso, ma anche come distruttivo per se stesso e per i suoi amici, sia nei pannelli del percorso espositivo che nei saggi pubblicati nel catalogo. È necessario notare, tuttavia, che contrariamente alle fonti scritte, la storia dell’arte non si è interessata all’Alessandro “cattivo”. Nell’antichità era considerato un dio e un eroe e divenne un modello del sovrano ideale dopo il Rinascimento. Questo è il motivo per cui tra le rappresentazioni ellenistiche e i prodotti dell’arte cortese europea non si riscontrano raffigurazioni di soggetti negativi. Abbiamo esposto rappresentazioni di episodi della vita di Alessandro tratte dalla collezione di caricature del XIX-XX secolo dell’Hermitage. In ogni caso penso che la collezione rifletta in modo appropriato il posto di Alessandro nella storia dell’arte.

Alla prova dei fatti il progetto di Alessandro è durato lo spazio di un mattino e il suo impero si è dissolto alla sua morte. Quali sono stati gli effetti più duraturi della sua impresa eroica?
Nonostante il contrasto di opinioni sulla personalità di Alessandro, si conviene generalmente che il principale risultato dela sua opera sia la creazione di una cultura cosmopolita che unì le conquiste della Grecia classica, della semi-barbarica Macedonia, dell’Asia Centrale, del Medio e del Vicino Oriente. Alessandro influenzò le attività politiche e sociali, la fondazione di città, la religione, le arti e le scienze. Fondò numerose città che divennero i centri degli stati ellenistici. L’esposizione dimostra come la campagna orientale di Alessandro Magno mise in moto il processo di ellenizzazione. In età ellenistica il linguaggio artistico greco divenne universale e venne accettato da numerosi popoli nonostante la differenza di religione e di sistema statale. Per la prima volta venne concepita l’idea dell’unità culturale di tutto il genere umano e per il nostro tempo questa idea rimane il più importante risultato della campagna di Alessandro in Oriente.
Quali sono i pezzi in mostra che lei personalmente considera più belli e significativi?
I pezzi più importanti e più belli sono, secondo la mia opinione:
– il cammeo con il ritratto di Tolomeo II Filadelfo e Arsinoe II (il cosiddetto “Cammeo Gonzaga”), realizzato ad Alessandria d’Egitto nel III secolo a.C., su pietra sardonica a tre strati, dono di Giuseppina de Beauharnais (ex moglie di Napoleone) allo zar Alessandro, alla Malmaison.
– La statua di Dioniso, copia romana di un originale greco del IV – inizi III secolo a.C., trovata a Frascati.
– L’arazzo con la rappresentazione di “Alessandro e la famiglia di Dario”, realizzato a Bruxelles (1661-1695) da un dipinto di Charles le Brun.
– Una piccola testa di Alessandro in marmo, dall’Asia Minore, copia romana da un originale pergameno del 175-150 d.C., ritorvata a Nicomedia.
– L’intaglio con rappresentazione di Alessandro con il fulmine, IV sec. a.C., con l’iscrizione “di Neisos” (probabile proprietario della gemma in un’epoca successiva, ndr.).
– Il fodero di gorytos (spada ricurva usata dalle popolazioni scitiche, ndr.) con scene della vita di Achille, 350-325 a.C., regno del Bosforo, trovato nel kurgan di Chertolmlyk.

– Un piatto con la raffigurazione di una menade che nutre un serpente (Asia Minore, VI sec. a.C., probabilmente ritrovata nella Valle di Kama).
– Un piatto con l’Apoteosi di Alessandro Magno, Bisanzio XII secolo, regalo del governo della Regione Autonoma di Jamalo-Nenezky, ritrovato nel 1928 insieme al tesoro nel villaggio di Lophari.
– Il dipinto di Thomas Brompton “Ritratto dei Granduchi Alessandro e Costantino”, 1787, commissionato dall’imperatrice Caterina la Grande.
– L’orologio da mensola con la veglia di Alessandro Magno, San Pietroburgo (1830–1840 circa), da un originale di P. P. Thomir.

[Mi permetto di segnalare l’originale acquamanile con la raffigurazione del filosofo Aristotele “cavalcato” da Campaspe, realizzato nella Germania settentrionale tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, perché durante la visita con i giornalisti la dottoressa Trofimova l’ha indicato come il suo pezzo preferito, aggiungendo che “durante il medioevo Alessandro era un personaggio molto simpatico, attorno al quale sorsero molte storie incredibili”, ndr.]
La mostra si chiude con il tentativo degli zar russi di raccogliere l’eredità di Alessandro. Anche Napoleone però aveva come modello il conquistatore macedone. E il complesso rapporto tra lo zar Alessandro e Napoleone sarà il tema di una mostra proprio all’Hermitage di Amsterdam nel 2015, in occasione del bicentenario di Waterloo. Lo zar subiva forse il fascino del caporale diventato Imperatore dei Francesi o soltanto lo considerava un ostacolo alla realizzazione dei suoi piani?
La ringrazio per questa domanda su Napoleone. La simpatia, perfino la reciproca attrazione tra Alessandro I e Napoleone sono confermate da numerosi episodi. Questo è il punto di vista degli storici francesi e degli esperti russi ed è stato esplicitato nella mostra allestita nel 2003 all’Hermitage, intitolata “Parigi-San Pietroburgo 1800-1830. Quando la Russia parlava francese”. In altre parole non erano soltanto ostacoli ai rispettivi piani. “Noi ci amavamo l’uno l’altro, Alessandro”: queste parole di Napoleone sono registrate nel suo Memoriale da Sant’Elena.
Tornando ad Alessandro Magno, andrebbe sottolineato che egli era un modello tanto per l’imperatore russo quanto per il suo antagonista Napoleone. Ecco perché l’immagine di Napoleone nel ritratto di Antoin-Jean Gros “Napoleone al ponte di Arcole” assomiglia molto alla maniera in cui veniva raffigurato Alessandro, con la criniera di leone e la torsione dinamica della testa. Abbiamo deciso di non portare questo ritratto solo perché è stato recentemente esposto all’Hermitage di Amsterdam. Nella “Imitatio Alexandri” nulla è cambiato dall’antichità: la sua immagine è un archetipo di potere, vittoria e fama immortale.
ALIBI Online ringrazia il prof. Gian Piero Piretto e l’architetto Angela Vinci per la preziosa collaborazione.
Didascalie:
- Anna Trofimova alla conferenza stampa di presentazione della mostra ad Amsterdam
foto di Saul Stucchi - Anna Trofimova (a sinistra) durante l’inaugurazione della mostra. Alle sue spalle l’arazzo con Alessandro e la famiglia di Dario
foto di Saul Stucchi - Fodero di gorytos con scene della vita di Achille
Regione del Mare Nero settentrionale, Regno del Bosforo (?) 350-25 a.C.
Oro, 46,8×27,3 cm
© State Hermitage Museum, St Petersburg - Aquamanile: Aristotele e Campaspe
Germania settentrionale
Fine XIV – inizio XV secolo
Bronzo, altezza 32,6 cm
© State Hermitage Museum, St Petersburg